Ambiente
«E i gusci delle cozze dove si buttano?»
Primi dubbi e bizzarrie al via della raccolta differenziata
Trani - lunedì 19 ottobre 2020
12.01
Se il lockdown primaverile aveva moltiplicato le pratiche del riordino di case e cantine, l'avvio della raccolta differenziata a Trani ne ha generato in un week end una debordante seconda ondata che ha riempito a dismisura tutti cassonetti della città dei cumuli più impensabili, come a pararsi prima di non sapere dove buttarli. Abbiamo avuto l'intera estate a disposizione quel librettino di una trentina di pagine che in modo dettagliato ci indica dove buttare quasi qualunque cosa, eppure mille dubbi ci assalgono, a partire da questo dibattito diffuso sui gusci delle cozze apparso anche sui social.
Secondo alcuni vanno nell'indifferenziato perché composti di carbonato di calcio, lentissimo a smaltirsi (opinione avallata da molte fonti ambientaliste); il Comune non le cita espressamente e quindi andrebbero tra residui di pesce e molluschi nell'organico. Del resto a Trani il pesce si mangia spesso e tenerselo nell'indifferenziato, raccolto due volte a settimana, sarebbe un po' complicato.
Il concetto base è questo: va nell'indifferenziato ciò che non rientra nelle altre categorie, e non dovrebbe essere molto (non più del 20 per cento). Nell'organico tutto ciò che si decompone, compresi i fazzolettini e tovagliolini di carta anche se con piccole decorazioni. Anche se - innegabile l'osservazione - si fa presto a dire tovaglioli di carta: perché in realtà se completamente colorati vanno nell'indifferenziato, se ci siamo puliti dal ragù vanno nell'organico. Ma se ci siamo levati lo smalto o il rossetto perché avevamo finito i dischetti (che vanno sempre nell'indifferenziato come l'ovatta, assorbenti e pannolini, cotton fioc) nell'indifferenziata; se panno carta ancora nell'indifferenziato.
Sembra un labirinto ma spesso basta il buon senso: detergenti, cosmetici, agenti chimici, colori, anche in minima quantità non vanno nell'organico. Mentre ci vanno i cartoni delle pizze se sono sporchi, potendo finire tra la carta se perfettamente puliti. Le buste le abbiamo solo per l l'organico e indifferenziato perché carta e plastica vanno direttamente nei bidoni. E per i rifiuti tessili sanitari ( tra cui traverse, garze, pannolini e pannoloni) c'è un servizio apposito di ritiro a domicilio. A vetro e lattine, carta e cartone e plastica dovremmo essere già avvezzi; mentre non lo siamo ancora molto al fatto che per cose speciali ci siano contenitori speciali ( deiezioni canine - attesissima novità - pile, farmaci, olio di cottura che non va mai buttato nel lavandino o nel water, per smaltirne un litro occorrono milioni di metri cubi d'acqua) e centri di raccolta nei quali i rifiuti si possono portare o a cui si può richiedere di ritirarli con appuntamento sotto casa nostra. Non è così complicato non abbandonare divani o lavatrici o treni di gomme (visti ieri!) accanto ai cassonetti, anzi.
In definitiva l'opuscoletto è abbastanza esaustivo, sapendo che neanche nella più completa delle enciclopedie è contenuto tutto lo scibile umano, convinciamoci di questo: e se non dovessimo trovare nell'elenco alfabetico la inguardabile bomboniera dell'ultimo matrimonio, non scoraggiamoci: basta una telefonata ai numeri dell'AMIU, sapendo con pazienza che nelle prime settimane saremo in molti a chiamare ma anche che non solo rispondono dopo un po' di attesa ma sono anche cortesi e competenti. Il sindaco stesso, dai media locali e dai social, ha rassicurato non solo sulla tolleranza dei primi tempi che ci consentirà di imparare e prendere confidenza con questa pratica, sentirla come naturale, come se non avessimo fatto altro; come forse avremmo dovuto se avessimo potuto.
Ma ha anche dichiarato la disponibilità totale con l'AMIU a rivederne dinamiche se dovessero insorgere difficoltà o imprevisti. Considerare questa prima sperimentazione cittadina un'opportunità e non un onere è la chiave perché tutto questo funzioni. Sapendo che sbagliare - mettendo un bicchiere rotto nel vetro, uno scontrino o un fax tra la carta o addirittura provare a imbrogliare mettendo una pila scaduta nell'indifferenziato - non costituisce solo il rischio di una multa (i bidoni hanno un codice personale di riconoscimento) ma comprometterebbe interi lotti di riciclo. Se ci siamo sentiti impotenti da sempre all'inquinamento ambientale che nutre ciò di cui noi ci nutriamo, ora a Trani abbiamo la possibilità di contribuire. E non è poco. E' da queste pratiche comunali che si stanno finalmente diffondendo che anche le cozze saranno più buone e pulite, come i nostri mari…soprattutto quando avremo la assoluta certezza di dove buttarne i gusci!
