Eugenio Pizzi. <span>Foto Adriana Fabrizio</span>
Eugenio Pizzi. Foto Adriana Fabrizio
Vita di città

La storia di Eugenio: tenacia dei genitori e lavoro delle istituzioni

La condizione di autismo non ha fermato l’entusiasmo di un giovane di Trani, della sua famiglia e delle istituzioni: insieme si può

Eugenio Pizzi, 25 anni, è un ragazzo tranese in condizione di autismo ed ha festeggiato la firma del suo contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma la strada che ha percorso non è stata affatto semplice. "Le difficoltà – racconta sua madre – sono state tantissime, dovendosi barcamenare in una società spesso piena di pregiudizi e di riserve sui bambini autistici". Lucia Simone, la madre di Eugenio, ha deciso però di non arrendersi, e ha intrapreso un percorso di terapia che ha portato suo figlio ad assumere delle capacità e delle competenze che nessuno si aspettava. Lucia, comunque, non è rimasta sola, perché ha trovato accanto a lei le istituzioni, che col progetto "Trani Autism Friendly" promosso dalla Amministrazione Comunale, hanno aiutato Eugenio e tanti altri ragazzi a realizzarsi lavorativamente e trovare una propria indipendenza.

Abbiamo incontrato Lucia Simone, mamma di Eugenio per un'intervista:
D: Com'è cominciato il percorso di crescita di Eugenio?
R: Eugenio ha iniziato un percorso di riabilitazione che è durato tra i quattordici e i quindici anni, in cui si è fatto di tutto e di più: dalla logopedia alla psicomotricità alla scrittura; la fortuna è stata quella di arrivare in un centro che seguisse il bambino nella totalità del percorso. Loro si sono occupati di tutto e noi ci siamo affidati a loro. Questo gli ha permesso, innanzitutto, di avere una coordinazione motoria perfetta - e infatti lui fa tanto sport - alla pari dei normodotati. Durante il percorso ha dovuto imparare a leggere e a scrivere; Eugenio, infatti è poco verbale perché è disprassico, questo significa che ha difficoltà, al livello motorio, a coordinare il pensiero con il movimento della bocca. Quindi abbiamo lavorato per tanti anni con una logopedia particolare, impostando tutti i suoni e i movimenti facciali collegati a questi suoni. Attualmente è il suo lato più compromesso.
Organizzare il linguaggio per lui è faticoso: il suo vocabolario lo ha interiorizzato ma bisogna stimolarlo. Tuttavia, lui riesce ad esprimersi e a dire ciò di cui ha bisogno; ti segue nei discorsi, capisce perfettamente tutto. Al livello intellettivo ha un ritardo moderato e non grave, proprio per questa difficoltà a comunicare.



D: Che sport pratica Eugenio?
R: Lui pratica ciclismo da tanti anni. Quest'anno ha fatto due gare al livello nazionale con la "FISDIR". Eugenio si allena con una squadra di normotipici e ha davvero tante abilità. Pratica anche il nuoto.
D: Eugenio continua ancora le sue terapie?
R: Quando è arrivato all'età di diciannove anni abbiamo deciso di sospenderle perché tutto il lavoro lo facevo io a casa. Il centro in cui Eugenio ha fatto riabilitazione si trova a Bitritto e si chiama "La Comunicazione" ed è stato seguito dalla bravissima dottoressa Campanella. È stato l'unico centro che ha aperto le porte a noi genitori, permettendoci di stare vicino a nostro figlio durante la terapia e di imparare tutto ciò che i medici facevano; il lavoro che veniva svolto nel centro doveva continuare anche a casa, altrimenti non ci sarebbero stati dei risultati soddisfacenti. Ed è così che Eugenio ha imparato a scrivere e a leggere, nonostante le sue difficoltà. Ha imparato a scrivere dapprima in stampato minuscolo; il passaggio al corsivo è stato del tutto naturale. Nessuno credeva che Eugenio avrebbe mai avuto la capacità di scrivere, eppure lui ci è riuscito, anche grazie alla tecnica utilizzata per insegnargli a scrivere, che non è la semplice copiatura, ma è una tecnica particolare legata anche ai suoni e al ragionamento che porta a scrivere determinati segni legati a tali suoni.



