Territorio
Discarica: «C'è il rischio di condannare la città ad una crisi ambientale irreversibile»
Sul sequestro interviene anche il Collettivo Exit di Barletta
Trani - venerdì 23 gennaio 2015
7.21
«Il sequestro della discarica Amiu di Trani, con la conseguente iscrizione nel registro degli indagati di 16 persone (tra amministratori locali,regionali e dirigenti), con l'accusa gravissima di disastro ambientale aggravato, emissioni in atmosfera non autorizzate e omissioni di atti d'ufficio, non è la prima inchiesta sulla gestione dei rifiuti che travolge una città importante del nostro territorio».
A rinfrescarci la memoria sull'argomento ci pensa Francesco Caputo, a nome del giornale Collettivo Exit di Barletta: «Tutti ormai sembrano aver dimenticato l'inchiesta che nel dicembre del 2013 ha rischiato di travolgere l'Amministrazione di Andria, guidata dal sindaco Giorgino, con l'arresto dell'assessore all'ambiente Lotito, per una tangente da un milione di euro, ricevuta dalla ditta Sangalli per l'appalto della raccolta dei rifiuti nei Comuni di Andria e Canosa. Questo ci fa comprendere quanto la gestione del ciclo dei rifiuti sia diventato il catalizzatore di interessi sempre più stretti tra il mondo della politica e quello degli affari, arrivando a produrre non solo fenomeni di corruzione, ma anche a compromettere il tessuto ambientale di un'intera comunità».
«L'autosufficienza della discarica – prosegue - tanto acclamata dal governatore Ventola, è basata su una discarica da tempo fuori controllo che era, inoltre, "costretta" ad ospitare i rifiuti provenienti dalla Provincia di Bari per la chiusura della discarica di Conversano. Questo ulteriore aggravio non è stato certo a titolo gratuito visto che nelle casse dell'Amiu di Trani sono entrati i soldi pagati dai Comuni per lo smaltimento».
Oggi, con la chiusura della discarica di Trani, ci si trova di fronte ad una situazione insostenibile. Secondo il Collettivo Exit di Barletta, la classe politica invece di cambiare strada imponendo una rivoluzione culturale che ci faccia finalmente uscire dalla crisi ambientale in cui siamo sprofondati, rischia di proporre soluzioni peggiori del danno provocato. «Nessuno nella Provincia Bat, a parte i movimenti, si sta ponendo l'obiettivo di capire quali sono le ricadute sull'ambiente e sulla salute del disastro che è stato prodotto a Trani».
Francesco Caputo del Collettivo Exit ha analizzato l'ipotesi che qualcuno, forse nei prossimi mesi, possa proporre scenari "inquietanti" come la necessità di realizzare un inceneritore in questo territorio oppure utilizzare la cementeria Buzzi Unicem. Il presidente Ventola rischierebbe di consegnare in eredità al nuovo governatore la possibilità di ricorrere, ancora una volta, ad impianti "ormai obsoleti", come agli inceneritori, per chiudere il ciclo dei rifiuti. «Con questo scenario condanniamo la città di Trani ad una crisi ambientale irreversibile».
A rinfrescarci la memoria sull'argomento ci pensa Francesco Caputo, a nome del giornale Collettivo Exit di Barletta: «Tutti ormai sembrano aver dimenticato l'inchiesta che nel dicembre del 2013 ha rischiato di travolgere l'Amministrazione di Andria, guidata dal sindaco Giorgino, con l'arresto dell'assessore all'ambiente Lotito, per una tangente da un milione di euro, ricevuta dalla ditta Sangalli per l'appalto della raccolta dei rifiuti nei Comuni di Andria e Canosa. Questo ci fa comprendere quanto la gestione del ciclo dei rifiuti sia diventato il catalizzatore di interessi sempre più stretti tra il mondo della politica e quello degli affari, arrivando a produrre non solo fenomeni di corruzione, ma anche a compromettere il tessuto ambientale di un'intera comunità».
«L'autosufficienza della discarica – prosegue - tanto acclamata dal governatore Ventola, è basata su una discarica da tempo fuori controllo che era, inoltre, "costretta" ad ospitare i rifiuti provenienti dalla Provincia di Bari per la chiusura della discarica di Conversano. Questo ulteriore aggravio non è stato certo a titolo gratuito visto che nelle casse dell'Amiu di Trani sono entrati i soldi pagati dai Comuni per lo smaltimento».
Oggi, con la chiusura della discarica di Trani, ci si trova di fronte ad una situazione insostenibile. Secondo il Collettivo Exit di Barletta, la classe politica invece di cambiare strada imponendo una rivoluzione culturale che ci faccia finalmente uscire dalla crisi ambientale in cui siamo sprofondati, rischia di proporre soluzioni peggiori del danno provocato. «Nessuno nella Provincia Bat, a parte i movimenti, si sta ponendo l'obiettivo di capire quali sono le ricadute sull'ambiente e sulla salute del disastro che è stato prodotto a Trani».
Francesco Caputo del Collettivo Exit ha analizzato l'ipotesi che qualcuno, forse nei prossimi mesi, possa proporre scenari "inquietanti" come la necessità di realizzare un inceneritore in questo territorio oppure utilizzare la cementeria Buzzi Unicem. Il presidente Ventola rischierebbe di consegnare in eredità al nuovo governatore la possibilità di ricorrere, ancora una volta, ad impianti "ormai obsoleti", come agli inceneritori, per chiudere il ciclo dei rifiuti. «Con questo scenario condanniamo la città di Trani ad una crisi ambientale irreversibile».