Francesco Ventola
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Territorio

«La proposta di riordino delle Province è irricevibile»

Il presidente Ventola scrive al ministro Patroni Griffi. Nella missiva si sottolinea l'importanza degli enti provinciali

«La proposta di riordino delle Province è davvero irricevibile. Il Parlamento se ne dovrà fare carico. Faccio appello ai segretari di partito affinché sia restituito al mittente l'attuale perverso disegno e si abbia il coraggio di affrontare nel merito i problemi sui quali tutti aspettano una risposta seria e realizzabile, in barba all'antipolitica di moda. Stanarne le ragioni di fondo è l'unica verità che merita risposte». Si conclude così la lettera inviata dal presidente della Bat, Francesco Ventola, al ministro Filippo Patroni Griffi, ai segretari nazionali di partito, ai presidenti delle commissioni parlamentari per gli affari Istituzionali.

«Il nostro Paese – scrive Ventola - ha bisogno di riforme, da tempo sappiamo di non poter procedere in abbrivio, bisogna sterzare ed accelerare, sapendo che facendolo contemporaneamente, però, si cappotta. Perciò fa specie pensare che una tale aberrazione, da ultimo tradotta nel decreto legge 188 del 5 novembre scorso, sia frutto di tecnici molto apprezzati che nell'occasione, evidentemente, stanno difettando di avvedutezza. Sono molte le questioni ed i quesiti che meritano di essere posti. Questioni che rendono labili i provvedimenti in itinere i quali, pur apparendo fondamentali agli occhi di chi ci guarda, dal sistema Italia al contesto europeo ed internazionale, sul piano sostanziale conseguono poco o nulla, solo fumo negli occhi che acceca e fa perdere la traccia. Che il nostro Paese abbia bisogno di una cura dimagrante per alleggerire il proprio peso istituzionale, molto spesso ingombrante ed insopportabile per tutti i cittadini ed il sistema produttivo in particolar modo, ne sono fortemente convinto. Per questo ritengo che l'iter intrapreso dall'ultimo governo politico e legittimato dal voto popolare sia l'unico corretto e serio: quello della riforma costituzionale che modifichi tutti gli assetti, dal Parlamento, alle Regioni, alle Province, ai Comuni. Ma si potrà obiettare che i tempi necessari per realizzare tale riforma non sono compatibili per la continue emergenze in cui gravita il nostro Paese. E' vero, ma è meglio impegnare qualche mese in più anzichè approvare con decreto legge, tra l'altro, un riordino solo delle Province ed avviare l'iter costitutivo delle città metropolitane la cui istituzione era stata prevista ben 22 anni fa. Del resto, nessuna garanzia sul buon fine viene assicurata da provvedimenti pasticciati di dubbia legittimità costituzionale che disorientano le Comunità interessate e creano un caos istituzionale».

A Patroni Griffi, Ventola chiede un passo indietro: «La Corte Costituzionale ha recentemente rinviato la decisione sui ricorsi regionali. Non sembra questo un chiaro intendimento di voler lasciare alla politica ogni decisione affinché si possano prefigurare soluzioni e tempi adeguati? Non si può con righello o colpo di spugna cancellare identità territoriali storiche, culturali ed economiche. In una condizione in cui serve chiarezza di intendimenti ma altrettanta chiarezza sul percorso da seguire, se discutibile è già la coerenza tra gli obiettivi dichiarati di risparmio della spesa pubblica e la cancellazione e l'accorpamento di Province, non si ritiene che proprio il percorso previsto sia particolarmente accidentato se non impossibile, oltre che dannoso? Come si può pensare in poco più di sette mesi, riorganizzare l'assetto delle Province in tutt'Italia, peraltro in una fase elettorale che interesserà diversi livelli istituzionali e territoriali? Davvero si crede possibile che i presidenti incaricati, o chi per loro, possano realizzare nel giro di pochi alcuni mesi tutti gli adempimenti necessari per il nuovo assetto trasferendo funzioni, personale e così via? E con quali costi sociali, economici e finanziari in senso stretto? Si ha idea del risparmio effettivo, se mai potrà essercene? Con quali benefici concreti?».

«Al punto in cui siamo -conclude Ventola - il provvedimento è al vaglio parlamentare diventando strumento dei contrapposti schieramenti che finora, francamente, avrebbero dovuto dare altre risposte perché più efficaci e concretamente rispondenti agli obiettivi di riduzione dei costi della politica: riduzione dei parlamentari e del numero degli amministratori regionali, riorganizzazione delle competenze tra Camera e Senato e superamento dell'attuale duplicazione di funzioni. Senza dire, se non soprattutto, della soppressione dei tantissimi livelli intermedi di governo pubblico, o presunto tale, che sfuggono al controllo sociale con costi enormi, come dimostrato da autorevoli e ben noti studi. Per liquidare enti intermedi e società partecipate, consorzi ed altri, non serve nemmeno una legge speciale, basta applicare il codice civile».
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