Cronaca

I ristoratori di ART: "Stiamo peggio di prima"

«Dal giorno dei sequestri ad oggi abbiamo perso almeno 3 milioni di euro»

Delusi e arrabbiati. Una delegazione di ristoratori dell'associazione ART, il più vasto contenitore di imprenditori del settore (con una cinquantina di iscritti) ha incontrato il direttore di Traniweb, Biagio Fanelli, per fare il punto della situazione sullo stato di salute del settore ad oltre un anno di distanza dal maxi sequestro delle strutture sull'area del porto. All'incontro erano presenti il presidente di ART, Dino Carbutti, il segretario, Mario Petrocelli, alcuni consiglieri e semplici iscritti dell'associazione dei ristoratori.

Delusi e arrabbiati, si è detto. La loro voce è unica, ce l'hanno con le Istituzioni locali "incapaci, dopo oltre un anno, di risolvere, una volta per tutte, il problema delle occupazioni di suolo pubblico che sta condizionando la nostra attività lavorativa".

Il maxisequestro sul porto è datato 20 settembre 2007. "Dal Comune ci dissero che in dieci giorni avrebbero risolto la questione. Son passati 16 mesi e non è stato fatto assolutamente nulla. Non possiamo neanche dire di essere tornati al punto di partenza perché, a nostro avviso, stiamo peggio di prima, senza alcuna regola certa e senza avere ancora la possibilità di dialogare con l'amministrazione".

I ristoratori di ART hanno fatto una stima del danno economico, da settembre 2007 ad oggi: "Fra multe, spese legali, spese di architetti e tecnici, realizzazione di strutture poi inutilizzate o sostituite, fioriere e mancati incassi, tutta la categoria ha subito un danno di almeno 3 milioni di euro complessivi. Non è una cifra sparata così per far scalpore, ma il conto reale con cui si deve confrontare un settore che, tra le altre cose, dà da mangiare ad oltre 300 famiglie di Trani, portando economia sul territorio ed occupazione".



In 16 mesi, i ristoratori ne hanno viste di cotte e di crude. A loro abbiamo chiesto di sintetizzare una via Crucis, scandita da proclami disattesi ed equivoci di natura tecnica e burocratica. "I sequestri delle strutture sul porto - dicono - hanno rappresentato un duro colpo, economico e di immagine, per il settore. Abbiamo provato a guardare oltre, a rimboccarci le maniche e, nonostante tutto, a pensare positivo, confortati dalle parole dei nostri amministratori che ci avevano illuso di risolvere la questione in poco tempo, attraverso la redazione di un regolamento per le occupazioni, annunciato come la medicina miracolosa per risolvere tutti i mali. Non è stato affatto così. Il nostro regolamento comunale, partorito molti mesi dopo, è stato copiato spudoratamente da Internet da quello di un'altra città del nord ed è stato partorito monco di quei piani d'ambito senza i quali la Soprintendenza mai potrebbe dare autorizzazioni definitive. Poiché eravamo a pochi mesi delle aperture di Primavera, il Comune di Trani ci ha consigliato di rivolerci ad un poul di architetti per presentare le domande di occupazione. Lo staff tecnico, pagato dai ristoratori, ha prodotto una sorta di piano d'ambito generale del porto, cercando di ottemperare le esigenze dei ristoratori e quanto prevedeva il regolamento. Abbiamo fatto riunioni su riunioni con i tecnici ed i dirigenti del Comune, studiando la planimetria ed il progetto generale che prevedeva, tra le altre cose, la pedonalizzazione del porto così come è stata fatta questa estate, con le fioriere. Il Comune ci ha chiesto di contribuire alle spese d'acquisto e noi lo abbiamo fatto. Va detto, però, che il progetto prevedeva l'installazione delle stesse anche in piazza Trieste, piazza Tiepolo e piazza Quercia: ci sono dei commercianti che hanno dato la loro quota d'acquisto e non hanno avuto davanti al proprio locale neanche un blocchetto in pietra. Ma questo è un passaggio successivo, utile solo a comprendere quanta buona volontà noi ci abbiamo messo per la risoluzione del problema".

Il bello della storia deve ancora arrivare. "Dopo aver fatto tutta questa operazione con i nostri tecnici e quelli del Comune - dicono - abbiamo cominciato a presentare le domande per l'occupazione del suolo pubblico sia alla Capitaneria di Porto che al Comune, convinti di aver superato la gran parte dei problemi. Ad inizio aprile, invece, ci hanno chiamato dal Suap comunicandoci che, senza l'attuazione dei piani d'ambito, non sarebbe stato possibile ottenere le tanto attese autorizzazioni. Ci consigliarono, dunque, di riformulare le domande, chiedendo l'occupazione provvisoria di suolo pubblico solo per tavolini, ombrelloni e sedie e senza alcun dehors per salvare la stagione alle porte. Il 24 aprile, nella stanza del sindaco, in presenza di dirigenti e tecnici comunali, le autorità locali ci dissero verbalmente che avrebbero accolto le nostre domandine per consentirci di aprire in occasione del ponte d'inizio maggio. Pochi giorni dopo, dal Suap, ci comunicarono il parere favorevole".

Tutto bene quel che finisce bene? Macché. "Il parere - spiegano i ristoratori - è ben diverso da un'autorizzazione. Hanno giocato su questo aspetto, spiazzandoci su una personale interpretazione della parola. Da maggio non si contano le multe che abbiamo preso dalla Polizia municipale per l'occupazione abusiva di suolo pubblico, dovuta al fatto che non avevamo autorizzazioni ma solo un parere dell'ufficio. Al danno si è aggiunta anche la beffa. A settembre, dopo una stagione estiva disastrosa, ci è stata inviata una lettera da parte dell'ufficio tributi in cui ci chiedevano di regolare le posizioni per l'occupazione di suolo pubblico per l'anno 2008. Siamo andati più volte al Comune a chiedere spiegazioni: se non avevamo avuto autorizzazioni ed eravamo stati costretti ad operare praticamente da abusivi, in virtù di cosa avremmo dovuto pagare? Abbiamo spiegato al dirigente della ripartizione, Lasala, che saremmo stati ben felici di regolarizzare le nostre posizioni una volta ottenute le autorizzazioni. Ci disse che ci avrebbe richiamato a breve. Son passati quattro mesi e non si è fatto ancora sentire".



Costretti a lavorare da abusivi, multati senza pietà con cadenza quasi giornaliera, ora per le occupazioni ed ora per la musica. Ma la storia non è ancora finita: "Nel giro di poco tempo abbiamo visto togliere le fioriere dal porto e pedonalizzare tutta l'area senza che nessuno ci abbia detto nulla. Quando ci siamo rivolti ad un assessore (D'Ambrosio), questi ci ha spiegato che dovevamo ricominciare il percorso da zero e che sarebbe nata a breve una segreteria tecnica organizzativa con l'obiettivo di risolvere i problemi del porto una volta per sempre. E' passato un altro mese ed è ancora tutto avvolto nel silenzio".

Morale della favola: "A marzo - dicono i ristoratori - vogliamo cominciare a lavorare, senza se e senza ma, con regole certe ed uguali per tutti. Non siamo più disposti ad accettare rimpalli di responsabilità e perdite di tempo stucchevoli. Aspettiamo un segnale dal Comune entro la fine del mese, altrimenti passeremo all'attacco, senza escludere di poter intraprendere le vie legali".
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