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Eventi e cultura

Giornata del Teatro: il mestiere dell'attore raccontato da Michele Lattanzio

Al teatro Mimesis un'intervista di Stefania De Toma e il suo esordio nella Maria Stuarda di Zeffirelli

Oggi è la Giornata Mondiale del Teatro , istituita dall'International Theatre Institute e da esperti dell'UNESCO per la prima volta il 27 Marzo 1962, occasione della cerimonia di inaugurazione del Teatro delle Nazioni che si svolgeva a Parigi. A Trani si è celebrata nel Teatro Mimesis, lo scrigno attraverso cui, senza interruzione, l'anima del teatro a Trani non si è mai spenta. In un'atmosfera raccolta, sessanta posti, il piccolo palco, una scenografia composta di due sgabelli e un tavolino, Michele Lattanzio ha raccontato il glorioso e pregiatissimo teatro italiano dei tempi d'oro, del quale è stato protagonista sin da giovanissimo. Con la formula dell'intervista, Michele ha raccontato a Stefania De Toma i suoi esordi in una delle realizzazioni teatrali italiane rimaste nella storia, la Maria Stuarda di Franco Zeffirelli, ricordata in apertura della serata attraverso la proiezione di un reportage della trasmissione Mixer che ne raccontava ai retroscena e i backstage. "Il piccolo Lattanzio, mi chiamava Zeffirelli, visto che ero il più giovane della compagnia e mi ero ritrovato a ricoprire - da un ruolo che per me era già un sogno, poco più davvero di una comparsa - quello importante del Duca di York. Per me, che Frequentavo l'Accademia d'arte drammatica, quella tournee teatrale davvero fu la scuola più straordinaria per quello che era il mio sogno da quando era bambino, da quando giocavo con e burattini e inventavo le storie: il mestiere dell'attore". Quell'esperienza, quel lungo viaggio attraverso i più magnifici teatri d'Italia, non solo una palestra per i sacrifici, l'abnegazione, la concentrazione assoluta che comporta l'essere attore di teatro, ma anche una fucina preziosa di rapporti e amicizie : da quella con Rossella Falk, diva di Maria Stuarda insieme a Valentina Cortese, a quella con Lele Vezzoli, comparso nella serata in un brevissimo video dedica a testimoniare un'amicizia di una vita nata nei lunghi mesi di quella tournee. E Michele attraverso le domande di Stefania, di esperienze ne ha raccontate di altre, straordinarie, diretto da altri grandi maestri del teatro come Gabriele Lavia, Maurizio Scaparro Giancarlo Sepe, Giuseppe patroni Griffi, Antonio Calenda, Luca De Filippo, solo per citarne alcuni. Episodi divertenti, alcuni dolorosi, altri densi di emozione. Una carriera sospesa per una serie di circostanze legate all'amore per la famiglia, la mamma in particolare, ma un talento è una professionalità che brillano ancora come il fuoco sotto la cenere e che ha incantato, rapito letteralmente la platea Quando Michele si è alzato, ha raggiunto il leggio, e ha interpretato con l'anima i gesti la voce in maniera magistrale un testo che quel mestiere dell'attore ha espresso in maniera sublime, tratto da un lavoro di Stefano Tosoni : "Perché voglio fare l'attore".
Siamo in una città dove il teatro manca da tanti anni: e quanto manca una frequentazione del genere,soprattutto i giovani, Michele? Ed è triste anche se non rassegnata, la voce di Michele. "Il teatro non manca ai giovani perché i giovani non conoscono il teatro. Ma credo profondamente che l'energia che sa creare non sia destinata a morire, ed è nostro dovere lottare perché Trani risorga e torni ad essere un altro dei punti di riferimento in Puglia come era un tempo.".
Hai recitato di tutto, gli ha chiesto infine Stefania, da Shakespeare a Cervantes a De Filippo a Ben Johnson, ma anche Goldoni : ma qual è l'autore più cucito addosso a Michele Lattanzio? "Vedi, non mi sono mai cimentato nella scrittura proprio perché il mio teatro è stato soprattutto quello dei grandi autori e ovviamente, essendo testi classici, continuano ad avere la potenza dell'attualità anche se scritti secoli fa. Dovessi sceglierne uno, proprio costretto, sarebbe Tennessee Williams". Riprendere le fila di un sogno durato tanta vita, magari ripartendo da un lavoro del celebre autore americano, è l'augurio che gli facciamo.
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