Eventi e cultura
Giorno della memoria, un concerto per non dimenticare
All’Impero la Favola di Natale di Guareschi. «La musica concentrazionaria è patrimonio dell’umanità»
Trani - giovedì 27 gennaio 2011
10.50
Il giorno della memoria ricorda a tutto il mondo l'orrore dei campi di sterminio nazisti ed il dolore delle vittime. Nel parlare di sterminio il pensiero corre subito alle leggi razziali ed alla persecuzione del popolo ebraico. Un po' ovunque sono previste delle manifestazioni commemorative di quel tragico periodo. A Trani, all'interno del cinema teatro Impero si esibirà l'orchestra di musica concentrationaria, il consort vocale Diapente di Roma, altri grandi artisti ed il pianista Francesco Lotoro. Sarà eseguita La Favola di Natale per narratore, coro maschile e orchestra, scritta a dicembre del 1944 presso lo Oflag XB di Sandbostel dall'allora ufficiale di artiglieria Giovannino Guareschi (che diventerà il celebre autore della saga di Don Camillo e Peppone) e messa in musica dall'ufficiale trevigiano Arturo Coppola. Sull'appuntamento musicale e sul giorno della memoria, riceviamo e pubblichiamo una nota di Francesco Lotoro:
«L'assessorato alla cultura del Comune di Trani, che già negli scorsi anni ha ospitato mie produzioni di musica scritta nei campi di concentramento, ha quest'anno fatto qualcosa in più; ha inserito l'opera musicale di Guareschi e Coppola nel cartellone teatrale tranese. È il gesto più nobile che una Istituzione potesse fare; restituire a questa musica scritta in cattività il profilo artistico che essa merita e che meritano tutte le oltre 4mila opere musicali da me recuperate nei lager ossia far parte di un cartellone, di una stagione teatrale.
Trani ha anche fatto di più; sabato 29 gennaio alle 18 presso la biblioteca Bovio, in una serata di approfondimento sulle tematiche della Memoria in ricordo di Vincenzo Pappalettera, verranno eseguiti diversi brani corali creati nei lager civili e militari, tra i quali figura la prima esecuzione assoluta dei canti di Sobibor e del canto di Furstenberg del militare Salvatore Lopez di Margherita di Savoia.
Internati militari italiani a Sandbostel
Portare questa musica a Trani lo considero innanzitutto un onore; come pianista, ricercatore musicale e soprattutto come ebreo, è per me un privilegio e un forte segno di gratitudine quella che ricevo da questa città nella quale pulsa un millenario cuore ebraico. La musica concentrazionaria è quella musica scritta dal 1933 al 1945 nei campi di prigionia, transito, lavori forzati, concentramento, sterminio, penitenziari militari, Pow Camps, Stalag, Oflag, Dulag da parte di musicisti provenienti da qualsiasi contesto nazionale, sociale e religioso e discriminati, perseguitati, deportati, uccisi o che siano sopravvissuti. In altre parole, chiamasi musica concentrazionaria la produzione musicale creata in cattività o in condizioni minime ed estreme di privazione dei diritti fondamentali dell'essere umano.
La musica scritta da militari nei lager ha valore artistico ed esige il medesimo rispetto intellettuale che si deve alla musica dei deportati civili. È questo il privilegio della musica, universale in quanto tale è la creatività musicale; essa va eseguita, studiata e analizzata a prescindere da biografia, pensiero e altri elementi correlati all'autore. A 60 anni dalla fine della guerra siamo ancora al Paleolitico della storiografia della seconda guerra mondiale; manca all'appello la musica concentrazionaria, una delle più importanti eredità della storia universale ricevute dalla tragica fenomenologia delle deportazioni e dalla catastrofe umana della Shoah. Universale, perché oltre 4.000 opere recuperate sino ad oggi non sono una curiosità; fanno letteratura. La musica concentrazionaria dimostra che, nel momento peggiore della storia, l'umanità ha come un sol uomo avviato quasi automaticamente i meccanismi più evoluti della conservazione scatenando una enorme esplosione di creatività, un testamento del cuore che l'universo concentrazionario scriveva a più mani dai campi e segnava il punto più alto del pensiero umano; essa conserva non solo i segni identificativi di una letteratura ma anche l'obbligo di riparare alle sofferenze subite dalla generazione dei musicisti vittime della più dolorosa tragedia umana.
Interno di un block a Sandbostel (Coppola è sdraiato al centro e guarda la fotocamera)
La musica concentrazionaria è patrimonio dell'umanità e deve ancora nascere la generazione di coloro che la vivranno come un normale fenomeno artistico e ne usufruiranno come legittimo bene culturale. Nel frattempo, occorrerà completare l'enciclopedia discografica in 48 cd (volumi Kz Musik), costituire un Istituto della musica concentrazionaria, censire ed esplorare centri di documentazione e antiquariati librari, collezioni private e le più periferiche biblioteche, ascoltare e trascrivere montagne di bobine radiofoniche, audiocassette e videocassette. Altri intrapresero prima di me queste ricerche: Schmerke Kaczerginski, Guido Fackler, Bret Werb, Aleksander Kulisiewicz, Johanna Spector, Ulrike Migdal, David Bloch, Elena Makarova, Gabriele Knapp, Robert Kolben, Aleksander Kulisiewicz, Milan Kuna, Blanka Cervinkova, Damien Top.
