Eventi e cultura
"Fenomenologia della canzonetta", ultimo libro del prof. Gianni De Juliis
Tante piccole storie, ognuna legata a una melodia, a un ricordo, a una generazione
Trani - venerdì 12 marzo 2021
10.45
Si intitola "Fenomenologia della canzonetta" l'ultima pubblicazione del prof. Gianni De Juliis (ed. Nuova Palomar, Bari): il libro, il cui titolo richiama ironicamente il celebre testo di Umberto Eco, Fenomenologia di Mike Bongiorno, è stato pensato durante gli ultimi mesi del 2020, in un contesto caratterizzato dallo stato di emergenza epidemiologica. Forse il lockdown, con il conseguente stravolgimento della quotidianità, ha contribuito a rinsaldare sempre più il rapporto tra l'autore Gianni De Iuliis e il mondo della musica popolare?
Alterare, se non proprio interrompere, le rassicuranti e canoniche abitudini quotidiane talvolta apre scenari e opportunità impensabili, con la cornice radiosa di tante buone letture e tante belle canzoni. Con una differenza decisiva: le letture le cerchi, le canzoni ti cercano.
L'autore, attualmente docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Scientifico V. Vecchi di Trani, fa riferimento a una sorta d'incantesimo per cui improvvisamente giungono alla sua coscienza alcune canzoni. Canzoni che chiamano altre canzoni che a loro volta ne chiamano altre e così proseguendo, in un crescendo spesso senza logica e senza sistematicità che però asseconda e accompagna i flussi della sua coscienza.
Canzoni tristi, nostalgiche, allegre, sincopate, dolci, impegnate, leggere, «da discoteca». Canzoni che ricordano un periodo della vita, canzoni che raccontano la storia, canzoni che interpretano sentimenti e valori, canzoni che riassumono efficacemente i tratti caratteristici di un personaggio, di un fatto di cronaca, di una questione d'attualità.
Ogni canzone ispira un ricordo, un pensiero, una riflessione. E così nasce questo volumetto.
Tante piccole storie, ognuna legata a una canzone, a un autore, a un interprete. Il lettore non troverà una sistematicità, una logica espositiva: le canzoni entrano in scena così come irrompono nella coscienza dell'autore, senza criteri cronologici, senza catalogazione per autore o per tema trattato.
Il testo cita anche episodi simpatici legati direttamente o indirettamente all'universo «Canzone». Il rapporto di De André con l'Estetica di Croce; un gradevole siparietto tra Jannacci e Bennato; un adolescente degli anni Ottanta che canticchia Vecchio Frack di Modugno; un adolescente degli anni Duemila che canticchia Geordie di De Andrè; il contrasto tra le vicende biografiche tumultuose di Gino Paoli e la sua produzione melodiosa, armonica e quasi classicheggiante.
Tutto il testo è pervaso da una domanda di fondo: perché una canzone è bella? Perché una stessa canzone piace a tante persone così diverse tra loro per formazione culturale, estrazione sociale, interessi, età anagrafica, occupazioni, luogo di origine?
Spesso appare tra le pagine di Fenomenologia della canzonetta un dio discografico bizzarro che determina inspiegabilmente il destino di una canzone, spesso al di là dei suoi autori, dei suoi interpreti e dei suoi produttori. Una sorta di eterogenesi delle intenzioni, tanto che spesso una canzone è interpretata arbitrariamente da critici, utenti, ascoltatori e perde il suo senso originario. Probabilmente il fenomeno della canzone popolare ha tanto successo trasversale perché è assente un paradigma interpretativo. Probabilmente il rapporto con una canzone è un'esperienza iperuranica in cui si intersecano mirabilmente la soggettività dell'autore, la soggettività dell'interprete e la soggettività dell'ascoltatore, tanto che alla fine non è più importante la musica, né il testo di una canzone, ma l'alchimia che essa produce. Quando infatti si afferma che una canzone è bella per il suo testo o per la sua musica o per una sua determinata caratteristica, in genere ci si trova di fronte a un senso d'incompletezza.
Spesso si parla di dignità letteraria di una canzone. È una forma d'arte o una forma d'intrattenimento? La tesi che si cerca di dimostrare è che la canzone popolare è una forma d'espressione autonoma dell'umano che, al di là di ogni usurata querelle sulla dignità letteraria dei testi cantati, non può essere valutata sulla base di altri metri di paragone.