D: Quali difficoltà ha dovuto superare a scuola?
R: Gli insegnanti, come dicevo prima, non credevano che Eugenio avrebbe mai scritto o letto, e invece ci è riuscito; inoltre, essendo molto più iperattivo di ora, avevano parecchi pregiudizi sulle sue capacità. Spesso correva nei corridoi della scuola, perché vedeva spazi ampi; c'è stata molta reticenza da parte dei suoi professori, che avevano paura che avrebbe potuto farsi male nei laboratori di cucina della scuola alberghiera che ha frequentato. Ma se io gli ho fatto scegliere questo indirizzo è perché sapevo che a lui piaceva. Oltretutto, nonostante sia iperattivo, lui è molto attento: in cucina non ha mai rotto nulla e non si è mai fatto male. Ha una buona manualità, per esempio sa maneggiare molto bene i coltelli e sa tagliare benissimo i cibi. Alla fine, vinte le riserve degli insegnati, Eugenio ha fatto cinque anni di alberghiero, partecipando a tutti i laboratori.



D: Dopo la scuola è stato difficile per Eugenio – e per voi genitori – trovare un'attività che lo impegnasse?
R: Abbiamo dovuto affrontare ancora molto scetticismo: si cercava un lavoro che lo facesse stare bene. Quando la titolare del lido "Le Matinelle" cercava un ragazzo da inserire, si è deciso di dare una possibilità a Eugenio, nonostante il suo sia un autismo di terzo livello. Lui ha lavorato per molto tempo nella cucina dello stabilimento balneare, aiutato anche dal suo educatore, che lo segue nello svolgimento delle attività quotidiane. Da questa esperienza si sono aperte le porte del tarallificio, nell'ambito della cooperativa "L'Isola Sociale". Dopo un periodo iniziale con contratto a tempo determinato, i titolari hanno deciso di rinnovargli il contratto a tempo indeterminato.


D: Di cosa si occupa nel suo lavoro?
R: Lui si occupa di attaccare le etichette sulle coppette dei dolci e altri lavori manuali, come inscatolare le buste dei taralli e organizzare le confezioni.
D: Lucia, il lavoro fatto su Eugenio è stato anche il frutto di una bella cooperazione con le istituzioni cittadine, vero?
R: Sì. Dobbiamo ringraziare il "Trani Autism Friendly", creato dalla sinergia tra amministrazione comunale e Aslbat. A Trani si è creata una rete tra istituzioni e privati che ha generato delle possibilità che i ragazzi prima non avevano. Tanti inserimenti lavorativi sono stati fatti e oggi è toccato a Eugenio. Noi genitori, altro non abbiamo fatto se non diffondere queste buone pratiche e approcciarci in modo diverso all'autismo; niente più negatività, pianti e disperazione, ma solo cose positive. Pensare che la nostra comunità possa essere accogliente davvero per tutti non è utopia. Ora gli imprenditori come i titolari dell'"Isola Sociale" stanno scommettendo sui nostri ragazzi; noi abbiamo il compito di cercare di offrire a tutti i ragazzi una chance giusta e di proseguire su questa strada.


D: Oltre ad "Isola Sociale", anche il "Gruppo Megamark" ad esempio si è dimostrata sensibile al progetto di "Trani Autism Friendly", secondo te c'è bisogno sensibilizzare ancor di più le aziende private?
R: Sì, bisogna far capire alle tante aziende del territorio che questi ragazzi sono una risorsa e non un peso. Possono svolgere lavori semplici ma che sono fondamentali nelle aziende. Inoltre, molti imprenditori non sanno che assumendo questi ragazzi possono avere anche dei vantaggi al livello fiscale.
D: Com'è cambiata la vita di Eugenio dopo la scuola e con questo lavoro?
R: Questa è la difficoltà a cui vanno incontro tutti i genitori di bambini autistici dopo la fine della scuola. Cosa faranno questi ragazzi?
Eugenio ha trovato la sua dimensione. In quest'azienda si trova benissimo, sa cosa deve fare ogni giorno e gli piace il lavoro che svolge. Per lui è stato difficile affrontare il periodo dopo la fine della scuola, poiché si ritrovava a fare le stesse cose che aveva fatto per tanti anni e che, ora, non lo soddisfanno più. Eugenio, come molti altri ragazzi autistici, non può stare senza fare niente. Quando lui ha firmato l'indeterminato era felice. Accanto al lavoro poi ci sono le attività pomeridiane: il ciclismo, il nuoto o anche, semplicemente, fare la spesa col padre.


D: Queste attività sono per tutti i ragazzi autistici?
R: Purtroppo ci sono ragazzi autistici che non riescono a fare queste attività. Non è per tutti. Ci sono ragazzi più chiusi, che non hanno voglia di fare niente perché hanno un livello di autismo più grave. Non è per tutti ma una possibilità si deve sempre dare, perché l'occupazione svolta davvero la vita.
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