Secondo alcuni vanno nell'indifferenziato perché composti di carbonato di calcio, lentissimo a smaltirsi (opinione avallata da molte fonti ambientaliste); il Comune non le cita espressamente e quindi andrebbero tra residui di pesce e molluschi nell'organico. Del resto a Trani il pesce si mangia spesso e tenerselo nell'indifferenziato, raccolto due volte a settimana, sarebbe un po' complicato.
Il concetto base è questo: va nell'indifferenziato ciò che non rientra nelle altre categorie, e non dovrebbe essere molto (non più del 20 per cento). Nell'organico tutto ciò che si decompone, compresi i fazzolettini e tovagliolini di carta anche se con piccole decorazioni. Anche se - innegabile l'osservazione - si fa presto a dire tovaglioli di carta: perché in realtà se completamente colorati vanno nell'indifferenziato, se ci siamo puliti dal ragù vanno nell'organico. Ma se ci siamo levati lo smalto o il rossetto perché avevamo finito i dischetti (che vanno sempre nell'indifferenziato come l'ovatta, assorbenti e pannolini, cotton fioc) nell'indifferenziata; se panno carta ancora nell'indifferenziato.
Sembra un labirinto ma spesso basta il buon senso: detergenti, cosmetici, agenti chimici, colori, anche in minima quantità non vanno nell'organico. Mentre ci vanno i cartoni delle pizze se sono sporchi, potendo finire tra la carta se perfettamente puliti. Le buste le abbiamo solo per l l'organico e indifferenziato perché carta e plastica vanno direttamente nei bidoni. E per i rifiuti tessili sanitari ( tra cui traverse, garze, pannolini e pannoloni) c'è un servizio apposito di ritiro a domicilio. A vetro e lattine, carta e cartone e plastica dovremmo essere già avvezzi; mentre non lo siamo ancora molto al fatto che per cose speciali ci siano contenitori speciali ( deiezioni canine - attesissima novità - pile, farmaci, olio di cottura che non va mai buttato nel lavandino o nel water, per smaltirne un litro occorrono milioni di metri cubi d'acqua) e centri di raccolta nei quali i rifiuti si possono portare o a cui si può richiedere di ritirarli con appuntamento sotto casa nostra. Non è così complicato non abbandonare divani o lavatrici o treni di gomme (visti ieri!) accanto ai cassonetti, anzi.
In definitiva l'opuscoletto è abbastanza esaustivo, sapendo che neanche nella più completa delle enciclopedie è contenuto tutto lo scibile umano, convinciamoci di questo: e se non dovessimo trovare nell'elenco alfabetico la inguardabile bomboniera dell'ultimo matrimonio, non scoraggiamoci: basta una telefonata ai numeri dell'AMIU, sapendo con pazienza che nelle prime settimane saremo in molti a chiamare ma anche che non solo rispondono dopo un po' di attesa ma sono anche cortesi e competenti. Il sindaco stesso, dai media locali e dai social, ha rassicurato non solo sulla tolleranza dei primi tempi che ci consentirà di imparare e prendere confidenza con questa pratica, sentirla come naturale, come se non avessimo fatto altro; come forse avremmo dovuto se avessimo potuto.
Ma ha anche dichiarato la disponibilità totale con l'AMIU a rivederne dinamiche se dovessero insorgere difficoltà o imprevisti. Considerare questa prima sperimentazione cittadina un'opportunità e non un onere è la chiave perché tutto questo funzioni. Sapendo che sbagliare - mettendo un bicchiere rotto nel vetro, uno scontrino o un fax tra la carta o addirittura provare a imbrogliare mettendo una pila scaduta nell'indifferenziato - non costituisce solo il rischio di una multa (i bidoni hanno un codice personale di riconoscimento) ma comprometterebbe interi lotti di riciclo. Se ci siamo sentiti impotenti da sempre all'inquinamento ambientale che nutre ciò di cui noi ci nutriamo, ora a Trani abbiamo la possibilità di contribuire. E non è poco. E' da queste pratiche comunali che si stanno finalmente diffondendo che anche le cozze saranno più buone e pulite, come i nostri mari…soprattutto quando avremo la assoluta certezza di dove buttarne i gusci!