Una canzone, secondo le sue peculiarità che ricordano la tecnica pittorica impressionistica, può racchiudere una teoria sull'amore, sulla guerra, sull'amicizia; una canzone può interpretare un periodo storico o categorizzare un fatto d'attualità; una canzone spesso è il miglior strumento per comprendere la cronaca e il reale; una canzone può stimolare ricordi personali e identificare una generazione.
Mediante pochi tratti veloci, diretti e semplicemente liberi. In poco più di tre minuti.
Alterare, se non proprio interrompere, le rassicuranti e canoniche abitudini quotidiane talvolta apre scenari e opportunità impensabili, con la cornice radiosa di tante buone letture e tante belle canzoni. Con una differenza decisiva: le letture le cerchi, le canzoni ti cercano.
L'autore, attualmente docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Scientifico V. Vecchi di Trani, fa riferimento a una sorta d'incantesimo per cui improvvisamente giungono alla sua coscienza alcune canzoni. Canzoni che chiamano altre canzoni che a loro volta ne chiamano altre e così proseguendo, in un crescendo spesso senza logica e senza sistematicità che però asseconda e accompagna i flussi della sua coscienza.
Canzoni tristi, nostalgiche, allegre, sincopate, dolci, impegnate, leggere, «da discoteca». Canzoni che ricordano un periodo della vita, canzoni che raccontano la storia, canzoni che interpretano sentimenti e valori, canzoni che riassumono efficacemente i tratti caratteristici di un personaggio, di un fatto di cronaca, di una questione d'attualità.
Ogni canzone ispira un ricordo, un pensiero, una riflessione. E così nasce questo volumetto.
Tante piccole storie, ognuna legata a una canzone, a un autore, a un interprete. Il lettore non troverà una sistematicità, una logica espositiva: le canzoni entrano in scena così come irrompono nella coscienza dell'autore, senza criteri cronologici, senza catalogazione per autore o per tema trattato.
Il testo cita anche episodi simpatici legati direttamente o indirettamente all'universo «Canzone». Il rapporto di De André con l'Estetica di Croce; un gradevole siparietto tra Jannacci e Bennato; un adolescente degli anni Ottanta che canticchia Vecchio Frack di Modugno; un adolescente degli anni Duemila che canticchia Geordie di De Andrè; il contrasto tra le vicende biografiche tumultuose di Gino Paoli e la sua produzione melodiosa, armonica e quasi classicheggiante.
Tutto il testo è pervaso da una domanda di fondo: perché una canzone è bella? Perché una stessa canzone piace a tante persone così diverse tra loro per formazione culturale, estrazione sociale, interessi, età anagrafica, occupazioni, luogo di origine?
Spesso appare tra le pagine di Fenomenologia della canzonetta un dio discografico bizzarro che determina inspiegabilmente il destino di una canzone, spesso al di là dei suoi autori, dei suoi interpreti e dei suoi produttori. Una sorta di eterogenesi delle intenzioni, tanto che spesso una canzone è interpretata arbitrariamente da critici, utenti, ascoltatori e perde il suo senso originario. Probabilmente il fenomeno della canzone popolare ha tanto successo trasversale perché è assente un paradigma interpretativo. Probabilmente il rapporto con una canzone è un'esperienza iperuranica in cui si intersecano mirabilmente la soggettività dell'autore, la soggettività dell'interprete e la soggettività dell'ascoltatore, tanto che alla fine non è più importante la musica, né il testo di una canzone, ma l'alchimia che essa produce. Quando infatti si afferma che una canzone è bella per il suo testo o per la sua musica o per una sua determinata caratteristica, in genere ci si trova di fronte a un senso d'incompletezza.
Spesso si parla di dignità letteraria di una canzone. È una forma d'arte o una forma d'intrattenimento? La tesi che si cerca di dimostrare è che la canzone popolare è una forma d'espressione autonoma dell'umano che, al di là di ogni usurata querelle sulla dignità letteraria dei testi cantati, non può essere valutata sulla base di altri metri di paragone.
Una canzone, secondo le sue peculiarità che ricordano la tecnica pittorica impressionistica, può racchiudere una teoria sull'amore, sulla guerra, sull'amicizia; una canzone può interpretare un periodo storico o categorizzare un fatto d'attualità; una canzone spesso è il miglior strumento per comprendere la cronaca e il reale; una canzone può stimolare ricordi personali e identificare una generazione.
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