Cronaca
La Finanza sequestra 4 depuratori: c'è anche quello di Trani
Ventuno indagati, fra questi Affatato e Tarantini. Il video dei sequestri. Tutti i dettagli dell'operazione "Dirty water"
Trani - giovedì 24 maggio 2012
14.29
Nella mattinata di giovedì, l'operazione denominata "Dirty water" condotta dal gruppo della Guardia di Finanza di Barletta e dalla Capitaneria di porto di Bari, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Trani, ha portato al sequestro probatorio dei quattro impianti di depurazione delle acque reflue di Molfetta, Trani, Barletta e Andria.
L'attività investigativa, svolta insieme agli uomini del nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto di Bari, ha consentito di accertare responsabilità, a vario titolo, in ragione delle cariche ricoperte nelle società incaricate della gestione degli impianti, nei confronti di 21 persone, alle quali sono stati notificati gli avvisi di garanzia in ordine allo sversamento incontrollato nelle acque superficiali marine contigue alla costa di fanghi di depurazione (rifiuti speciali) e di acque non depurate con valori chimici biologici superiori a quelli fissati dal decreto legislativo 152/2006, con deturpazione delle aree marine e dei tratti costieri, nonché la frode nell'esecuzione dei contratti per l'inadempimento degli obblighi contrattuali a carico delle società e dei loro rappresentanti legali, incaricate della conduzione, manutenzione, controllo e custodia degli impianti.
E' stato accertato che, presso gli impianti, veniva effettuato senza autorizzazione, in maniera incontrollata, o comunque non impedito, il deposito temporaneo di fanghi (rifiuti speciali), in quanto le società incaricate della gestione degli impianti, non erano iscritte all'albo nazionale dei gestori ambientali dei rifiuti. L'illecita attività era finalizzata a conseguire un ingiusto profitto derivante dall'abbattimento dei costi di gestione con ulteriore danno derivante dalla non corretta stabilizzazione dei fanghi con l'avvio degli stessi al compostaggio anziché in agricoltura. Con questa finalità era del tutto assente l'attività di controllo da parte delle società incaricate, sulle opere di adeguamento degli impianti, che sono risultate essere state non collaudate ovvero effettuate in maniera non idonea in considerazione dello stato di degrado riscontrato in sede di accessi effettuati dalla Guardia di Finanza di Barletta e dalla Capitaneria di porto di Bari. In questo modo le società di gestione degli impianti non mettevano in condizioni il commissario delegato per l'emergenza rifiuti di esercitare la revoca del finanziamento e del contratto di affidamento delle conduzioni degli impianti, inducendo con tale condotta la presidenza del consiglio del ministri ad emettere atti di proroga dello stato emergenziale fino alla data del 3 dicembre del 2012 e quindi ad evitare che gli impianti fossero dichiarati fuori norma. La Provincia Bat ha proposto la revoca dell'autorizzazione allo scarico per gli impianti di Andria e Trani. Sono state inoltre accertate violazioni in ordine alla dispersione in atmosfera, senza autorizzazione, di emissioni maleodoranti provenienti dagli impianti. L'attività di indagine ha inoltre consentito alla procura della Repubblica di Trani, nella persona del procuratore Carlo Maria Capristo, e del sostituto procuratore Antonio Savasta, di disporre il sequestro probatorio provvisorio dei quattro impianti di depurazione interessati per le operazioni dovendo disporre accertamenti peritali al fine di accertare lo stato di funzionamento degli impianti e l'effettiva consistenza delle migliorie per le quali le società aggiudicatarie degli appalti hanno richiesto ingenti cifre nonostante che il ciclo di depurazione dei reflui urbani risultasse inadeguato e fuori servizio.
Gli accertamenti avranno la finalità di verificare lo stato effettivo della consistenza dei lavori e lo stato di inquinamento dei reflui soprattutto in considerazione del fatto che gli scarichi sono prossimi a zone frequentate nel periodo estivo da bagnanti. Risulta contestato l'inquinamento da idrocarburi presenti nel ciclo di depurazione e sversati in mare. Si vuole anche verificare se lo stato di inquinamento sia tale da comportare danni irreversibili all'habitat marino.
Gli impianti di Molfetta e Trani hanno come gestore e stazione appaltante il Comune che ha affidato i lavori a società terze. In particolare, la gestione dell'impianto di Molfetta è affidata alla società Eurodepurazione S.p.A. consorziata in Ati, mentre quella dell'impianto di Trani dopo una gestione a società privata è poi passata alla Pura depurazione s.r.l.
Sono indagati anche il sindaco uscente Giuseppe Tarantini, il dirigente dell'ufficio tecnico comunale Giuseppe Affatato (attualmente sospeso). Tarantini risponde del fatto di non aver provveduto alla segnalazione del divieto di balneazione nella zona dell'impianto, il dirigente invece risponde di non aver provveduto, con l'Acquedotto e la società appaltante, al controllo della qualità degli scarichi. Fra gli altri indagati, il dirigente del servizio delle acque della Regione Puglia e, in via di identificazione, il rappresentante legale dell'Ato Puglia, i quali pur a conoscenza delle condizioni precarie e gravemente critiche degli impianti hanno omesso ogni forma di controllo né si sono avvalsi del potere di sollecitare la facoltà di revoca dei contratti di affidamento della conduzione degli impianti, inducendo la presidenza del consiglio dei ministri ad emettere reiteratamente decreti di proroga fino all'ultimo emesso il 31 dicembre del 2011.
