Speciale
La disabilità nel film "Forrest Gumb"
Una nuova pagina della rubrica Cinema e Scienza
Trani - sabato 25 gennaio 2020
6.40
"Stupido è chi lo stupido fa!". Questa è una delle più celebri frasi del film "Forrest Gumb" che potrebbe riassumere un po' il tema di oggi e dello stesso film: la Disabilità. Dal personaggio emerge come essa sia vissuta all'interno di una società che non comprende il disagio che procura l'etichettamento sociale e la stigmatizzazione, che nella maggior parte dei casi genera un peggioramento della problematica diagnosticata.
All'inizio del film Forrest è un bambino che ha un QI (Quoziente Intellettivo) poco al di sotto della media (100), e ciò può essere denominato Funzionamento Intellettivo Limite o Borderline (FIL), il quale consta di un QI compreso tra 78.
Questo approccio utilizzato per spiegare la malattia porta con sé molte criticità, infatti tende ad analizzare l'individuo senza tenere in considerazione i fattori ambientali e come questi possano influenzare l'adattamento del soggetto nelle attività quotidiane. Per tale motivo si propose l'utilizzo di un nuovo sistema di classificazione basato su un modello bio-psico-sociale: ICF (Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità, della salute), il quale introduce altre dimensioni per effettuare la diagnosi che tengono conto di fattori contestuali sia ambientali che personali. Inoltre con la legge 104 del '92 si è stabilita anche l'integrazione scolastica di bambini con disabilità all'interno delle scuole e l'introduzione dell'insegnante di sostegno, ( come potete ricordare nel film, Forrest non avrebbe potuto frequentare una scuola pubblica insieme con altri bambini). Inoltre un altro cambiamento importante sempre introdotto nelle scuole è la stesura del PEI (piano didattico individualizzato), un intervento calibrato sul singolo per migliorare le competenze deficitarie e per potenziare processi cognitivi non automatici.
a cura di Teresa Moccia Si considerava la malattia all'interno di un paradigma biomedico che voleva cogliere la causa del disturbo e non offriva la visione dell'impatto che esso aveva sul funzionamento della persona. Uno dei principali sistemi di classificazione utilizzati per effettuare una diagnosi descrittiva era l'ICD promosso dall' OMS e un suo appendice era l'ICDH, il quale mirava a cogliere le conseguenze di una malattia proponendo una distinzione basata su tre concetti: la menomazione intesa come perdita o anomalia a carico di una struttura o funzione anatomica, psicologia e fisiologica, la disabilità intesa come riduzione parziale o totale della capacità di svolgere un compito, ed infine l'handicap, inteso come lo svantaggio risultante dalla disabilità che impediva il normale svolgimento delle attività.
All'inizio del film Forrest è un bambino che ha un QI (Quoziente Intellettivo) poco al di sotto della media (100), e ciò può essere denominato Funzionamento Intellettivo Limite o Borderline (FIL), il quale consta di un QI compreso tra 78.
Questo approccio utilizzato per spiegare la malattia porta con sé molte criticità, infatti tende ad analizzare l'individuo senza tenere in considerazione i fattori ambientali e come questi possano influenzare l'adattamento del soggetto nelle attività quotidiane. Per tale motivo si propose l'utilizzo di un nuovo sistema di classificazione basato su un modello bio-psico-sociale: ICF (Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità, della salute), il quale introduce altre dimensioni per effettuare la diagnosi che tengono conto di fattori contestuali sia ambientali che personali. Inoltre con la legge 104 del '92 si è stabilita anche l'integrazione scolastica di bambini con disabilità all'interno delle scuole e l'introduzione dell'insegnante di sostegno, ( come potete ricordare nel film, Forrest non avrebbe potuto frequentare una scuola pubblica insieme con altri bambini). Inoltre un altro cambiamento importante sempre introdotto nelle scuole è la stesura del PEI (piano didattico individualizzato), un intervento calibrato sul singolo per migliorare le competenze deficitarie e per potenziare processi cognitivi non automatici.
a cura di Teresa Moccia