Eventi e cultura
Il ritratto di Vittorio Bachelet questa sera alla Parrocchia dello Spirito Santo
A delinearne il suo profilo il procuratore Pasquale Drago
Trani - martedì 25 luglio 2017
Era il 12 febbraio di 35 anni fa quando Vittorio Bachelet, vice presidente del Csm, professore universitario, politico ed ex presidente dell'Azione Cattolica (1964-'73) viene assassinato sulla scalinata della facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza, a Roma. Ad ucciderlo le Brigate Rosse, e più precisamente Annalaura Braghetti e Bruno Seghetti. I due materialmente esplosero i 7 proiettili calibro 32, colpendo Bachelet mentre conversava con Rosy Bindi, all'epoca sua assistente. A distanza di più di 27 anni dall'omicidio, il giurista sarà ricordato questa sera alla Parrocchia dello Spirito Santo a cui parteciperà il dottor Pasquale Drago, del Dipartimento Distrettuale Antimafia di Trani. "Bachalet: una via per conoscerlo", questo il nome del convegno che ha come obiettivo quello di far conoscere e una figura assai di importante nella storia giuridica italiana, che seppe coniugare senso di lealtà e giustizia con i valori cristiani.
Bachelet, nato a Roma il 20 febbraio del 1926, era l'ultimo di 9 fratelli. Figlio di un ufficiale dell'esercito, entra prestissimo a far parte dell'Azione Cattolica iscrivendosi presso il circolo parrocchiale di S. Antonio di Savena di Bologna, dove allora viveva la sua famiglia, iniziando un rapporto che lo avrebbe accompagnato tutta la vita. Nel 1959 Bachelet diviene uno dei principali dirigenti nazionali di Ac. E' infatti in quell'anno che Papa Giovanni XXIII lo nomina vicepresidente nazionale per poi diventare, nel 1964, Presidente Generale nominato questa volta da Paolo VI. Incarico in cui Bachelet verrà confermato per i due mandati successivi, fino al 1973, mentre per l'ultimo mandato sarà eletto dal Consiglio Nazionale e non più nominato dal Papa, secondo il nuovo statuto incoraggiato proprio da Paolo VI e approvato nel 1969.
Iscritto alla Democrazia Cristiana, amico, consigliere ed ammiratore di Aldo Moro, Bachelet viene eletto nel Consiglio comunale di Roma nel giugno del 1976. Ed è nello stesso anno, il 21 dicembre, che Bachelet viene eletto vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura come membro "laico", cioè eletto dal Parlamento, dove riceve praticamente un plebiscito venendo votato da tutte le forze che componevano il cosiddetto "arco costituzionale". Ed è proprio in funzione di questo ruolo che Bachelet diviene un obiettivo delle Br, che contro i magistrati in quegli anni hanno in atto una vera e propria guerra, come altre sigle dell'eversione di sinistra. Bachelet rappresenta in qualità di vicepresidente del Csm, di fatto il 'capo' dei magistrati italiani. La presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura spetta infatti al Presidente della Repubblica, che ha però un ruolo più di garanzia che di sostanza, ed è inoltre un obiettivo non alla portata delle Br che vogliono colpire i vertici dello Stato e gli uomini che le rappresentano. Il perdono del figlio ai funerali Spetta ad uno dei due figli, il 25enne Giovanni, celebrare il ricordo di Bachelet dopo l'omicidio durante i funerali, con un discorso divenuto memorabile per il suo spirito cristiano: "Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri".
Bachelet, nato a Roma il 20 febbraio del 1926, era l'ultimo di 9 fratelli. Figlio di un ufficiale dell'esercito, entra prestissimo a far parte dell'Azione Cattolica iscrivendosi presso il circolo parrocchiale di S. Antonio di Savena di Bologna, dove allora viveva la sua famiglia, iniziando un rapporto che lo avrebbe accompagnato tutta la vita. Nel 1959 Bachelet diviene uno dei principali dirigenti nazionali di Ac. E' infatti in quell'anno che Papa Giovanni XXIII lo nomina vicepresidente nazionale per poi diventare, nel 1964, Presidente Generale nominato questa volta da Paolo VI. Incarico in cui Bachelet verrà confermato per i due mandati successivi, fino al 1973, mentre per l'ultimo mandato sarà eletto dal Consiglio Nazionale e non più nominato dal Papa, secondo il nuovo statuto incoraggiato proprio da Paolo VI e approvato nel 1969.
Iscritto alla Democrazia Cristiana, amico, consigliere ed ammiratore di Aldo Moro, Bachelet viene eletto nel Consiglio comunale di Roma nel giugno del 1976. Ed è nello stesso anno, il 21 dicembre, che Bachelet viene eletto vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura come membro "laico", cioè eletto dal Parlamento, dove riceve praticamente un plebiscito venendo votato da tutte le forze che componevano il cosiddetto "arco costituzionale". Ed è proprio in funzione di questo ruolo che Bachelet diviene un obiettivo delle Br, che contro i magistrati in quegli anni hanno in atto una vera e propria guerra, come altre sigle dell'eversione di sinistra. Bachelet rappresenta in qualità di vicepresidente del Csm, di fatto il 'capo' dei magistrati italiani. La presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura spetta infatti al Presidente della Repubblica, che ha però un ruolo più di garanzia che di sostanza, ed è inoltre un obiettivo non alla portata delle Br che vogliono colpire i vertici dello Stato e gli uomini che le rappresentano. Il perdono del figlio ai funerali Spetta ad uno dei due figli, il 25enne Giovanni, celebrare il ricordo di Bachelet dopo l'omicidio durante i funerali, con un discorso divenuto memorabile per il suo spirito cristiano: "Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri".