Eventi e cultura
Il violino di Auschwitz, oggi in scena lo spettacolo "Senza Nome"
Il dramma dell'Olocausto raccontato ai più piccoli da Giulia Petruzzella
Trani - martedì 23 gennaio 2018
Andrà in scena oggi e domani, 23 – 24 gennaio alle 9.30, lo spettacolo "Senza nome" a cura de Il teatro dei Cipis. Ad assistervi saranno le scolaresche, principalmente studenti delle scuole primarie che partecipano al progetto "Il violino di Auschwitz", serie di appuntamenti a cura della Fondazione S.E.C.A. e della libreria Miranfù, in collaborazione con l'assessorato alla cultura ed il patrocinio morale della comunità ebraica di Napoli.
Lo spettacolo di e con Giulia Petruzzella, non è un monologo, poiché l'attrice è in diretta conversazione con il pubblico dei piccoli studenti, coinvolgendolo. In un vortice di emozioni e suggestione, l'attrice rievoca fatti, ricordi, testimonianze, canzoni e frammenti di vita quotidiana, a misura di bambino, per non perdere di vista il fatto che la Shoah non è una questione dei soli ebrei, ma di tutti e, soprattutto, è una storia che può essere raccontata anche ai più piccoli, con le parole giuste, perché sapendo possano essere uomini e cittadini migliori, sensibili e coscienziosi.
"Senza nome" è la dimostrazione che si può, anzi si deve, anche con i più giovani, rielaborare quanto è successo "laggiù", quel "laggiù" che non è soltanto la Germania, ma è anche e soprattutto il comportamento della gente. Due date, dunque, già prenotate dalle scolaresche e dai loro insegnanti che con entusiasmo hanno accolto l'invito a far vivere questa lezione fuori dai banchi ai propri alunni.
Non le pagine di un libro ed un evidenziatore, ma una compagnia teatrale che racconta guardando negli occhi, che insegna attraverso l'arte, che parla con le parole giuste di un fatto ingiusto, ormai passato, ma non molto lontano perché si ripeta se si smette di ricordare.
Lo spettacolo di e con Giulia Petruzzella, non è un monologo, poiché l'attrice è in diretta conversazione con il pubblico dei piccoli studenti, coinvolgendolo. In un vortice di emozioni e suggestione, l'attrice rievoca fatti, ricordi, testimonianze, canzoni e frammenti di vita quotidiana, a misura di bambino, per non perdere di vista il fatto che la Shoah non è una questione dei soli ebrei, ma di tutti e, soprattutto, è una storia che può essere raccontata anche ai più piccoli, con le parole giuste, perché sapendo possano essere uomini e cittadini migliori, sensibili e coscienziosi.
"Senza nome" è la dimostrazione che si può, anzi si deve, anche con i più giovani, rielaborare quanto è successo "laggiù", quel "laggiù" che non è soltanto la Germania, ma è anche e soprattutto il comportamento della gente. Due date, dunque, già prenotate dalle scolaresche e dai loro insegnanti che con entusiasmo hanno accolto l'invito a far vivere questa lezione fuori dai banchi ai propri alunni.
Non le pagine di un libro ed un evidenziatore, ma una compagnia teatrale che racconta guardando negli occhi, che insegna attraverso l'arte, che parla con le parole giuste di un fatto ingiusto, ormai passato, ma non molto lontano perché si ripeta se si smette di ricordare.