Politica

I Verdi partecipano alla marcia Gravina - Altamura

Il 14 Maggio una manifestazione di sensibilizzazione sul parco dell'alta murgia

Il 14 maggio 2005 i Verdi aderiscono all'iniziativa della marcia Gravina-Altamura. Pubblichiamo un comunicato:

"Uno degli eventi nodali dell'annosa questione si è avuto con l'ultima marcia Gravina-Altamura, che ha visto partecipe, nella lodevole ed estrema azione d'impegno civile, l'amico Francesco Reggio a cui noi tutti spiritualmente gli dedichiamo l'istituzione del parco. Siamo ben consapevoli che vi siano molteplici questioni irrisolte, problematiche da affrontare e perplessità da chiarire. Siamo convinti, inoltre, che le maggiori difficoltà sono proprio connesse al passaggio dalla fase propositiva alla fase attuativa di regolamentazione e di salvaguardia del patrimonio agro-naturalistico che si intende tutelare. La Puglia detiene, tra tutte le regioni italiane, il record dei quantitativi di materiali lapidei estratti annualmente. Tale primato è attribuibile sia alla ricchezza geologica della regione che alla palese deregolamentazione del settore. Le cave ricadenti nel parco dell'alta Murgia sono solo una minima parte dell'enorme numero di fosse di cava presenti in Puglia. Ci sembra assolutamente spropositato fare dipendere il posto di lavoro di 2000-4000 (?) occupati nel settore dalle poche cave ricadenti nel parco. Dalle statistiche si evince che in Puglia, in tutto il settore estrattivo erano occupati, nell'anno 2002, 2982 addetti (fonte A.N.I.M.).

Ci preme aggiungere che non è assolutamente dimostrabile che la creazione del parco non possa, complessivamente, incrementare l'occupazione visto che ne potranno beneficiare settori come quello turistico o agroalimentare con la produzione e vendita di prodotti agricoli locali che utilizzerebbero il bollino di qualità del parco. Per parlar chiaro, inoltre, è giusto precisare che gli operatori del settore estrattivo pugliese si sono da sempre battuti per l'eliminazione di vincoli e balzelli economici che avrebbero potuto ostacolare la loro attività. Nelle Apuane, la famosa ‘Tassa del marmo' risale al lontano 1911 (Legge n. 749) ed è solo uno dei tre contributi, proporzionali ai quantitativi cavati, imposti esclusivamente per il Comune di Carrara.

Alcune regioni (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche) includono nella Convenzione o nell'Autorizzazione di rilascio della Cava l'obbligo per l'esercente di pagamento di un contributo a titolo di concorso alle spese necessarie per gli interventi ulteriori rispetto ai normali obblighi di sistemazione ambientale e recupero socio-economico dell'area dimessa di cava. L'Emilia Romagna, per es. impone oneri variabili da 0.26 a 1.03 Euro a metro cubo escavato. Mentre in altre realtà regionali esistono precisi piani per l'attività estrattiva, in Puglia, il famigerato PRAE giace ancora in qualche cassetto e gli operatori del settore acquistano fondi, ovunque ubicati, con la presunzione che prima o poi si riesca ad utilizzarli ai fini estrattivi.

Siamo tuttavia convinti che il nocciolo del problema sia soprattutto culturale. La sensibilità ambientale delle popolazioni è destinata ad aumentare progressivamente nel tempo ed è direttamente proporzionale agli ‘scompensi' che si perpetuano sull'ambiente. Qualche hanno fa erano solo pochi tenaci ecologisti a contrastare le attività ad elevato impatto ambientale; ora ad essi si sono aggiunti gli agricoltori, i giornalisti, i magistrati, e… la gente comune che, probabilmente, è stanca di rilevare scempi del territorio a scapito della salute della comunità e ad esclusivo vantaggio dei soliti astuti imprenditori. Non passa giorno che i tutori dell'ordine non compiano un sequestro di cave esauste entro cui sono stati riversati rifiuti d'ogni natura. Così appare del tutto incomprensibile che importanti aziende del settore evitino di porre in sicurezza le cave ormai abbandonate o che eludino gli obblighi che prevedono il recupero ambientale delle aree sfruttate. Appare quindi, l'urgenza che le associazioni del settore lapideo si adoperino per riqualificare il settore in chiave ambientalista; ciò appare non necessario ma indispensabile. In altri bacini estrattivi d'Italia sono stati creati istituti professionali e tecnici che formano diplomati e periti esperti nel campo della ricerca dei giacimenti, della coltivazione e della commercializzazione del prodotto. Se il settore lapideo pugliese vuole sopravvivere deve iniziare a cambiare mentalità e a farsi promotore di lodevoli esempi di recupero di cave per usi sociali, culturali e turistici. Inoltre dovrebbe mirare ad integrarsi nel tessuto sociale con iniziative promozionali fieristiche e museali. Le idee sarebbero tante ma è evidente che bisogna liberarsi dall'ossessione del massimo profitto nel più breve tempo possibile perché alla lunga saranno le stesse popolazioni a ribellarsi a questa logica speculativa.

Per quanto attiene alle ormai reiterate accuse di essere gli "ambientalisti dell'ultima ora" ci teniamo a puntualizzare che mai complimento fu più appagante; sia perché implicitamente ammette che il numero degli ambientalisti aumenta attimo per attimo, sia perché ci avrebbe indispettito molto di più essere additati come "palazzinari di vecchia data".

Massimo Caruso
Portavoce Verdi Trani
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