Eventi e cultura
Incontro sulla figura Giuseppe Davanzati, arcivescovo di Trani nel '700
Il prelato illuminista sarà ricordato nella biblioteca comunale
Trani - martedì 2 settembre 2014
7.28
Si svolgerà venerdì 5 settembre, presso la biblioteca comunale G.Bovio, l'incontro sulla figura di Giuseppe Davanzati, arcivescovo di Trani nel XVIII secolo. Una figura storica ma che lasciò uno segno indelebile per la diocesi di Trani in piena epoca illuminista. Alla tavola rotonda siederanno la prof.ssa Maria Paola Mauro, assessore all'istruzione e alla biblioteca; il dott. Luciano Carcereri, presidente della sezione "Benedetto Ronchi". Presenterà la dott.ssa, Daniela Pellegrino, responsabile della biblioteca comunale. In programma anche l'intervento del sindaco Gigi Riserbato.
Prelato illuminista di antica famiglia patrizia fiorentina di parte guelfa trasferitasi nel Mezzogiorno, Giuseppe Davanzati nacque a Bari nel 1665. Allievo dei Gesuiti del Collegio di Bari, studiò diritto e teologia a Napoli e scienze matematiche e fisiche a Bologna. La sorella Agata andò in sposa a Domenico Forges, nobile di Palo del Colle, dando così origine al ramo Forges Davanzati, la cui presenza nel tessuto sociale tranese del Settecento è segnalata anche dall'omonimo palazzo. Seguendo gli usi dei rampolli delle famiglie nobili, Giuseppe Davanzati visitò - oltre allo Stato Pontificio, alla Toscana e alle principali città della Repubblica veneta - i maggiori paesi d'Europa, dalla Francia all'Inghilterra, dalla Spagna al Portogallo, dall'Olanda alla Germania. Entrò così in contatto con Francesco Redi, Ludovico A. Muratori e Gottfried Wilhelm von Leibniz. Conseguì il dottorato in teologia alla Sapienza di Roma, fu ordinato sacerdote nel 1692 e fu nominato Tesoriere della Basilica di S. Nicola in Bari. Apprezzato dai pontefici Clemente XI e Benedetto XIV, nel novembre del 1717 fu consacrato arcivescovo e il 12 febbraio dell'anno seguente si insediò in cattedra nel duomo di Trani. Si rivelò ben presto un prelato energico e insieme innovatore: mirò a correggere le cattive abitudini del clero tranese, contrastò le pratiche scorrette dei fedeli, arrivando a visitare le chiese della diocesi "armato di uncini e martelli" per cancellare immagini oggetto di superstizione. Si attirò così i risentimenti di frati e preti che, appoggiati dalla duchessa d'Andria - sua acerrima nemica - lo accusarono di iconoclastia. Fu scagionato dall'infamante accusa dal pontefice Benedetto XIII, il gravinese Francesco Maria Orsini, al quale espose di persona le proprie giustificazioni.
Uomo finissimo e acuto, fece parte della cerchia di intellettuali che a Napoli si riuniva, sotto l'egida dell'Accademia degli Investiganti, attorno a mons.Celestino Galiani, cappellano maggiore di Napoli e arcivescovo di Tessalonica, che insieme a Davanzati aveva vissuto l'esperienza dell'Accademia Gualtieri di Roma. Nel 1746 Benedetto XIV lo nominò patriarca d'Alessandria. Le qualità del suo ingegno andarono ben oltre il governo della diocesi. Due suoi scritti, la "Lettera sopra la riforma delle feste" e la "Dissertazione sopra i vampiri", rivelarono la sua vasta e aggiornata cultura e suscitarono un convinto e generale apprezzamento tra le persone colte: il suo amico, Costantino Grimaldi, lo definì "dottissimo prelato". Nel primo scritto, rivolto a Benedetto XIV, propose una riduzione delle feste religiose, magari accorpandole nelle domeniche, sia per evitare che i fedeli le trascorressero nelle bettole, ubriacandosi e provocando disordini e risse, anziché partecipare alle cerimonie religiose; sia per impedire alla povera gente di perdere quel già scarso guadagno che poteva trarre dal lavoro assiduo.
