Vita di città
Lavoro e disoccupazione, scatto di reni dell'amministrazione
Domani tavolo anti-crisi al Comune, giovedì trasferta a Roma per la Franzoni
Trani - mercoledì 11 novembre 2009
Il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, e l'assessore al commercio ed alle politiche del lavoro, Luca Memola, hanno convocato per domattina alle ore 11, a Palazzo di Città, le organizzazioni sindacali ed i rappresentanti delle associazioni di categoria per istituire un tavolo anti-crisi in grado di dare risposte concrete ai problemi del mondo del lavoro locale. Al tavolo, presieduto dal sindaco Giuseppe Tarantini, con l'assessore, sono stati invitati a sedersi i rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Unimpresa Bat, Cna, nonché i rappresentanti sindacali di Cisl, Cgil e Uil.
«In un momento particolarmente critico e di crisi - spiega l'assessore Memola - l'amministrazione vuole essere vicina ai propri cittadini, cercando di dare risposte concrete ai problemi congiunturali evidenziati dai sindacati e dalle associazioni di categoria, che stanno portando tantissime imprese tranesi ad attivare procedure di ricorso agli ammortizzatori sociali. Sappiamo, infatti, che il ricorso a queste procedure, quali la cassa integrazione, spesso porta inevitabilmente alla chiusura definitiva del rapporto di lavoro sfociando nel licenziamento. Ritengo il tavolo uno strumento di dialogo e di apertura all'ascolto dei problemi dei cittadini cercando, laddove possibile, di creare alternative risolutive ai loro problemi di lavoro».
Giovedì, invece, Luca Memola partirà alla volta di Roma, destinazione Ministero dello sviluppo economico per discutere sul futuro sempre più nebuoloso dei lavoratori tranesi della Franzoni Filati, destinatari - di recente – delle lettere di licenziamento a partire dall'1 gennaio 2010. «Il Sindaco Tarantini – prosegue Memola - mi ha conferito l'incarico della missione a Roma. Ritieniamo importante prendere parte all'incontro per cercare di trovare in extremis qualche spiraglio di salvataggio per i dipendenti dell'azienda».
Intanto un gruppo di lavoratori dello stabilimento hanno diffuso a mezzo stampa una lettera in cui si ripercorrono le ultime tappe del calvario.
«Il 4 agosto 2007 la Franzoni Filati S.p.A., approfittando delle ferie estive, decideva unitamente e nell'indifferenza generale delle organizzazioni sindacali, assurdamente divise e delle autorità politiche, di chiudere definitivamente lo stabilimento di Trani per cessata attività. Inizialmente, veniva cinicamente presentato alle organizzazioni sindacali ed alle autorità istituzionali, un fantomatico progetto di riconversione in un centro commerciale e la ricollocazione dei 176 dipendenti già caduti nella più drammatica disperazione. Il tempo ha dimostrato l'assoluta vacuità del progetto, il disinteresse della Franzoni, la demagogia dei sindacalisti e dei politici.
Chi scrive è un gruppo di ex lavoratori della Franzoni Filati di Trani, alcuni dei quali, inquadrati come figure professionali che sempre hanno saputo affrontare, con la massima serietà, ogni tipo di problematica aziendale e che mai avrebbero pensato di trovarsi a vivere un giorno in una situazione di assurda precarietà assoluta riguardo al proprio futuro. Ricordiamo che la Filatura di Trani, è stata considerata dalla stessa proprietà, per oltre un decennio, il fiore all'occhiello del Gruppo Franzoni e che ultimamente nonostante tutte le ingiuste manovre operate dall'azienda sempre a scapito di noi lavoratori (CIG carichi di lavoro aumentati), produceva filati di cotone pettinati e brevettati di altissima qualità, prodotti con tecnologie all'avanguardia.
In merito, la Franzoni ha usufruito per lo stabilimento di Trani, sin dal 1990 e fino al 2001, di finanziamenti pubblici grazie alla legge 488, che comportava per quanto concerne l'ultimo investimento (tra il 2002 ed il 2003 vengono assunti 50 nuovi operai) dei vincoli legali e l'obbligo di non abbandonare lo stabilimento di Trani almeno fino alla fine del 2008. Ignorando ogni minima decenza umana, oltre che legale, la Franzoni Filati S.p.A. provvedeva subito dopo la chiusura del 2007, a smontare l'intero parco macchine di Trani e delocalizzando la produzione in Bosnia Erzegovina dove, al padrone conviene visto che un operaio percepisce un salario mensile di circa Euro 200,00.
