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Espropri ulivi nella Bat, il Comitato SalvAgricoltura replica ad Aqp

Gli agricoltori contestano la modalità operativa con cui l’Ente e le ditte appaltatrici stanno procedendo all’esproprio in corso

Il "Comitato SalvAgricoltura", appositamente creato da numerosi coltivatori ed imprese agricole dell'area provinciale Barletta-Andria-Trani con l'assistenza e la consulenza professionale di periti ed avvocati, quali l'agronomo Dr. Natale Preziosa ed i legali Avv.ti Dario Vania e Paolo Tortosa, per esprimere le posizioni di tutti i soggetti interessati dalla procedura espropriativa avviata da AQP SPA, a gran voce intende controreplicare, con le dovute precisazioni, a quanto strumentalmente delineato dall'Ente espropriante.

Con il proprio comunicato del 06/09/2024, l'Acquedotto vuole artatamente bypassare le doglianze espresse dagli interessati agricoltori ed i loro fondati timori circa l'imponente attività di esproprio in corso; fermo restando che nella vicenda in oggetto non è in discussione la pubblica utilità dell'opera realizzanda, ciò che è stato debitamente e doverosamente evidenziato dal "Comitato SalvAgricoltura" e dai suoi professionisti incaricati è la modalità operativa con cui l'Ente e le ditte appaltatrici stanno procedendo all'esproprio in corso.

Le doglianze e le preoccupazioni di ogni singolo soggetto, riferendosi pure ai dettati normativi in campo europeo, attengono a plurimi aspetti, che, essenzialmente ed a grandi linee, possono così riepilogarsi: Quanto all'asserita "tutela di tutti gli ulivi" paventata dall'AQP SPA, il Comitato precisa, che la salvaguardia di questi ultimi si pone, concretamente, in essere rispettando le esigenze agronomiche della pianta, ovverosia, con l'estirpazione e conseguente reimpianto nell'arco temporale individuato tra le mensilità di novembre-aprile, sia degli alberi monumentali, che non monumentali; il mancato attecchimento di alcune delle prime piante già estirpate e reimpiantate, dimostra, inequivocabilmente, l'inottemperanza dell'AQP verso tutto quanto previsto a salvaguardia della prima specie arborea regionale;

L'attuale attività di reimpianto è risultata, comunque, possibile solo grazie all'intervento diretto e personale "sul campo" degli agronomi e dei legali di fiducia; difatti, resta irrisolta la problematica dell'occupazione delle aree, spesso non correttamente determinate ed individuate rispetto a quanto previsto nell'originario progetto; inoltre, ad inconfutabile riprova del difetto di organizzazione del corrente esproprio vi è, soprattutto, l'omessa considerazione della problematica attinente lo smantellamento e la conseguente ricollocazione/ricostituzione degli impianti d'irrigazione, di fondamentale e vitale importanza per la sopravvivenza delle aree espropriate e non;
Quanto all'irrisorietà delle indennità prospettate dall'AQP, si resta basiti a fronte del totale silenzio dell'Ente espropriante innanzi alle molteplici documentate richieste di ricalcolo già pervenute da tutti i tecnici e dai legali di fiducia oramai ad un anno dall'invio delle raccomandate d'avviso dell'attività di esproprio; a ciò aggiungasi, tra le tante, il mancato calcolo del frutto pendente, solo adesso preso, invero, in blanda considerazione dall'AQP grazie proprio alla recentissima specifica protesta del "Comitato SalvAgricoltura" sollevata anche per il tramite dei media locali;

Con riferimento alla Tavola rotonda del 9 maggio 2024, è appena il caso di rilevare, che in detta sede alcuna problematica è stata mai risolta, se non addirittura mai davvero affrontata come, del resto, attestato dalle contestazioni ancora in corso; tale incontro ha, invece, evidenziato solo le criticità del progetto (mancato calcolo del frutto pendente, allocazione dell'impianto irriguo, indennità espropriative irrisorie) e del suo cronoprogramma che non considera, infatti, le esigenze agronomiche degli ulivi; ad ulteriore riprova vi è anche la recentissima petizione del 09/09/2024 a firma degli espropriati agricoltori del "Comitato SalvAgricoltura" per la sospensione dei lavori in corso fino al 15/11/2024 al solo fine di consentire la raccolta del frutto pendente, rimasta, però, anch'essa del tutto inevasa;

Quanto al progetto non può non contestarsi l'eccessiva larghezza della prevista fascia espropriata di 16 metri al fine d'interrare un tubo di soli 1,20 di diametro che finisce, invece, con l'interessare c.a. 10.760 piante di ulivo a cui devono aggiungersi tutte le altre specie arboree che verranno, semplicemente, estirpate e mai più reimpiantate, in totale spregio, quindi, della reale e concreta tutela del nostro verde, nonché di un'importante fetta dell'economia regionale.

Il Comitato ringrazia il Consigliere Dr. Vito Branà unitamente a tutto il Movimento 5stelle per esser stata l'unica forza politica ad aver dato voce ad un problema del nostro verde, della nostra economia e di tutta la nostra agricoltura regionale, altrimenti destinato ad esser inghiottito nel silenzio generale.
  • M5S
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