La "Dissertazione sopra i vampiri" è opera di più ampio respiro: ricollegandosi ad una antica tradizione culturale che risale agli anni precedenti il Mille, Davanzati svolge una attenta analisi che si conclude con una decisa demistificazione dell'esistenza dei vampiri, sulla base di una concezione razionalistica della natura e di una valutazione realistica del fenomeno. Questo scritto venne diffuso per molti anni in forma manoscritta e solo nel 1774 fu pubblicato postumo dal pronipote Domenico Forges Davanzati. Il saggio precorre l'ampio dibattito che su questo tema si aprì, nella seconda metà del XVIII secolo, con l'opera di Girolamo Tartarotti "Del Congresso notturno delle lammie" stampata a Rovereto nel 1749. L'arcivescovo Davanzati morì in terra tranese il 16 febbraio 1755.
Prelato illuminista di antica famiglia patrizia fiorentina di parte guelfa trasferitasi nel Mezzogiorno, Giuseppe Davanzati nacque a Bari nel 1665. Allievo dei Gesuiti del Collegio di Bari, studiò diritto e teologia a Napoli e scienze matematiche e fisiche a Bologna. La sorella Agata andò in sposa a Domenico Forges, nobile di Palo del Colle, dando così origine al ramo Forges Davanzati, la cui presenza nel tessuto sociale tranese del Settecento è segnalata anche dall'omonimo palazzo. Seguendo gli usi dei rampolli delle famiglie nobili, Giuseppe Davanzati visitò - oltre allo Stato Pontificio, alla Toscana e alle principali città della Repubblica veneta - i maggiori paesi d'Europa, dalla Francia all'Inghilterra, dalla Spagna al Portogallo, dall'Olanda alla Germania. Entrò così in contatto con Francesco Redi, Ludovico A. Muratori e Gottfried Wilhelm von Leibniz. Conseguì il dottorato in teologia alla Sapienza di Roma, fu ordinato sacerdote nel 1692 e fu nominato Tesoriere della Basilica di S. Nicola in Bari. Apprezzato dai pontefici Clemente XI e Benedetto XIV, nel novembre del 1717 fu consacrato arcivescovo e il 12 febbraio dell'anno seguente si insediò in cattedra nel duomo di Trani. Si rivelò ben presto un prelato energico e insieme innovatore: mirò a correggere le cattive abitudini del clero tranese, contrastò le pratiche scorrette dei fedeli, arrivando a visitare le chiese della diocesi "armato di uncini e martelli" per cancellare immagini oggetto di superstizione. Si attirò così i risentimenti di frati e preti che, appoggiati dalla duchessa d'Andria - sua acerrima nemica - lo accusarono di iconoclastia. Fu scagionato dall'infamante accusa dal pontefice Benedetto XIII, il gravinese Francesco Maria Orsini, al quale espose di persona le proprie giustificazioni.
Uomo finissimo e acuto, fece parte della cerchia di intellettuali che a Napoli si riuniva, sotto l'egida dell'Accademia degli Investiganti, attorno a mons.Celestino Galiani, cappellano maggiore di Napoli e arcivescovo di Tessalonica, che insieme a Davanzati aveva vissuto l'esperienza dell'Accademia Gualtieri di Roma. Nel 1746 Benedetto XIV lo nominò patriarca d'Alessandria. Le qualità del suo ingegno andarono ben oltre il governo della diocesi. Due suoi scritti, la "Lettera sopra la riforma delle feste" e la "Dissertazione sopra i vampiri", rivelarono la sua vasta e aggiornata cultura e suscitarono un convinto e generale apprezzamento tra le persone colte: il suo amico, Costantino Grimaldi, lo definì "dottissimo prelato". Nel primo scritto, rivolto a Benedetto XIV, propose una riduzione delle feste religiose, magari accorpandole nelle domeniche, sia per evitare che i fedeli le trascorressero nelle bettole, ubriacandosi e provocando disordini e risse, anziché partecipare alle cerimonie religiose; sia per impedire alla povera gente di perdere quel già scarso guadagno che poteva trarre dal lavoro assiduo.
La "Dissertazione sopra i vampiri" è opera di più ampio respiro: ricollegandosi ad una antica tradizione culturale che risale agli anni precedenti il Mille, Davanzati svolge una attenta analisi che si conclude con una decisa demistificazione dell'esistenza dei vampiri, sulla base di una concezione razionalistica della natura e di una valutazione realistica del fenomeno. Questo scritto venne diffuso per molti anni in forma manoscritta e solo nel 1774 fu pubblicato postumo dal pronipote Domenico Forges Davanzati. Il saggio precorre l'ampio dibattito che su questo tema si aprì, nella seconda metà del XVIII secolo, con l'opera di Girolamo Tartarotti "Del Congresso notturno delle lammie" stampata a Rovereto nel 1749. L'arcivescovo Davanzati morì in terra tranese il 16 febbraio 1755.