Enti locali
Emergenza rifiuti, Amet Trani: «Bertolaso su stessa posizione che esprimiamo da un anno»
Le dichiarazioni del presidente dell’azienda elettrica tranese
Trani - venerdì 21 luglio 2006
"Quanto scritto dal capo della Protezione Civile Guido Bertolaso al governatore Nichi Vendola a proposito dell'emergenza rifiuti in Puglia, se da un lato ci preoccupa in quanto cittadini di questa regione, dall'altro conferma esattamente quello che noi ripetiamo ormai da oltre un anno e cioè che l'unica strada per uscire dall'emergenza è la realizzazione di impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, proprio come quello da noi progettato per Trani. Una strada che non preclude la raccolta differenziata, anzi la incentiva, e che va a chiudere il ciclo dei rifiuti, peraltro recuperando una grandissima quantità di energia da una fonte rinnovabile". E' quanto afferma il presidente dell'Amet di Trani Alfonso Mangione in riferimento alla lettera inviata da Bertolaso a Vendola, in cui peraltro si mette in forte dubbio la validità del piano rifiuti varato dall'attuale governo regionale.
Amet, società pubblica del Comune di Trani, è socia di maggioranza della Rea Trani, aggiudicataria del bando per la realizzazione di un termovalorizzatore a Trani, aggiudicazione revocata qualche giorno fa dal commissario Vendola a "salvaguardia dell'interesse pubblico". "Ma qual è questo interesse pubblico?", si chiede Mangione. "La costruzione di impianti di produzione di Combustibile da rifiuto (Cdr) da bruciare nelle cementerie o nelle centrali elettriche?". L'Amet sottolinea che la Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia Ue proprio perché "grazie alla legge italiana i rifiuti urbani usati come combustibili nei forni per cemento o nelle centrali elettriche sfuggono alle disposizioni delle normative comunitarie che disciplinano i rifiuti e il loro incenerimento" e, dunque, "ne risulta un rischio potenziale per l'ambiente e per la salute umana". "La procedura di infrazione aperta contro l'Italia dalla Commissione Europa", aggiunge il presidente Mangione, "non fa che avallare le nostre giuste critiche mosse, anche in sede di impugnazione dinanzi al Tar del Lazio, del Piano dei rifiuti varato dal governo Vendola, che piuttosto di trovare soluzioni all'incenerimento in sicurezza del Cdr che già viene prodotto sul territorio regionale, prevede l'apertura di nuovi impianti di produzione di questo materiale, che, inevitabilmente, verrà poi bruciato in quegli impianti che secondo l'Ue sfuggono alle disposizioni delle normative comunitarie in materia di incenerimento. Il Cdr è anacronistico, ma ciononostante la Regione Puglia ha deciso di puntare tutto su questo materiale, di fatto generando un potenziale pericolo per i cittadini: è l'Unione Europea ad affermarlo. Ha deciso invece di rinunciare a un moderno e tecnologicamente avanzato impianto di termovalorizzazione, quello da noi progettato, dove peraltro, come da progetto approvato, si sarebbe potuto bruciare anche il Cdr già prodotto in Puglia, senza rischi per l'ambiente e per la salute pubblica e con la possibilità di produrre energia da fonti rinnovabili. Questo significa voler tutelare l'ambiente, non certo avallando operazioni a rischio, che hanno costretto l'Unione Europea persino a deferire l'Italia alla Corte di Giustizia Europea, e che peraltro non consentono alla Regione Puglia di uscire dall'emergenza in cui si trova ormai da oltre un decennio, proprio come affermato anche da Bertolaso".
Amet, società pubblica del Comune di Trani, è socia di maggioranza della Rea Trani, aggiudicataria del bando per la realizzazione di un termovalorizzatore a Trani, aggiudicazione revocata qualche giorno fa dal commissario Vendola a "salvaguardia dell'interesse pubblico". "Ma qual è questo interesse pubblico?", si chiede Mangione. "La costruzione di impianti di produzione di Combustibile da rifiuto (Cdr) da bruciare nelle cementerie o nelle centrali elettriche?". L'Amet sottolinea che la Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia Ue proprio perché "grazie alla legge italiana i rifiuti urbani usati come combustibili nei forni per cemento o nelle centrali elettriche sfuggono alle disposizioni delle normative comunitarie che disciplinano i rifiuti e il loro incenerimento" e, dunque, "ne risulta un rischio potenziale per l'ambiente e per la salute umana". "La procedura di infrazione aperta contro l'Italia dalla Commissione Europa", aggiunge il presidente Mangione, "non fa che avallare le nostre giuste critiche mosse, anche in sede di impugnazione dinanzi al Tar del Lazio, del Piano dei rifiuti varato dal governo Vendola, che piuttosto di trovare soluzioni all'incenerimento in sicurezza del Cdr che già viene prodotto sul territorio regionale, prevede l'apertura di nuovi impianti di produzione di questo materiale, che, inevitabilmente, verrà poi bruciato in quegli impianti che secondo l'Ue sfuggono alle disposizioni delle normative comunitarie in materia di incenerimento. Il Cdr è anacronistico, ma ciononostante la Regione Puglia ha deciso di puntare tutto su questo materiale, di fatto generando un potenziale pericolo per i cittadini: è l'Unione Europea ad affermarlo. Ha deciso invece di rinunciare a un moderno e tecnologicamente avanzato impianto di termovalorizzazione, quello da noi progettato, dove peraltro, come da progetto approvato, si sarebbe potuto bruciare anche il Cdr già prodotto in Puglia, senza rischi per l'ambiente e per la salute pubblica e con la possibilità di produrre energia da fonti rinnovabili. Questo significa voler tutelare l'ambiente, non certo avallando operazioni a rischio, che hanno costretto l'Unione Europea persino a deferire l'Italia alla Corte di Giustizia Europea, e che peraltro non consentono alla Regione Puglia di uscire dall'emergenza in cui si trova ormai da oltre un decennio, proprio come affermato anche da Bertolaso".