Nel 2006 quando lo stabilimento di Trani era ancora operativo, in sede ministeriale per far fronte alla crisi economica che stava investendo il settore tessile, la Franzoni unitamente alle organizzazioni sindacali era giunta a stipulare un accordo biennale di contratto di solidarietà (Marzo 2008), ma come al solito e sempre in modo unilaterale, la Franzoni ha disatteso. Visto che non siamo ne stupidi e tantomeno ignoranti, ci chiediamo quindi, dove le istituzioni di questo Stato, preposte al controllo sul nostro territorio, assicurano la legalità nei confronti di noi lavoratori, che storicamente ed in questa vertenza in particolare, risultiamo essere la parte più debole e lesa.
Siamo a conoscenza, almeno per quanto ci è stato riferito, di denunce sugli abusi della Franzoni, inoltrate alla Procura della Repubblica di Trani. L'anno scorso i nostri sindacati più divisi del solito, hanno decantato di aver ricevuto un favore dall'azienda e cioè un anticipo del TFR (per chi aveva ancora la fortuna di averlo), ma hanno come loro solito dimenticato di dire ai lavoratori che avrebbero reso al fisco il 23% di trattenute anziché il 15%. Oltre il danno anche la beffa.
Con la chiusura della Franzoni di Trani si è depauperato un territorio già carente di attività industriali impoverendo oltremodo tutta l'economia locale. Siamo stufi delle sterili, inconcludenti, assurde beghe tra le organizzazioni sindacali, dell'assenza assoluta dell'Amministrazione Comunale, che mai ha messo in atto azioni serie e concrete nei nostri confronti e della politica in generale; veniamo menzionati solo quando interessiamo come serbatoio elettorale. Augurandoci che la riunione che si terrà a Roma giovedì al Ministero dello Sviluppo Economico possa portare a dei risultati concreti e non alle solite noiose ed interminabili riunioni che a tutt'oggi sono state del tutto vane; dove l'unico esito è sempre stato il nulla. Noi ex dipendenti e le nostre famiglie non viviamo di sofismi ed inutili solidarietà.
Fino ad oggi, sopravviviamo a stento con una indennità di cassa integrazione straordinaria in deroga, le cui cifre, già ridicole, sono state decurtate ulteriormente del 10% e che in alcuni periodi hanno tardato a pervenirci anche di tre mesi, quando a noi non è consentito ritardare nei pagamenti neppure di un giorno altrimenti scatta la mora e risultiamo essere, nostro malgrado, utenti inadempienti (meno male che chi ci governa dice che la crisi sta passando). Il 2 novembre abbiamo ricevuto dalla Franzoni Filati S.p.A. una lettera raccomandata, l'ennesima, informandoci che dall'1 gennaio 2010 saremo tutti licenziati.
Concludiamo affermando che, peggio di così non poteva essere gestita la vertenza Franzoni. Restiamo però convinti di non volerci arrendere mai e sperando per il bene di tutti, dell'unità di tutti gli ex lavoratori della Franzoni, per poter far sentire forte la nostra voce che chiede lavoro, perché la nostra vita e quella delle nostre famiglie sono inviolabili e degne di ogni rispetto come sancisce la Costituzione della Repubblica Italiana».
Un gruppo di ex lavoratori Franzoni
«In un momento particolarmente critico e di crisi - spiega l'assessore Memola - l'amministrazione vuole essere vicina ai propri cittadini, cercando di dare risposte concrete ai problemi congiunturali evidenziati dai sindacati e dalle associazioni di categoria, che stanno portando tantissime imprese tranesi ad attivare procedure di ricorso agli ammortizzatori sociali. Sappiamo, infatti, che il ricorso a queste procedure, quali la cassa integrazione, spesso porta inevitabilmente alla chiusura definitiva del rapporto di lavoro sfociando nel licenziamento. Ritengo il tavolo uno strumento di dialogo e di apertura all'ascolto dei problemi dei cittadini cercando, laddove possibile, di creare alternative risolutive ai loro problemi di lavoro».
