Politica

I verdi interrogano sulla situazione delle cave

Di Gregorio: «Nel dicembre 2002 risultavano autorizzate 42 ditte...»

«Nella Puglia, Regione che ricopre il primato nazionale relativo sia per i quantitativi di materiali lapidei estratti, sia per il numero di addetti impiegati nel settore, il territorio della città di Trani tradizionalmente continua a rappresentare il nucleo dell'attività estrattiva. In verità, nella nostra città ormai prevale l'attività di lavorazione piuttosto che quella di estrazione considerato che la ricchezza geologica del nostro sottosuolo va pian piano esaurendosi. Purtroppo i vantaggi che tale ricchezza ha prodotto per la collettività sono stati ampiamente surclassati dalle tante ferite prodotte al nostro territorio, valga per tutte la situazione di totale inutilizzabilità della costa a nord della città per la presenza di decine di opifici che per anni hanno smaltito in mare milioni di metri cubi di materiale di risulta della lavorazione del marmo.

Certo i materiali lapidei coltivati nell'agro di Trani hanno consentito lo sviluppo urbanistico, storico-architettonico e soprattutto economico della città di Trani, ma vari fattori quali la insensibilità rispetto le tematiche ambientali, la lentezza della coltivazione delle aeree di cava, la vastità del territorio da sfruttare e la mancanza di norme di regolamentazione dell'attività estrattiva hanno creato numerosi disastri ambientali finendo con l'impoverire il territorio e quindi la collettività. Il risultato di tale stato di cose ha prodotto chilometri di costa distrutta, decine di buchi connessi a saggi infruttuosi, e decine di cave piccole e grandi disseminate a macchia di leopardo con profondità talmente elevate da raggiungere le falde acquifere sottostanti.

Nell'ambito del territorio di Trani nel dicembre 2002 risultavano autorizzate 42 ditte (fonte ufficio minerario regionale), ma in realtà nell'agro di Trani le cave esistenti sono in realtà molte di più. Solo con la legge regionale n. 37 del 22.05.1985 si è avuta una prima regolamentazione del settore, con l'obbligo per gli imprenditori di recuperare l'area di cava. Ma l'inadeguatezza delle norme e le strategie poste in essere da alcuni imprenditori per eludere la legge ( richiesta di proroga della chiusura di attività, rinuncia alla restituzione della garanzia fideiussoria molto esigua rispetto ai soldi necessari a ripristinare l'area di cava etc.) non ha impedito lo sfregio del nostro territorio sotto gli occhi di tutti.

Ma negli ultimi anni insistenti sono state le voci di crisi del settore estrattivo tranese che hanno condotto gli imprenditori del marmo a chiedere l'attenzione delle istituzioni e delle varie forze politiche affinché, alla luce delle nuove norme comunitarie che hanno identificato zone di tutela speciale (z.p.s. etc.), si semplificasse e si razionalizzasse il quadro normativo regionale. La disorganicità delle richieste, la mancanza di unità di intenti della classe imprenditoriale, l'improvvisazione, la incompetenza e la superficialità di alcuni uomini politici hanno invece prodotto un risultato assolutamente insufficiente, così come riconosciuto dagli stessi imprenditori.

Ed infatti la Regione Puglia (regnante il dott. Fitto) ha redatto una nuova legge Regionale la n. 21 del 12.11.2004, che presentata e "venduta", durante la campagna elettorale come la soluzione di tutti i problemi ( la legge porta la firma del Consigliere Regionale di A.N. Silvestris, qualcuno si ricorderà i mega manifesti elettorali) si è in realtà dimostrata assolutamente insufficiente per cancellare la crisi del settore lapideo. Ma se ad aprile 2005 c'è stata la gara, nel centrodestra per rivendicare la paternità di una legge che avrebbe dovuto risolvere ogni problema del settore, a qualche mese di distanza è calato un silenzio assordante da parte di quegli stessi soggetti che avevano sbandierato il loro impegno per realizzare quella legge, che oggi gli stessi imprenditori dicono assolutamente insufficiente.

Anzi di più la nostra parlamentare di riferimento, On.le Carlucci, si prodiga nel far pervenire quaranta telegrammi (che bell'esempio di oculatezza di impiego delle risorse!) al Consiglio Comunale di Trani, riunitosi in seduta straordinaria il 13 ottobre scorso per discutere il nulla (considerato che ogni decisione tesa alla riformulazione della legge ed alla redazione del P.R.A.E. spetta alla Regione, già peraltro attivata in tal senso dalle segnalazioni dei partiti del centrosinistra), per comunicare di aver programmato l'ennesimo incontro a Roma con il Ministro competente, al fine di trovare una soluzione definitiva al problema!!!!! Ma non era stata già trovata a novembre 2004????

Ed infatti a dispetto di tutte le iniziative adottate dalla amministrazione regionale precedente e di alcuni esponenti politici tranesi assolutamente insufficienti a risolvere i problemi del settore lapideo, la nuova Giunta Regionale ha già avviato un tavolo di concertazione che porterà nel giro di breve tempo alla redazione del nuovo P.R.A.E. richiesto a gran voce dagli imprenditori. Per tale motivo poiché si preannuncia la definitiva regolamentazione del settore noi chiediamo che la città di Trani si adoperi immediatamente da parte sua ad effettuare il censimento delle cave su tutto il territorio comunale ed a predisporre il piano di risanamento delle cave dimesse.»Michele di Gregorio
Capogruppo Consiliare del Movimento dei Verdi
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