Vita di città

«Il nostro vero male? La tranesità»

Robinie abbattute, lettera in redazione di Domenico Valente

«E' con grande indignazione che ho appreso della deplorevole iniziativa dell'abbattimento programmato di alberi ad alto fusto su via Falcone. Il problema che sta dietro questo grave atto deliquenziale, giustificato dalla neccessità di realizzare un muro di protezione lungo la linea ferroviaria che costeggia questa arteria cittadina, non è solo la totale mancanza di rispetto per il verde pubblico e per la natura che ci circonda quando, invece, l'indifferenza che regna oltre le proprie mura domestiche dando linfa al male che attanaglia la maggior parte dei cittadini di questa città: la tranesità. Si signore! La tranesità. La tranesità è un male incurabile, difficile da debellare e che può avere delle conseguenze letali così come sta accadendo per gli alberi di via Falcone.

L'assurdo vuole che dopo il primo stop all'abbattimento di circa quindici giorni fa , il 23 novembre, appena trascorso, i lavori sono ricominciati e a darne notizia ci sono stati quei siti, come il vostro, che di Trani si occupano quotidianamente. L'assurdo vuole, scusate il ripetermi, che i Verdi, almeno da quello che si percepisce dall'articolo intitolato "via Falcone abbattuta ogni speranza" considerano già abbattuti tutti gli alberi, quando, invece, alle ore 21 del 24.11.2009 ne ho censiti ben 37, quindi, molto probabilmente, si potrebbe fare ancora qualcosa per salvarli. L'assurdo vuole (devo assolutamente ripetermi) che la gente, affetta da tranesità, anzichè protestare per salvare un meraviglioso angolo di natura, l'ho vista raccogliere la legna quale trofeo da mostrare ad amici e parenti o, quasi sicuramente, per destinarla alla utile quanto insana funzione di legna da caminetto.



Quel che è peggio, che quella stessa gente non ha nemmeno pensato di lasciare un bigliettino di ringraziamento all'ammistrazione ferroviaria o alla grigia amministrazione locale, tanto indifferente alla salvaguardia del nostro patrimonio naturale.

Qualcuno affetto da tranesità mi ha addirittura riferito: "Meglio cosi! Almeno non ci riempiamo di topi!". Signori, ritengo che tutti dobbiamo fare un passo indietro e ritornare a scuola dove imparare il buon senso civico e ricordare che se i ratti proliferano è grazie allo sporco che creiamo attorno a noi. Il vero animale fedele all'uomo, infatti, non è il cane ma la zoc...la. Non vi è un nucleo urbano, infatti, senza che non ci sia una popolazione di ratti. Voglio ricordare, infine, che con l'abbattimento delle robinie di via Falcone, oltre a perdere in estetica e in ossigeno, sottilineo che compromettiamo il piccolo quanto importante ecosistema che lungo quel tratto selvaggio s'è formato nel corso degli anni; li nidificano, infatti, esemplari protetti e iscritti negli elenchi del Cites come pettirosso e ricci, vivono in maniera permanente ghiandaie, gazze e cardellini. Dimenticavo. Lungo quella strada alberata trovavano refrigerio, soprattutto in estate, rari esemplari di "homo runner" che, tra una pausa e l'altra durante le loro corse, con il loro piscio tanto hanno fatto per la crescita di quegli alberi. Se non per le robinie attivatevi almeno per salvaguardare loro.

Chiedo scusa per i toni provocatori utilizzati in questa lettera ma mi sento profondamente ferito quasi mi avessero portato via un figlio».

Domenico Valente
già autore del thriller La Follia Omicida di Una Donna Fantasma è cittadino tranese e, come tale, ama Trani svisceratamente. L'amerebbe di più se ci fosse meno individualismo e più senso civico.
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