Enti locali

«Due anni di formazione su come non bisognerebbe comportarsi»

La lettera di dimissioni di Tony D'Ambrosio

«Posso certamente affermare che il mio assessorato è stato un periodo della mia vita in cui ho coltivato per ben due anni "interessi strettamente personali": due anni di alta formazione personale, due anni di Master in "come non bisognerebbe comportasi" con tanto di Stage sul Campo. Eppure … Mi son sempre sentito chiedere: Perché? Perché? Cosa ti ha spinto ad accettare la carica di assessore? La certezza che le mie azioni potessero avere un senso.

Il senso di una visione, il senso di una necessità, certo, il senso di un sogno, di un progetto ambizioso e lungimirante. La certezza ancora forte di poter coinvolgere persone con un cervello, capaci si focalizzare il proprio sguardo sulle cose, una capacità di sentire il momento, di captare la frequenza giusta, di annusare un odore mai sentito prima. Intelligenze elette capaci di superare il labirinto di una politica da camerino, capaci di superare il culto amministrativo da retrobottega, di annientare quella solita ritualità governativa da piano-bar, di trasformare l'atmosfera che, tra fracassi pubblici e armonie private, tra insulti en plein air e comode pacche sulle spalle su comodi divani in pelle, purtroppo, a più livelli, dal basso verso l'alto, è più o meno quanto ci tocca di vedere, di osservare, ancora di accettare. Purtroppo non posso che denunciare un'architettura programmatica ferma a zero. Purtroppo non posso che dichiarare di aver vissuto e combattuto in prima persona un immobilismo auto conservativo, trasversale e duraturo. Purtroppo non posso che svelare a tutti l'orizzonte "scientifico" di una politica che si nasconde per nascondere la propria insipienza, i propri fiacchi polmoni, la propria paura di perdere. Solo paura di perdere. Di perdere Potere. Potere in quanto tale.

Consapevole, assolutamente consapevole, della debolezza alla base del progetto amministrativo di questa maggioranza, ho accettato comunque la carica assessorile, e lo rifarei. Ho accettato per puro egoismo, quell'egoismo volto a fare dell'esperienza la prima fonte di sapere pragmatico, la prima fonte di crescita. Ho accettato perché sogno il potere, il potere di un sogno che si realizza. Per un imprenditore come me i privilegi di una carica politica fanno sorridere, eccitano invece le sfide. La sfida di un vero progetto che possa condurre la comunità ad essere protagonista di un continuo miglioramento economico sociale, il benessere comune come sfida globale. Ad un imprenditore come me interessa solo agire su misura, una misura grande, una misura che guardi con il cannocchiale i suoi limiti e con lo stesso cannocchiale la sua grandezza. Una misura che osservi con ragione e sentimento i bachi che si son creati nel nell'operare produttivo, nel lavorare imprenditoriale, nel sacrificarsi commerciale, nell'industriarsi turistico, nell'attendere legiferazioni che dovrebbero, insieme, controllare e liberare, che insieme inducano e deresponsabilizzino, che insieme moralizzino e facciano volare. Il sogno del cambiamento deve necessariamente passare da un'azione diretta sia intellettuale che operativa.

Ad un imprenditore in quanto tale non interessa coltivare interessi di casta, interessa invece, con la sua azione politica, con il suo impegno nella cosa pubblica, contribuire a creare un contesto territoriale che funzioni meglio. Un albero che dia buoni frutti, infatti, vuole solo una buona terra dove mettere radici. Vorrei poter vedere insieme professionisti, imprenditori, commercianti, studenti, gente comune, nell'intento di esprimere il proprio comune egoismo sociale. Capaci di vedersi ambiziosi e razzisti nella difesa della razza buona, di qualsiasi razza, razzisti dell'amore per la razza onesta degli uomini che vogliono un cielo aperto, sociale e comune. Orgogliosi di scoprirsi anche arrivisti nell'intento di arrivare in cima alla scala della solidarietà vera, la solidarietà che non celebra la superiorità di chi può nei confronti di chi non può, ma quella genuina di chi aiuta chi ha ragione di lamentarsi, che sia commerciante o consumatore, che sia operaio o imprenditore. La magia vera sarebbe riposta nell'orgoglio di vedere diffusa l'ambizione ad avere uno sguardo che induca senso, non senso che deformi sguardo. Un'ambizione a vedere infrastrutture, logiche e geometrie di amministrazione che prospettino crescita delle strutture e ristabilizzazione dei valori. Gli imprenditori dovrebbero essere agevolati e supportati nella loro azione creativa di esportare Know How, azione che invece viene presa al laccio da gabbie amministrative e finanziarie che spesso non consentono "imprese" a più larga scala. Gli esercenti dovrebbero essere aiutati meglio nella voglia di creare offerta, dando loro, per esempio, la possibilità di ripensarsi più flessibilmente ed elasticamente.

