Sequestro capannone via Papa Giovanni XXIII
Sequestro capannone via Papa Giovanni XXIII
Cronaca

Lavoratori cinesi in nero, i carabinieri sequestrano capannone in via Papa Giovanni

Gli operai erano costretti anche a dormire e mangiare nella struttura

I carabinieri della stazione di Trani, questa mattina, hanno sequestrato un capannone nella zona industriale di via Papa Giovanni XXIII. Il provvedimento, notificato al proprietario dell'immobile senza facoltà d'uso (anche per i macchinari), scaturisce da un controllo operato nell'ambito della campagna di contrasto dell'impiego di lavoratori irregolari nel novembre scorso. Insieme allo Spesal di Trani e alla Polizia locale, i militari avevano infatti trovato una trentina di cinesi che lavoravano e vivevano all'interno di un prefabbricato di diverse centinaia di metri quadri, in condizioni di scarsa igiene e senza spazio a sufficienza.

Eloquenti le immagini dei locali adibiti a refettorio, dormitorio e servizi igienici: carente la pulizia generale, disordine e rifiuti regnano sovrani, il tutto insieme ad alimenti e persino a taniche contenenti materiale infiammabile. Approfonditi accertamenti facevano anche emergere la variazione della destinazione d'uso di molti dei locali del capannone, che in base alla documentazione dovevano essere destinati a fini commerciali e invece erano stati trasformati in stanzoni, con servizi igienici fatiscenti e sale mensa caotiche. Particolarmente accentuato il degrado delle aree adibite a dormitorio, spesso sprovviste persino di luce e finestre: qui gli operai cinesi dormivano su letti e materassi di fortuna, spesso poggiati sul pavimento tra cumuli di indumenti e materiali di varia natura.

La pm della procura di Trani, Silvia Curione, ha ipotizzato molteplici violazioni in capo tanto al proprietario ed al locatario dell'immobile, entrambi tranesi, quanto al titolare d'impresa anche lui cinese, quest'ultimo residente a Ruvo di Puglia. Sono indagati a piede libero per omissioni in materia di sicurezza dei lavoratori e dei luoghi di lavoro. Tra le altre cose è stata rilevata l'assenza di un medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, della valutazione dei rischi nonché inidoneità dei locali destinati all'uso dei dipendenti. Al termine delle operazioni di constatazione dello stato attuale dei luoghi, i cittadini di nazionalità cinese, tutti regolarmente presenti sul territorio nazionale, sono stati invitati a lasciare la struttura finita sotto sequestro.
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