Attualità
Elisabetta de Robertis: "Non si può continuare a morire in carcere"
L'appello del garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Trani
Trani - giovedì 18 aprile 2024
13.50
Il garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Trani, Elisabetta de Robertis, sostiene l'appello della conferenza nazionale dei garanti territoriali delle persone private della liberta' personale sui suicidi in carcere: "Servono interventi urgenti, non si puo' continuare a morire di carcere e in carcere".
"Lo scorso 18 marzo – si legge nel documento della Conferenza nazionale dei garanti terrioriali - il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevendo la Polizia Penitenziaria, ha dichiarato: "Sui suicidi in carcere servono interventi urgenti". Ormai non si fa più in tempo ad enumerare i casi di suicidio che si è subito costretti ad aggiornarne 'agghiacciante elenco. È uno stillicidio insopportabile, al pari della sensazione di inadeguatezza delle attività di prevenzione. E dunque, è più che mai doveroso analizzare e decifrare il drammatico fenomeno del sovraffollamento carcerario, ribadendo, ancora una volta, con forza l'impellente necessità di interventi urgenti.
La maggioranza dei detenuti vive, per oltre 20 ore al giorno, in celle sovraffollate, dalle quali esce solo nelle cd. "ore d'aria". Questo rappresenta, senza dubbio, una patente violazione dei principi e delle garanzie riconosciute dalla nostra Carta costituzionale e dall'Ordinamento penitenziario. Tale situazione non è insuperabile. È necessario riempire di senso, il tempo della detenzione, offrendo più attività "trattamentali" (culturali, lavorative, sportive e ricreative). Le relazioni familiari e col volontariato devono essere potenziate anche con l'aumento dei colloqui, delle telefonate, delle videochiamate.
Si sottolinea, altresì, l'assoluta necessità di personale specializzato (psicologi, educatori, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori linguistici) che dia ascolto ai detenuti e ne riesca a cogliere le ragioni di intollerabile sofferenza.
È necessario un maggior numero di misure alternative alla detenzione rendendo efficiente ed efficace la Giurisdizione di Sorveglianza, anche destinando maggiori risorse. In effetti, sono diverse migliaia i detenuti con una condanna definitiva inferiore o pari a tre anni di reclusione.
Chiediamo, dunque, a tutti i Parlamentari norme specifiche ed urgenti, ed al Ministro di Giustizia provvedimenti concreti in tempi rapidi, in aderenza con le parole del Presidente della Repubblica che ha sollecitato: "interventi urgenti, anche per tamponare l'emergenza".
Così come sollecitiamo i parlamentari (nazionali ed europei), i consiglieri regionali e comunali e gli stessi magistrati di sorveglianza a visitare le carceri con maggiore continuità e frequenza, perché, anche oggi – come scriveva nel 1949 Piero Calamandrei - "bisogna vederle, bisogna esserci stati, per rendersene conto".
I suicidi sono, difatti, il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere. Il 18 aprile 2024, ovvero ad un mese esatto dall'appello del Presidente della Repubblica, la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale diffonderà il seguente appello, ricordando i nomi dei detenuti morti suicidi, per malattia ed altre cause
ancora da accertare nonché i nomi degli agenti di polizia penitenziaria che quest'anno si sono tolti la vita.
Sin d'ora siamo disponibili a incontri con il Ministro della Giustizia, le commissioni giustizia di Camera e Senato e l'Amministrazione penitenziaria per dare il nostro contributo di scienza ed esperienza alla risoluzione delle gravi problematiche che affliggono il carcere, le persone detenute e coloro che ci lavorano quotidianamente".
"Lo scorso 18 marzo – si legge nel documento della Conferenza nazionale dei garanti terrioriali - il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevendo la Polizia Penitenziaria, ha dichiarato: "Sui suicidi in carcere servono interventi urgenti". Ormai non si fa più in tempo ad enumerare i casi di suicidio che si è subito costretti ad aggiornarne 'agghiacciante elenco. È uno stillicidio insopportabile, al pari della sensazione di inadeguatezza delle attività di prevenzione. E dunque, è più che mai doveroso analizzare e decifrare il drammatico fenomeno del sovraffollamento carcerario, ribadendo, ancora una volta, con forza l'impellente necessità di interventi urgenti.
La maggioranza dei detenuti vive, per oltre 20 ore al giorno, in celle sovraffollate, dalle quali esce solo nelle cd. "ore d'aria". Questo rappresenta, senza dubbio, una patente violazione dei principi e delle garanzie riconosciute dalla nostra Carta costituzionale e dall'Ordinamento penitenziario. Tale situazione non è insuperabile. È necessario riempire di senso, il tempo della detenzione, offrendo più attività "trattamentali" (culturali, lavorative, sportive e ricreative). Le relazioni familiari e col volontariato devono essere potenziate anche con l'aumento dei colloqui, delle telefonate, delle videochiamate.
Si sottolinea, altresì, l'assoluta necessità di personale specializzato (psicologi, educatori, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori linguistici) che dia ascolto ai detenuti e ne riesca a cogliere le ragioni di intollerabile sofferenza.
È necessario un maggior numero di misure alternative alla detenzione rendendo efficiente ed efficace la Giurisdizione di Sorveglianza, anche destinando maggiori risorse. In effetti, sono diverse migliaia i detenuti con una condanna definitiva inferiore o pari a tre anni di reclusione.
Chiediamo, dunque, a tutti i Parlamentari norme specifiche ed urgenti, ed al Ministro di Giustizia provvedimenti concreti in tempi rapidi, in aderenza con le parole del Presidente della Repubblica che ha sollecitato: "interventi urgenti, anche per tamponare l'emergenza".
Così come sollecitiamo i parlamentari (nazionali ed europei), i consiglieri regionali e comunali e gli stessi magistrati di sorveglianza a visitare le carceri con maggiore continuità e frequenza, perché, anche oggi – come scriveva nel 1949 Piero Calamandrei - "bisogna vederle, bisogna esserci stati, per rendersene conto".
I suicidi sono, difatti, il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere. Il 18 aprile 2024, ovvero ad un mese esatto dall'appello del Presidente della Repubblica, la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale diffonderà il seguente appello, ricordando i nomi dei detenuti morti suicidi, per malattia ed altre cause
ancora da accertare nonché i nomi degli agenti di polizia penitenziaria che quest'anno si sono tolti la vita.
Sin d'ora siamo disponibili a incontri con il Ministro della Giustizia, le commissioni giustizia di Camera e Senato e l'Amministrazione penitenziaria per dare il nostro contributo di scienza ed esperienza alla risoluzione delle gravi problematiche che affliggono il carcere, le persone detenute e coloro che ci lavorano quotidianamente".