I consumatori nella sensazione più palpabile di una garanzia superpartes, di una authority che meglio dia la sensazione di un controllo e di una protezione della spesa. Gli operai, gli impiegati, i liberi professionisti, gli studenti, nella valorizzazione delle comodità cui un cittadino moderno deve poter aspirare per vivere più conformemente ai tempi, ritmi e direzioni che l'epoca, sovrana dei modi molto più di quanto possa fare un territorio cittadino, detta senza ripensamenti. Il mio primo approccio con la politica ha e continua ad avere come madre una visione: l'amore per la gente e per la nostra Città. Quel che manca è solo ciò che spazza via il solito, atavico gioco dei ruoli, il solito andazzo volto a considerare la cosa pubblica un appetitoso, ma ormai sempre più scarno, coscio da spolpare.

Ed eccoci qui, ancora una volta sbigottito su come la politica possa, oggi, essere capace di contaminare i valori basilari del rispetto, invadendo prepotentemente l'alveo dei rapporti interpersonali: un SMS per chiedere di formalizzare le dimissioni! O tempora! O mores! Che è come dire, Parigi val bene un SMS… Nel senso che se il Sigillo di un Vescovo diventa la pulsantiera di un telefono cellulare, si potrebbe mettere un robot al posto del Papa… Insomma non ci sono più gli SMS di una volta …! No, no, no non si possono indicare con il dito muri facendo finta che siano orizzonti; non si possono cantar canzoni senza fiato, solo muovendo labbra che illudono chi è sordo; non si possono raccontar favole senza leggere come son scritte, senza capire perché il finale è amaro; è inutile sorridere, se quando lo si fa si pensa ad altro. È una caduta questa da un'altezza minima. Ma che fa male a tutti. Caro Pinuccio, ho conosciuto molti tuoi pazienti rapiti dalla tua immensa capacità professionale ed umana: Palazzo di Città ha il potere di trasformarti? Ne ho ormai la certezza! Gli assessori, 10 seggiole per 10 consiglieri o 10 intelligenze che coadiuvano sinergicamente l'operato del Sindaco? Finalmente tu hai dato la risposta a me e a tutta la Città.

Tranquillo, e tranquillizza il tuo fedele Felice a cui, suo malgrado, hai dato l'incombenza di sollecitarmi telefonicamente. Le dimissioni le ho date. Un siffatto assemblaggio clientelare non rappresenta né un mio piccolo sfizio né tantomeno una mia grande ambizione! Quindi: In seguito all'invito ricevuto via SMS, comprendendo la tua premura post elettorale nel dover procedere alle nuove nomine, ringraziandoti per la fiducia sin qui accordatami, formalizzo le mie dimissioni. L'auspicio che io faccio a Trani e a tutti i cittadini che possa, un giorno, l'azione amministrativa, riuscire veramente a programmare per costruire e realizzare con consapevolezza condivisa, come più volte da me a te sollecitato. Mi auguro che possa ripensare alla necessità di mettere su un sistema di ingegneria delle entrate capace di dare certezze e garantire efficienza ed efficacia all'azione amministrativa, come più volte rimarcato, a voce e per iscritto, ma mai da te neanche ascoltato o letto. Altrimenti come pensi realmente di raggiungere la tanto da te ambita riduzione e perequazione fiscale?

Mi auguro che quel famoso regolamento sulla comunicazione che ho voluto condividere in giunta, prima di essere inviato alla commissione, e quindi al Consiglio Comunale, possa essere ritrovato discusso e votato in sede consiliare. Il tutto per migliorare la garanzia di trasparenza, vera, a cui ogni amministrazione dovrebbe ambire. Mi auguro che il tanto atteso PUG, in sede di piani esecutivi, possa essere utilizzato anche e soprattutto come strumento efficace per agevolare gli insediamenti produttivi, per accogliere investitori che portino a Trani produzioni e posti di lavoro. Mi auguro che non venga utilizzato solo per la costruzione di nuovi palazzi. Mi auguro che tu riesca a portare avanti quel progetto di marketing territoriale internazionale che prevedeva la ricerca di investitori negli Usa e in Nord Europa, imprenditori interessati a sinergie con realtà locali per la realizzazione in loco di insediamenti produttivi. Spero che la STO (Segreteria Tecnica Organizzativa) da me fortemente voluta, possa essere compresa e finalmente realizzata in quanto rappresenta un valido strumento di concertazione sociale, capace sintetizzare interessi ed idee partendo dalla base. Affinché si realizzi il piano commerciale del porto e del centro storico, potenziale centro nevralgico del turismo e del commercio tranese. Non dimenticate il Distretto Produttivo Turistico che potrà consentire a Trani di diventare sistema turistico locale. I taxi, finalmente da un anno e più abbiamo la delibera, rendetela operativa. L'Apulia Film Commission, l'incubatore d'impresa, l'ente fiera, l'albergo diffuso, Fari a levante, lo spot realizzato da spendere a livello nazionale ecc. ecc. ecc. Con Osservanza».

Tony D'Ambrosio
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