Territorio
Forum sull’ospedale, Trani risponde (tardi)
Una dializzata: «Se chiude l’ospedale ci avrete sulla coscienza». Tarantini ai consiglieri regionali «Fatevi portavoci di questa situazione»
Trani - sabato 15 ottobre 2011
17.09
«Ma dove eravamo prima?». Queste quattro parole pronunciate da don Mimmo De Toma scuotono San Luigi. E come non dargli torto. Il forum sul futuro dell'ospedale (organizzato dal presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Di Marzio, dopo aver sentito i capigruppo consiliari) registra un ampio livello partecipativo ed emotivo. «Stiamo piangendo un morto» dice un anziano seduto nelle retrovie della sala. Forse ha ragione. Dopo aver fatto orecchie da mercante ai tanti campanelli d'allarme, il tempo per raddrizzare una situazione ormai alla deriva di fatto non sembra esserci più.
Gorgoni, accompagnato dal suo staff al gran completo, arriva con cinque minuti di anticipo rispetto all'orario d'inizio. Fuori e dentro viene accolto da due striscioni («Giù le mani dal nostro ospedale»). La sala si riempe col passare dei minuti: tanti politici, tanti medici, addetti ai lavori, ma anche tanta gente comune, che non ha mancato di far sentire la propria testimonianza. Di Marzio inaugura il forum: «Accettiamo tagli su tutto, ma non sulla sanità». Parlano Mauro Mazzilli (molto apprezzato l'intervento del responsabile di Etica e politica), Antonio Corraro, Nicola Cuccovillo, Cosimo Nenna, poi è la volta di alcuni cittadini. Folkloristico nonno Ciccio (al secolo Nicola Pansitta): si è presentato in sala indossando alcuni cartelli ed ha declinato una poesia sui figli dei tranesi che non nascono più a Trani. A San Luigi però c'è poca voglia di scherzare. Una dializzata prende il microfono: «Se chiudete l'ospedale interromperemo le terapie e ci avrete tutti sulla coscienza».
Tocca al sindaco. Tarantini ripercorre le storia recente della vicenda: «La conferenza dei sindaci ha approvato un Pal che prevedeva nell'area sud della Bat la nascita di un ospedale unico Trani-Bisceglie con 4 discipline di base più le specialità già presenti. La Regione non lo ha approvato ma non ci ha mai fornito un'alternativa. Qualche mese fa, l'assessore regionale alla sanità nel corso di una riunione con i sindaci, per la prima volta mi parlò dell'eventualità che il Trani-Bisceglie non si realizzasse più perché, sua idea, la sua esistenza non era utile a fronte del potenziamento del potenziamento dell'ospedale di Barletta e della realizzazione del nuovo ospedale di Andria. Mi alzai e me ne andai. Da allora c'è stato solo un rincorrersi di voci e di dicerie. Nessuno da Bari ha avuto ancora il coraggio di dire al sindaco di Trani che l'ospedale sarà chiuso e che non ne sorgerà un altro».
Tarantini si rivolge poi ai due consiglieri regionali presenti, Franco Pastore e Filippo Caracciolo: «Fatevi portavoci in Regione di questa situazione. La Regione deve farci sapere con precisione e onestà cosa intende fare della sanità pugliese. Non voglio parlare di altro, di dove collocare il nuovo ospedale di Andria o di che reparti difendere o spostare. Non offro assist a nessuno, prima di forumulare qualsiasi nuova ipotesi qualcuno deve avere le palle di dirci che il nostro ospedale chiuderà i battenti».
Caracciolo non vuol parlare, allora ecco Pastore: «Accetto la sfida lanciata dal sindaco, raccolgo l'istanza. Sarò il primo a difendere le popolazioni penalizzate se dovessi scoprire che sotto c'è un disegno preciso a vantaggio di qualche città o di qualche struttura».
Gorgoni, accompagnato dal suo staff al gran completo, arriva con cinque minuti di anticipo rispetto all'orario d'inizio. Fuori e dentro viene accolto da due striscioni («Giù le mani dal nostro ospedale»). La sala si riempe col passare dei minuti: tanti politici, tanti medici, addetti ai lavori, ma anche tanta gente comune, che non ha mancato di far sentire la propria testimonianza. Di Marzio inaugura il forum: «Accettiamo tagli su tutto, ma non sulla sanità». Parlano Mauro Mazzilli (molto apprezzato l'intervento del responsabile di Etica e politica), Antonio Corraro, Nicola Cuccovillo, Cosimo Nenna, poi è la volta di alcuni cittadini. Folkloristico nonno Ciccio (al secolo Nicola Pansitta): si è presentato in sala indossando alcuni cartelli ed ha declinato una poesia sui figli dei tranesi che non nascono più a Trani. A San Luigi però c'è poca voglia di scherzare. Una dializzata prende il microfono: «Se chiudete l'ospedale interromperemo le terapie e ci avrete tutti sulla coscienza».
Tocca al sindaco. Tarantini ripercorre le storia recente della vicenda: «La conferenza dei sindaci ha approvato un Pal che prevedeva nell'area sud della Bat la nascita di un ospedale unico Trani-Bisceglie con 4 discipline di base più le specialità già presenti. La Regione non lo ha approvato ma non ci ha mai fornito un'alternativa. Qualche mese fa, l'assessore regionale alla sanità nel corso di una riunione con i sindaci, per la prima volta mi parlò dell'eventualità che il Trani-Bisceglie non si realizzasse più perché, sua idea, la sua esistenza non era utile a fronte del potenziamento del potenziamento dell'ospedale di Barletta e della realizzazione del nuovo ospedale di Andria. Mi alzai e me ne andai. Da allora c'è stato solo un rincorrersi di voci e di dicerie. Nessuno da Bari ha avuto ancora il coraggio di dire al sindaco di Trani che l'ospedale sarà chiuso e che non ne sorgerà un altro».
Tarantini si rivolge poi ai due consiglieri regionali presenti, Franco Pastore e Filippo Caracciolo: «Fatevi portavoci in Regione di questa situazione. La Regione deve farci sapere con precisione e onestà cosa intende fare della sanità pugliese. Non voglio parlare di altro, di dove collocare il nuovo ospedale di Andria o di che reparti difendere o spostare. Non offro assist a nessuno, prima di forumulare qualsiasi nuova ipotesi qualcuno deve avere le palle di dirci che il nostro ospedale chiuderà i battenti».
Caracciolo non vuol parlare, allora ecco Pastore: «Accetto la sfida lanciata dal sindaco, raccolgo l'istanza. Sarò il primo a difendere le popolazioni penalizzate se dovessi scoprire che sotto c'è un disegno preciso a vantaggio di qualche città o di qualche struttura».