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La grande agonia del verde pubblico a Trani, una morìa sotto gli occhi di tutti

Ogni giorno vengono abbattute o cadono palme, pini, piante di ogni specie; l'intervento del consigliere Centrone

Se fosse anche solo una diceria il fatto che in Svizzera per ogni albero abbattuto - per vetustà o esigenze edilizie o qualunque altra buona ragione - interverrebbe l'obbligo immediato di piantarne nei pressi almeno altri quattro, sarebbe comunque bene prenderla in considerazione come un buon suggerimento; e soprattutto in una città come Trani, della quale il profilo sta mutando notevolmente giorno dopo giorno a causa di un verde pubblico che va decimandosi ormai a una rapidità impressionante.

Ovvio che quello che dà più nell'occhio in questo momento sono quei monconi di palme aggredite dal marciume provocato dal punteruolo rosso non trattato in tempo, simili a ceri spenti alla memoria di un verde che fu, ma anche facile sponda di amara ironia vista la forma anatomicamente evocativa.

Ma che dire dei Pini di via Malcangi, un tempo accoglienza, quasi il sipario aperto della strada che conduce al centro della città. Sono anni che cedono sotto il peso di se stessi, distruggendo i marciapiedi e avendo richiamato dal primo momento l'esigenza di creare rinforzi sostegni, come accade ad esempio con i pini di Roma che sono lì da secoli grazie a una opportuna manutenzione. Della pista ciclabile di via Martiri di Palermo ci sarebbe da parlare più di un percorso a ostacoli, montagne russe sull'asfalto spaccato, per non parlare della zona di Colonna e del lungomare, su cui ci sarebbe davvero da stendere un velo pietoso

«Uno dei problemi - ci dice un esperto - è che rimozione e smaltimento delle palme morte hanno un costo altissimo, e solo liberare la città di quei tronchi morti richiederebbe un progetto e un piano finanziario più che impegnativo. L'impresa che si sta occupando a Trani nel verde pubblico sta facendo veramente quello che può, cercando di salvare una situazione ormai seriamente compromessa».

Già, compromessa, perché pare sia previsto l'abbattimento di circa 800 piante nella nostra Città, mentre la villa comunale, che continua a mostrarsi come un cantiere più che un giardino rigoglioso, chiede giustizia nell'essere curato come uno dei luoghi storici della nostra città e che da solo potrebbe costituire un motivo di attrattiva, nella sua unicità, affacciato con la sua fila di tamerici sulla scogliera.

A tal proposito riportiamo l'intervento sulla sua pagina Facebook del consigliere Michele Centrone (Palumbo Sindaco) che da anni in quanto anche professionalmente competente, cerca di sollevare l'attenzione su questa situazione.

«Crollano le palme, si spezzano rami, muoiono gli alberi, seccano i prati e scompaiono le aiuole. A rischio l'incolumità dei cittadini, oltre all'integrità dell'immagine della nostra città. Da anni, ormai, ascoltiamo solo tanti annunci:
- da città al verde a città verde.
- Faremo la seconda Villa comunale.
- Stiamo preparando la nuova gara per la manutenzione del verde.
- Tra un po' partiranno i lavori…

Ma la verità è un'altra ed evidente a tutti. Questa amministrazione è letteralmente "incapace" di gestire il verde pubblico. Da 35 anni lavoro nel settore dell'agricoltura e del verde pubblico/privato. Vedere questo scempio, con la consapevolezza che tutto questo poteva facilmente essere evitato, fa veramente male. Anni di cattiva gestione ed interventi tardivi, nella stragrande maggioranza dei casi errati, hanno distrutto il patrimonio verde pubblico. Sono previsti lavori di abbattimento di ben 800 piante! Si, avete letto bene, 800 piante destinate ad essere eliminate, ed è solo per colpa della cattiva gestione. Chi ci risarcirà delle decine e decine di palme, aiuole, lecci, siepi e prati persi a causa della negligenza di coloro a cui spettava curarli? Chi restituirà il dovuto decoro alla nostra amatissima Villa Comunale?

Chi pagherà per gli errori commessi? Errori causati dall'imperizia e dalla pigrizia di un'amministrazione capace solo di fare proclami, ma all'atto pratico "incapace" di gestire i frutti dei sacrifici tramandatici dal passato. Quando saremo finalmente in grado di "campare" sulle nostre spalle, e non su quelle di chi ci ha preceduto?».
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