Urge recuperare la musica che manca ancora all'appello ossia quella depositata nella memoria dei sopravvissuti; bisogna far presto, perchè la loro generazione è molto avanti negli anni e si rischia seriamente di perdere intere opere e pagine musicali che nessuno ha mai registrato. Tanti ancora potrebbero fornire alla posterità materiale prezioso, anche una semplice melodia composta nei campi; perdere una sola di queste melodie costituisce un danno irreversibile, la musica non torna più. Archiviare, registrare, eseguire, promuovere la produzione musicale concentrazionaria costituisce uno dei più importanti traguardi del genere umano; suonare questa musica a Trani è il primo di questi traguardi».
«L'assessorato alla cultura del Comune di Trani, che già negli scorsi anni ha ospitato mie produzioni di musica scritta nei campi di concentramento, ha quest'anno fatto qualcosa in più; ha inserito l'opera musicale di Guareschi e Coppola nel cartellone teatrale tranese. È il gesto più nobile che una Istituzione potesse fare; restituire a questa musica scritta in cattività il profilo artistico che essa merita e che meritano tutte le oltre 4mila opere musicali da me recuperate nei lager ossia far parte di un cartellone, di una stagione teatrale.
Trani ha anche fatto di più; sabato 29 gennaio alle 18 presso la biblioteca Bovio, in una serata di approfondimento sulle tematiche della Memoria in ricordo di Vincenzo Pappalettera, verranno eseguiti diversi brani corali creati nei lager civili e militari, tra i quali figura la prima esecuzione assoluta dei canti di Sobibor e del canto di Furstenberg del militare Salvatore Lopez di Margherita di Savoia.
Internati militari italiani a Sandbostel
Portare questa musica a Trani lo considero innanzitutto un onore; come pianista, ricercatore musicale e soprattutto come ebreo, è per me un privilegio e un forte segno di gratitudine quella che ricevo da questa città nella quale pulsa un millenario cuore ebraico. La musica concentrazionaria è quella musica scritta dal 1933 al 1945 nei campi di prigionia, transito, lavori forzati, concentramento, sterminio, penitenziari militari, Pow Camps, Stalag, Oflag, Dulag da parte di musicisti provenienti da qualsiasi contesto nazionale, sociale e religioso e discriminati, perseguitati, deportati, uccisi o che siano sopravvissuti. In altre parole, chiamasi musica concentrazionaria la produzione musicale creata in cattività o in condizioni minime ed estreme di privazione dei diritti fondamentali dell'essere umano.
La musica scritta da militari nei lager ha valore artistico ed esige il medesimo rispetto intellettuale che si deve alla musica dei deportati civili. È questo il privilegio della musica, universale in quanto tale è la creatività musicale; essa va eseguita, studiata e analizzata a prescindere da biografia, pensiero e altri elementi correlati all'autore. A 60 anni dalla fine della guerra siamo ancora al Paleolitico della storiografia della seconda guerra mondiale; manca all'appello la musica concentrazionaria, una delle più importanti eredità della storia universale ricevute dalla tragica fenomenologia delle deportazioni e dalla catastrofe umana della Shoah. Universale, perché oltre 4.000 opere recuperate sino ad oggi non sono una curiosità; fanno letteratura. La musica concentrazionaria dimostra che, nel momento peggiore della storia, l'umanità ha come un sol uomo avviato quasi automaticamente i meccanismi più evoluti della conservazione scatenando una enorme esplosione di creatività, un testamento del cuore che l'universo concentrazionario scriveva a più mani dai campi e segnava il punto più alto del pensiero umano; essa conserva non solo i segni identificativi di una letteratura ma anche l'obbligo di riparare alle sofferenze subite dalla generazione dei musicisti vittime della più dolorosa tragedia umana.
Interno di un block a Sandbostel (Coppola è sdraiato al centro e guarda la fotocamera)
La musica concentrazionaria è patrimonio dell'umanità e deve ancora nascere la generazione di coloro che la vivranno come un normale fenomeno artistico e ne usufruiranno come legittimo bene culturale. Nel frattempo, occorrerà completare l'enciclopedia discografica in 48 cd (volumi Kz Musik), costituire un Istituto della musica concentrazionaria, censire ed esplorare centri di documentazione e antiquariati librari, collezioni private e le più periferiche biblioteche, ascoltare e trascrivere montagne di bobine radiofoniche, audiocassette e videocassette. Altri intrapresero prima di me queste ricerche: Schmerke Kaczerginski, Guido Fackler, Bret Werb, Aleksander Kulisiewicz, Johanna Spector, Ulrike Migdal, David Bloch, Elena Makarova, Gabriele Knapp, Robert Kolben, Aleksander Kulisiewicz, Milan Kuna, Blanka Cervinkova, Damien Top.
Urge recuperare la musica che manca ancora all'appello ossia quella depositata nella memoria dei sopravvissuti; bisogna far presto, perchè la loro generazione è molto avanti negli anni e si rischia seriamente di perdere intere opere e pagine musicali che nessuno ha mai registrato. Tanti ancora potrebbero fornire alla posterità materiale prezioso, anche una semplice melodia composta nei campi; perdere una sola di queste melodie costituisce un danno irreversibile, la musica non torna più. Archiviare, registrare, eseguire, promuovere la produzione musicale concentrazionaria costituisce uno dei più importanti traguardi del genere umano; suonare questa musica a Trani è il primo di questi traguardi».