Attualità
Il tranese don Raffaele Sarno in udienza da Papa Francesco e il ministro Bonafede
Una due giorni di celebrazioni ed incontri con le istituzioni per i cappellani delle carceri d'Italia
Trani - venerdì 9 ottobre 2020
10.25
Una due giorni di celebrazioni, incontri e onorificenze per i cappellani delle carceri che hanno svolto almeno venticinque anni di servizio è stata organizzata dall'Ispettorato dei Cappellani delle Carceri d'Italia, guidato da don Raffaele Grimaldi. Sono arrivati in quindici da tutta Italia e sono considerati i cappellani storici, quelli con più di venticinque anni di servizio, per un ministero che normalmente ha un ricambio frequente. Eroi dunque? Gli chiediamo. E sorride, il nostro don Raffaele: "Ma no che non siamo eroi...". C'è da considerarli tali invece, per le difficoltà e le chiusure che il mondo carcerario affronta ogni giorno, oltre che naturalmente per il rapporto con una umanità in condizione di estrema difficoltà.
E' stata importante dunque l'occasione non solo di riflessione comune tra gli operatori ma anche di confronto con le Istituzioni: martedì l'incontro con il ministro Bonafede, che dopo aver ascoltato con interesse le criticità e le difficoltà sollevate dai cappellani e annunciato la predisposizione di finanziamenti in particolare per la gestione delle misure alternative, ha conferito una onorificenza al gruppo dei cappellani.
Nel pomeriggio una intensa messa nel cortile di regina Coeli, accolti dalla direttrice Silvana Sergi e dal Provveditore della Amministrazione Penitenziaria della Regione Lazio, celebrata dal Segretario generale della CEI, monsignor Stefano Russo. Mercoledì il momento clou, emozionante e intenso, all'udienza del santo Padre: "Sua Santità ci benedica, siamo i cappellani delle carceri da venticinque anni, puzziamo di galera", gli dice uno dei cappellani nel momento in cui Papa Francesco si avvicina a loro.
"Grazie per il vostro lavoro, io porto il carcere nel cuore. Ogni volta che entro in un carcere mi domando perchè loro e non me", risponde il Papa, con l'espressione triste di chi si considera padre e vorrebbe addossare su di sè le sciagure che colpiscono i propri figli. "Ci deve benedire perchè noi cappellani siamo un po' "delinquentelli"...con certa gente non bisogna essere sempre troppo buoni ", scherza il cappellano che opera in Sicilia, "ma non ci stanchiamo di dare speranza". Annuisce e rincara, Papa Francesco: "Sempre il carcere deve essere una finestra verso l'esterno".
E ricorda una direttrice di un carcere che individuò una clientela per un costruttore di violini che così potè continuare a mantenersi con le proprie capacità, ma anche la Via Crucis organizzata dai detenuti: "Hanno fatto tutto loro", dice quasi con orgoglio. A chiudere la due giorni l'incontro col cardinale Turkson, Prefetto del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano integrale e la santa messa celebrata dal cardinale Fisichella. "Un'esperienza intensa e emozionante", dice don Raffaele. Per noi tranesi un orgoglio e una presenza preziosa e indispensabile, instancabile - da sempre - nel suo operato nel sociale a favore dei bisognosi, anche nel suo ruolo di direttore della Caritas Diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie.
E' stata importante dunque l'occasione non solo di riflessione comune tra gli operatori ma anche di confronto con le Istituzioni: martedì l'incontro con il ministro Bonafede, che dopo aver ascoltato con interesse le criticità e le difficoltà sollevate dai cappellani e annunciato la predisposizione di finanziamenti in particolare per la gestione delle misure alternative, ha conferito una onorificenza al gruppo dei cappellani.
Nel pomeriggio una intensa messa nel cortile di regina Coeli, accolti dalla direttrice Silvana Sergi e dal Provveditore della Amministrazione Penitenziaria della Regione Lazio, celebrata dal Segretario generale della CEI, monsignor Stefano Russo. Mercoledì il momento clou, emozionante e intenso, all'udienza del santo Padre: "Sua Santità ci benedica, siamo i cappellani delle carceri da venticinque anni, puzziamo di galera", gli dice uno dei cappellani nel momento in cui Papa Francesco si avvicina a loro.
"Grazie per il vostro lavoro, io porto il carcere nel cuore. Ogni volta che entro in un carcere mi domando perchè loro e non me", risponde il Papa, con l'espressione triste di chi si considera padre e vorrebbe addossare su di sè le sciagure che colpiscono i propri figli. "Ci deve benedire perchè noi cappellani siamo un po' "delinquentelli"...con certa gente non bisogna essere sempre troppo buoni ", scherza il cappellano che opera in Sicilia, "ma non ci stanchiamo di dare speranza". Annuisce e rincara, Papa Francesco: "Sempre il carcere deve essere una finestra verso l'esterno".
E ricorda una direttrice di un carcere che individuò una clientela per un costruttore di violini che così potè continuare a mantenersi con le proprie capacità, ma anche la Via Crucis organizzata dai detenuti: "Hanno fatto tutto loro", dice quasi con orgoglio. A chiudere la due giorni l'incontro col cardinale Turkson, Prefetto del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano integrale e la santa messa celebrata dal cardinale Fisichella. "Un'esperienza intensa e emozionante", dice don Raffaele. Per noi tranesi un orgoglio e una presenza preziosa e indispensabile, instancabile - da sempre - nel suo operato nel sociale a favore dei bisognosi, anche nel suo ruolo di direttore della Caritas Diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie.