Vita di città
Italia Nostra: «Salviamo il Castello e la Cattedrale di Trani»
Una dettagliata ricostruzione dell'architetto Mazzola della "folle iniziativa" che sta per abbattersi sui due monumenti
Trani - martedì 25 maggio 2021
9.52
E' dalla delegazione di Andria di Italia Nostra attraverso una dettagliata ricostruzione dell'architetto Mazzola che riportiamo integralmente, che proviene l'ennesimo grido di dolore nei confronti della prevista ristrutturazione di palazzo Carcano, che deturperebbe l'habitat storico e artistico della zona che va dalla Cattedrale al Castello federiciano.
"Nel 2017 la splendida Trani era già stata oggetto di alcuni miei articoli a seguito della scellerata demolizione dell'ottocentesca Villa Maggi. Successivamente, nel 2018, ero tornato a parlare di questa perla dell'Adriatico a proposito dell'assurda scelta di illuminare la Cattedrale con delle luci fredde a LED, spiegandone la dannosità e chiedendomi come fosse stato possibile che la Soprintendenza potesse aver consentito scelte del genere.
Evidentemente, però, da quelle parti non sanno più come stupirci; così veniamo a sapere della folle iniziativa – avviata negli stessi anni degli scempi menzionati – che sta per abbattersi di fronte al Castello Svevo e a due passi dalla splendida Cattedrale.
Viene da chiedersi come possa essere possibile consentire che la meravigliosa Trani, il cui fronte mare fa invidia al mondo, venga sfregiata da una mostruosità autoreferenziale del genere.Come può, infatti, la Soprintendenza locale aver espresso questo ennesimo parere favorevole… sebbene "a condizione"? Nel parere, datato 3 giugno 2019, si legge: «Tutto ciò premesso questa Soprintendenza, per quanto di sua stretta competenza, ai sensi delle norme citate in premessa, esprime parere preliminare favorevole all'ipotesi sottoposta all'attenzione di questo Ufficio, alle seguenti condizioni da recepire in sede di progettazione definitiva ed esecutiva.
Infatti, pur condividendo la proposta funzionale e l'impianto tipologico dell'edificio nel suo complesso, si esprimono perplessità circa le scelte formali e linguistiche delle tre varianti presentate, a causa del loro forte protagonismo percettivo e materico rispetto al castello, al fronte mare e ai caratteri del tessuto urbano del nucleo antico. In questo senso, considerando il delicato contesto urbano-paesaggistico e i suoi caratteri materici, la Scrivente ritiene sia necessario elaborare – in occasione delle successive fasi di progettazione – una diversa proposta che faccia riferimento a principi progettuali incentrati sull'interpretazione critica dei caratteri morfo-tipologici e materici del contesto architettonico-culturale nel quale l'edificio si colloca, che tenga conto del rapporto forma-strutturali contraibili nell'area culturale in esame. Dovrà altre l'essere previsto il ripristino della viabilità su Via Carlo d'Angiò, con riapertura dell'arco tompagnato esistente sulla facciata».
Ebbene, da quel 3 giugno 2019 sono passati due anni eppure, a giudicare dalle immagini dell'abominio che si intende realizzare, si deve ritenere che i progettisti non abbiano minimamente tenuto conto delle "condizioni" imposte dalla Soprintendenza, sicché ora si rischia un vero e proprio sfregio urbanistico della meravigliosa città pugliese.
Una nota a parte meriterebbe la richiesta di "interpretazione critica dei caratteri morfo-tipologici e materici del contesto architettonico-culturale nel quale l'edificio si colloca" … frase molto discutibile che, nel 100% dei casi, serve semplicemente a non prendere posizione per non contraddire la moderna teoria del restauro e della progettazione architettonica. Frasi del genere, infatti, servono solo a giustificare sgorbi (come quello in oggetto), basati sul principio dell'astrazione tipica – caro ai progettisti e docenti degli anni '60–'80 – che mortificano e appiattiscono il carattere dei luoghi … Quando le Soprintendenze comprenderanno che la teoria del "falso storico" è un falso problema e che figure mitologiche come Brandi e Zevi, per il bene del nostro patrimonio, sono da considerarsi superate, sarà troppo tardi! Cerchiamo comunque di capire come, a Trani, si sia arrivati a tanto. Il 12 giugno 2017, un articolo di Andrea Moselli pubblicato su "Trani Viva" denunciava: «Sul finire degli anni '90 venne rilevato dal Comune di Trani per allocare gli uffici giudiziari, l'acquisizione costò circa 1 miliardo e 600 milioni di lire, a questo importo bisogna aggiungere la permuta della vecchia sede del Museo Diocesano in piazza Duomo, valutata all'epoca 400 milioni di lire. Nel 2004 iniziarono i lavori di restauro per l'importo di circa di 2.4 milioni di euro a cui vanno aggiunti circa 1.2 mln di euro per oneri relativi ai lavori e spese tecniche. I lavori subirono una battuta d'arresto , come se non bastasse, il Comune è stato condannato a pagare per la sospensione dei lavori circa 500 mila euro.
Questa la storia di Palazzo Carcano, l'eterno incompiuto, ma non è finita; il plesso cela qualcosa di molto interessante. Una strada curiosamente scomparsa. Il grande arco in pietra su via Beltrani, non è un semplice locale al piano terra, come saremmo portati a credere, ma un camminamento poi chiuso. al di sotto del fabbricato era presente un'arteria che collegava via Beltrani con piazza Re Manfredi.
C'era la volontà al termine dei lavori di riaprire la strada ed, infatti, una parte è nuovamente accessibile, ma la situazione è molto grave.
Probabilmente la riapertura totale della strada sarà contestuale alla consegna del Palazzo, ma vista la situazione, non si potrebbe accelerare e renderla nuovamente fruibile? Qui non si tratta di valorizzare il nucleo cittadino, ma di intervenire con attività di recupero di ordinaria amministrazione, il minimo indispensabile per garantire la sicurezza. Si tratta dell'ennesimo pessimo biglietto da visita per i turisti, una mancanza di rispetto per i residenti».
Se questo prezioso contributo ci fornisce la premessa, l'articolo "La brutta storia di Palazzo Carcano", pubblicato sul suo blog dall'avvocato Luca Volpe nell'agosto del 2020, ci aiuta a conoscere i censurabili passi successivi che hanno portato il Palazzo alla situazione odierna.
«Succedono sempre cose poco piacevoli nella politica Tranese intorno al periodo di Natale ultimamente e riguardano sempre la Giustizia. Questa volta accade che, era il 18 dicembre del 2017, la maggioranza in consiglio comunale, abbia REGALATO un Palazzo al Ministero della Giustizia. Un Palazzo, Palazzo Carcano, costato diversi milioni di euro, per acquisto e "tentativi" di ristrutturazione. L'Amministrazione ha giustificato la cessione a titolo gratuito, un regalo appunto, dichiarando che "allo stato e nel breve periodo il Comune non ha in alcun modo disponibilità di risorse proprie da utilizzare per il completamento strutturale del palazzo in questione".
Parliamo della stessa Amministrazione che si vanta in campagna elettorale di aver speso 50 milioni per aver fatto cose delle quali è difficile ricordarne la consistenza e l'utilità? Certo che 50 milioni sembrano tantini per chi ha dichiarato negli atti di non avere "in alcun modo disponibilità di risorse".
E poi, l'accordo fu frutto di una nuova intesa politica con il Ministro Orlando che pochi mesi prima vinceva a Trani le primarie del PD grazie all'apporto del Sindaco Bottaro.
Sappiamo poi, si veda Bari, come il Ministro Bonafede gestisca le problematiche dell'edilizia giudiziaria: un disastro! Siamo sempre stati convinti che una cessione di 99 anni in comodato gratuito potesse essere la soluzione migliore, o altre soluzioni ma non certo un vero e proprio regalo ad un Ente lontano, dello Stato, soprattutto in un periodo in cui si vede all'orizzonte la cessione dei beni immobili del demanio come modo di alleggerimento dei debiti statali.
Inoltre, evidenziammo in consiglio comunale come, medio tempore, l'implementazione della tecnologia avrebbe causato il venir meno dell'esigenza di sempre maggiori spazi, molti dei quali per archiviare documenti che, un giorno, non esisteranno più. Peccato che poi la tragedia del Covid ha fatto conoscere a tutti lo smart working, le potenzialità infinite della telematica e ha aperto scenari che sono esattamente quelli già prospettati.
Sarebbe opportuno che si avviasse un dialogo con le istituzioni per tentare di recuperare un immobile, che nella stessa delibera del consiglio comunale, viene ribadito come sottoposto a vincolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per "l'importante interesse storico artistico".
Infine, pochi giorni fa, il danno oltre la beffa. Si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno: "si presenterà così Palazzo Carcano, all'esito dei lavori di riqualificazione e ampliamento che ne consentiranno anche la fruizione museale per ammirarvi rinvenimenti archeologici che saranno visibili attraverso un camminamento sopraelevato e trasparente.
Ed il valore aggiunto starà nel fatto che l'immobile ospiterà sezioni del Tribunale necessarie e sufficienti al punto da eliminare tutti i fitti passivi che il Ministero continua a versare a privati nella città di Trani, ottimizzando i costi ed elevando le prestazioni dell'amministrazione della giustizia nel circondario. Martedì scorso il consiglio comunale, con 19 voti favorevoli, ha adottato la variante urbanistica ed approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica per i lavori di restauro e rifunzionalizzazione di Palazzo Carcano, da destinare a sede del Tribunale di Trani".
Due le cose che colpiscono:
1) il Ministero ha in pochissimo tempo pensato ad eliminare i fitti passivi, cosa che l'Amministrazione da anni non ha fatto;
2) si impone a Trani una struttura che appare dura da digerire come impatto e che, come s'è detto, dimostra che i beni dei Tranesi andrebbero gestiti dai Tranesi e non da Enti lontani da Trani.
Ebbene, tornando ad oggi, è bene sapere che c'è tempo fino al 28 maggio per potersi opporre a questo scempio, ragion per cui, come ho già scritto giorni addietro in un post su Facebook, poi ripreso dall'ex consigliera comunale di Trani Maria Grazia Cinquepalmi, spero che i cittadini tranesi prendano coraggio e seguano l'esempio del Comitato "Salviamo il Castello" di Barletta, fermando questo inutile scempio!
Nella vicina Barletta, infatti, la presa di coscienza dei cittadini riuniti in comitato, grazie all'appoggio di Italia Nostra e Legambiente, è stata in grado di frenare il colosso tedesco LIDL, facendo sì che il previsto ipermercato a ridosso del Castello trovasse una nuova collocazione più consona."
"Nel 2017 la splendida Trani era già stata oggetto di alcuni miei articoli a seguito della scellerata demolizione dell'ottocentesca Villa Maggi. Successivamente, nel 2018, ero tornato a parlare di questa perla dell'Adriatico a proposito dell'assurda scelta di illuminare la Cattedrale con delle luci fredde a LED, spiegandone la dannosità e chiedendomi come fosse stato possibile che la Soprintendenza potesse aver consentito scelte del genere.
Evidentemente, però, da quelle parti non sanno più come stupirci; così veniamo a sapere della folle iniziativa – avviata negli stessi anni degli scempi menzionati – che sta per abbattersi di fronte al Castello Svevo e a due passi dalla splendida Cattedrale.
Viene da chiedersi come possa essere possibile consentire che la meravigliosa Trani, il cui fronte mare fa invidia al mondo, venga sfregiata da una mostruosità autoreferenziale del genere.Come può, infatti, la Soprintendenza locale aver espresso questo ennesimo parere favorevole… sebbene "a condizione"? Nel parere, datato 3 giugno 2019, si legge: «Tutto ciò premesso questa Soprintendenza, per quanto di sua stretta competenza, ai sensi delle norme citate in premessa, esprime parere preliminare favorevole all'ipotesi sottoposta all'attenzione di questo Ufficio, alle seguenti condizioni da recepire in sede di progettazione definitiva ed esecutiva.
Infatti, pur condividendo la proposta funzionale e l'impianto tipologico dell'edificio nel suo complesso, si esprimono perplessità circa le scelte formali e linguistiche delle tre varianti presentate, a causa del loro forte protagonismo percettivo e materico rispetto al castello, al fronte mare e ai caratteri del tessuto urbano del nucleo antico. In questo senso, considerando il delicato contesto urbano-paesaggistico e i suoi caratteri materici, la Scrivente ritiene sia necessario elaborare – in occasione delle successive fasi di progettazione – una diversa proposta che faccia riferimento a principi progettuali incentrati sull'interpretazione critica dei caratteri morfo-tipologici e materici del contesto architettonico-culturale nel quale l'edificio si colloca, che tenga conto del rapporto forma-strutturali contraibili nell'area culturale in esame. Dovrà altre l'essere previsto il ripristino della viabilità su Via Carlo d'Angiò, con riapertura dell'arco tompagnato esistente sulla facciata».
Ebbene, da quel 3 giugno 2019 sono passati due anni eppure, a giudicare dalle immagini dell'abominio che si intende realizzare, si deve ritenere che i progettisti non abbiano minimamente tenuto conto delle "condizioni" imposte dalla Soprintendenza, sicché ora si rischia un vero e proprio sfregio urbanistico della meravigliosa città pugliese.
Una nota a parte meriterebbe la richiesta di "interpretazione critica dei caratteri morfo-tipologici e materici del contesto architettonico-culturale nel quale l'edificio si colloca" … frase molto discutibile che, nel 100% dei casi, serve semplicemente a non prendere posizione per non contraddire la moderna teoria del restauro e della progettazione architettonica. Frasi del genere, infatti, servono solo a giustificare sgorbi (come quello in oggetto), basati sul principio dell'astrazione tipica – caro ai progettisti e docenti degli anni '60–'80 – che mortificano e appiattiscono il carattere dei luoghi … Quando le Soprintendenze comprenderanno che la teoria del "falso storico" è un falso problema e che figure mitologiche come Brandi e Zevi, per il bene del nostro patrimonio, sono da considerarsi superate, sarà troppo tardi! Cerchiamo comunque di capire come, a Trani, si sia arrivati a tanto. Il 12 giugno 2017, un articolo di Andrea Moselli pubblicato su "Trani Viva" denunciava: «Sul finire degli anni '90 venne rilevato dal Comune di Trani per allocare gli uffici giudiziari, l'acquisizione costò circa 1 miliardo e 600 milioni di lire, a questo importo bisogna aggiungere la permuta della vecchia sede del Museo Diocesano in piazza Duomo, valutata all'epoca 400 milioni di lire. Nel 2004 iniziarono i lavori di restauro per l'importo di circa di 2.4 milioni di euro a cui vanno aggiunti circa 1.2 mln di euro per oneri relativi ai lavori e spese tecniche. I lavori subirono una battuta d'arresto , come se non bastasse, il Comune è stato condannato a pagare per la sospensione dei lavori circa 500 mila euro.
Questa la storia di Palazzo Carcano, l'eterno incompiuto, ma non è finita; il plesso cela qualcosa di molto interessante. Una strada curiosamente scomparsa. Il grande arco in pietra su via Beltrani, non è un semplice locale al piano terra, come saremmo portati a credere, ma un camminamento poi chiuso. al di sotto del fabbricato era presente un'arteria che collegava via Beltrani con piazza Re Manfredi.
C'era la volontà al termine dei lavori di riaprire la strada ed, infatti, una parte è nuovamente accessibile, ma la situazione è molto grave.
Probabilmente la riapertura totale della strada sarà contestuale alla consegna del Palazzo, ma vista la situazione, non si potrebbe accelerare e renderla nuovamente fruibile? Qui non si tratta di valorizzare il nucleo cittadino, ma di intervenire con attività di recupero di ordinaria amministrazione, il minimo indispensabile per garantire la sicurezza. Si tratta dell'ennesimo pessimo biglietto da visita per i turisti, una mancanza di rispetto per i residenti».
Se questo prezioso contributo ci fornisce la premessa, l'articolo "La brutta storia di Palazzo Carcano", pubblicato sul suo blog dall'avvocato Luca Volpe nell'agosto del 2020, ci aiuta a conoscere i censurabili passi successivi che hanno portato il Palazzo alla situazione odierna.
«Succedono sempre cose poco piacevoli nella politica Tranese intorno al periodo di Natale ultimamente e riguardano sempre la Giustizia. Questa volta accade che, era il 18 dicembre del 2017, la maggioranza in consiglio comunale, abbia REGALATO un Palazzo al Ministero della Giustizia. Un Palazzo, Palazzo Carcano, costato diversi milioni di euro, per acquisto e "tentativi" di ristrutturazione. L'Amministrazione ha giustificato la cessione a titolo gratuito, un regalo appunto, dichiarando che "allo stato e nel breve periodo il Comune non ha in alcun modo disponibilità di risorse proprie da utilizzare per il completamento strutturale del palazzo in questione".
Parliamo della stessa Amministrazione che si vanta in campagna elettorale di aver speso 50 milioni per aver fatto cose delle quali è difficile ricordarne la consistenza e l'utilità? Certo che 50 milioni sembrano tantini per chi ha dichiarato negli atti di non avere "in alcun modo disponibilità di risorse".
E poi, l'accordo fu frutto di una nuova intesa politica con il Ministro Orlando che pochi mesi prima vinceva a Trani le primarie del PD grazie all'apporto del Sindaco Bottaro.
Sappiamo poi, si veda Bari, come il Ministro Bonafede gestisca le problematiche dell'edilizia giudiziaria: un disastro! Siamo sempre stati convinti che una cessione di 99 anni in comodato gratuito potesse essere la soluzione migliore, o altre soluzioni ma non certo un vero e proprio regalo ad un Ente lontano, dello Stato, soprattutto in un periodo in cui si vede all'orizzonte la cessione dei beni immobili del demanio come modo di alleggerimento dei debiti statali.
Inoltre, evidenziammo in consiglio comunale come, medio tempore, l'implementazione della tecnologia avrebbe causato il venir meno dell'esigenza di sempre maggiori spazi, molti dei quali per archiviare documenti che, un giorno, non esisteranno più. Peccato che poi la tragedia del Covid ha fatto conoscere a tutti lo smart working, le potenzialità infinite della telematica e ha aperto scenari che sono esattamente quelli già prospettati.
Sarebbe opportuno che si avviasse un dialogo con le istituzioni per tentare di recuperare un immobile, che nella stessa delibera del consiglio comunale, viene ribadito come sottoposto a vincolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per "l'importante interesse storico artistico".
Infine, pochi giorni fa, il danno oltre la beffa. Si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno: "si presenterà così Palazzo Carcano, all'esito dei lavori di riqualificazione e ampliamento che ne consentiranno anche la fruizione museale per ammirarvi rinvenimenti archeologici che saranno visibili attraverso un camminamento sopraelevato e trasparente.
Ed il valore aggiunto starà nel fatto che l'immobile ospiterà sezioni del Tribunale necessarie e sufficienti al punto da eliminare tutti i fitti passivi che il Ministero continua a versare a privati nella città di Trani, ottimizzando i costi ed elevando le prestazioni dell'amministrazione della giustizia nel circondario. Martedì scorso il consiglio comunale, con 19 voti favorevoli, ha adottato la variante urbanistica ed approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica per i lavori di restauro e rifunzionalizzazione di Palazzo Carcano, da destinare a sede del Tribunale di Trani".
Due le cose che colpiscono:
1) il Ministero ha in pochissimo tempo pensato ad eliminare i fitti passivi, cosa che l'Amministrazione da anni non ha fatto;
2) si impone a Trani una struttura che appare dura da digerire come impatto e che, come s'è detto, dimostra che i beni dei Tranesi andrebbero gestiti dai Tranesi e non da Enti lontani da Trani.
Ebbene, tornando ad oggi, è bene sapere che c'è tempo fino al 28 maggio per potersi opporre a questo scempio, ragion per cui, come ho già scritto giorni addietro in un post su Facebook, poi ripreso dall'ex consigliera comunale di Trani Maria Grazia Cinquepalmi, spero che i cittadini tranesi prendano coraggio e seguano l'esempio del Comitato "Salviamo il Castello" di Barletta, fermando questo inutile scempio!
Nella vicina Barletta, infatti, la presa di coscienza dei cittadini riuniti in comitato, grazie all'appoggio di Italia Nostra e Legambiente, è stata in grado di frenare il colosso tedesco LIDL, facendo sì che il previsto ipermercato a ridosso del Castello trovasse una nuova collocazione più consona."