Della vicenda del depuratore cittadino si era occupata la nostra redazione (articolo: Depuratore, scattano i controlli al mare) ad agosto dell'anno scorso, poco prima che scattasse l'indagine della procura di Trani.
L'attività investigativa, svolta insieme agli uomini del nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto di Bari, ha consentito di accertare responsabilità, a vario titolo, in ragione delle cariche ricoperte nelle società incaricate della gestione degli impianti, nei confronti di 21 persone, alle quali sono stati notificati gli avvisi di garanzia in ordine allo sversamento incontrollato nelle acque superficiali marine contigue alla costa di fanghi di depurazione (rifiuti speciali) e di acque non depurate con valori chimici biologici superiori a quelli fissati dal decreto legislativo 152/2006, con deturpazione delle aree marine e dei tratti costieri, nonché la frode nell'esecuzione dei contratti per l'inadempimento degli obblighi contrattuali a carico delle società e dei loro rappresentanti legali, incaricate della conduzione, manutenzione, controllo e custodia degli impianti.
E' stato accertato che, presso gli impianti, veniva effettuato senza autorizzazione, in maniera incontrollata, o comunque non impedito, il deposito temporaneo di fanghi (rifiuti speciali), in quanto le società incaricate della gestione degli impianti, non erano iscritte all'albo nazionale dei gestori ambientali dei rifiuti. L'illecita attività era finalizzata a conseguire un ingiusto profitto derivante dall'abbattimento dei costi di gestione con ulteriore danno derivante dalla non corretta stabilizzazione dei fanghi con l'avvio degli stessi al compostaggio anziché in agricoltura. Con questa finalità era del tutto assente l'attività di controllo da parte delle società incaricate, sulle opere di adeguamento degli impianti, che sono risultate essere state non collaudate ovvero effettuate in maniera non idonea in considerazione dello stato di degrado riscontrato in sede di accessi effettuati dalla Guardia di Finanza di Barletta e dalla Capitaneria di porto di Bari. In questo modo le società di gestione degli impianti non mettevano in condizioni il commissario delegato per l'emergenza rifiuti di esercitare la revoca del finanziamento e del contratto di affidamento delle conduzioni degli impianti, inducendo con tale condotta la presidenza del consiglio del ministri ad emettere atti di proroga dello stato emergenziale fino alla data del 3 dicembre del 2012 e quindi ad evitare che gli impianti fossero dichiarati fuori norma. La Provincia Bat ha proposto la revoca dell'autorizzazione allo scarico per gli impianti di Andria e Trani. Sono state inoltre accertate violazioni in ordine alla dispersione in atmosfera, senza autorizzazione, di emissioni maleodoranti provenienti dagli impianti. L'attività di indagine ha inoltre consentito alla procura della Repubblica di Trani, nella persona del procuratore Carlo Maria Capristo, e del sostituto procuratore Antonio Savasta, di disporre il sequestro probatorio provvisorio dei quattro impianti di depurazione interessati per le operazioni dovendo disporre accertamenti peritali al fine di accertare lo stato di funzionamento degli impianti e l'effettiva consistenza delle migliorie per le quali le società aggiudicatarie degli appalti hanno richiesto ingenti cifre nonostante che il ciclo di depurazione dei reflui urbani risultasse inadeguato e fuori servizio.
Gli accertamenti avranno la finalità di verificare lo stato effettivo della consistenza dei lavori e lo stato di inquinamento dei reflui soprattutto in considerazione del fatto che gli scarichi sono prossimi a zone frequentate nel periodo estivo da bagnanti. Risulta contestato l'inquinamento da idrocarburi presenti nel ciclo di depurazione e sversati in mare. Si vuole anche verificare se lo stato di inquinamento sia tale da comportare danni irreversibili all'habitat marino.
Gli impianti di Molfetta e Trani hanno come gestore e stazione appaltante il Comune che ha affidato i lavori a società terze. In particolare, la gestione dell'impianto di Molfetta è affidata alla società Eurodepurazione S.p.A. consorziata in Ati, mentre quella dell'impianto di Trani dopo una gestione a società privata è poi passata alla Pura depurazione s.r.l.
Sono indagati anche il sindaco uscente Giuseppe Tarantini, il dirigente dell'ufficio tecnico comunale Giuseppe Affatato (attualmente sospeso). Tarantini risponde del fatto di non aver provveduto alla segnalazione del divieto di balneazione nella zona dell'impianto, il dirigente invece risponde di non aver provveduto, con l'Acquedotto e la società appaltante, al controllo della qualità degli scarichi. Fra gli altri indagati, il dirigente del servizio delle acque della Regione Puglia e, in via di identificazione, il rappresentante legale dell'Ato Puglia, i quali pur a conoscenza delle condizioni precarie e gravemente critiche degli impianti hanno omesso ogni forma di controllo né si sono avvalsi del potere di sollecitare la facoltà di revoca dei contratti di affidamento della conduzione degli impianti, inducendo la presidenza del consiglio dei ministri ad emettere reiteratamente decreti di proroga fino all'ultimo emesso il 31 dicembre del 2011.
Della vicenda del depuratore cittadino si era occupata la nostra redazione (articolo: Depuratore, scattano i controlli al mare) ad agosto dell'anno scorso, poco prima che scattasse l'indagine della procura di Trani.