Giovedì, invece, Luca Memola partirà alla volta di Roma, destinazione Ministero dello sviluppo economico per discutere sul futuro sempre più nebuoloso dei lavoratori tranesi della Franzoni Filati, destinatari - di recente – delle lettere di licenziamento a partire dall'1 gennaio 2010. «Il Sindaco Tarantini – prosegue Memola - mi ha conferito l'incarico della missione a Roma. Ritieniamo importante prendere parte all'incontro per cercare di trovare in extremis qualche spiraglio di salvataggio per i dipendenti dell'azienda».
Intanto un gruppo di lavoratori dello stabilimento hanno diffuso a mezzo stampa una lettera in cui si ripercorrono le ultime tappe del calvario.
«Il 4 agosto 2007 la Franzoni Filati S.p.A., approfittando delle ferie estive, decideva unitamente e nell'indifferenza generale delle organizzazioni sindacali, assurdamente divise e delle autorità politiche, di chiudere definitivamente lo stabilimento di Trani per cessata attività. Inizialmente, veniva cinicamente presentato alle organizzazioni sindacali ed alle autorità istituzionali, un fantomatico progetto di riconversione in un centro commerciale e la ricollocazione dei 176 dipendenti già caduti nella più drammatica disperazione. Il tempo ha dimostrato l'assoluta vacuità del progetto, il disinteresse della Franzoni, la demagogia dei sindacalisti e dei politici.
Chi scrive è un gruppo di ex lavoratori della Franzoni Filati di Trani, alcuni dei quali, inquadrati come figure professionali che sempre hanno saputo affrontare, con la massima serietà, ogni tipo di problematica aziendale e che mai avrebbero pensato di trovarsi a vivere un giorno in una situazione di assurda precarietà assoluta riguardo al proprio futuro. Ricordiamo che la Filatura di Trani, è stata considerata dalla stessa proprietà, per oltre un decennio, il fiore all'occhiello del Gruppo Franzoni e che ultimamente nonostante tutte le ingiuste manovre operate dall'azienda sempre a scapito di noi lavoratori (CIG carichi di lavoro aumentati), produceva filati di cotone pettinati e brevettati di altissima qualità, prodotti con tecnologie all'avanguardia.
In merito, la Franzoni ha usufruito per lo stabilimento di Trani, sin dal 1990 e fino al 2001, di finanziamenti pubblici grazie alla legge 488, che comportava per quanto concerne l'ultimo investimento (tra il 2002 ed il 2003 vengono assunti 50 nuovi operai) dei vincoli legali e l'obbligo di non abbandonare lo stabilimento di Trani almeno fino alla fine del 2008. Ignorando ogni minima decenza umana, oltre che legale, la Franzoni Filati S.p.A. provvedeva subito dopo la chiusura del 2007, a smontare l'intero parco macchine di Trani e delocalizzando la produzione in Bosnia Erzegovina dove, al padrone conviene visto che un operaio percepisce un salario mensile di circa Euro 200,00.
Nel 2006 quando lo stabilimento di Trani era ancora operativo, in sede ministeriale per far fronte alla crisi economica che stava investendo il settore tessile, la Franzoni unitamente alle organizzazioni sindacali era giunta a stipulare un accordo biennale di contratto di solidarietà (Marzo 2008), ma come al solito e sempre in modo unilaterale, la Franzoni ha disatteso. Visto che non siamo ne stupidi e tantomeno ignoranti, ci chiediamo quindi, dove le istituzioni di questo Stato, preposte al controllo sul nostro territorio, assicurano la legalità nei confronti di noi lavoratori, che storicamente ed in questa vertenza in particolare, risultiamo essere la parte più debole e lesa.
Siamo a conoscenza, almeno per quanto ci è stato riferito, di denunce sugli abusi della Franzoni, inoltrate alla Procura della Repubblica di Trani. L'anno scorso i nostri sindacati più divisi del solito, hanno decantato di aver ricevuto un favore dall'azienda e cioè un anticipo del TFR (per chi aveva ancora la fortuna di averlo), ma hanno come loro solito dimenticato di dire ai lavoratori che avrebbero reso al fisco il 23% di trattenute anziché il 15%. Oltre il danno anche la beffa.
Con la chiusura della Franzoni di Trani si è depauperato un territorio già carente di attività industriali impoverendo oltremodo tutta l'economia locale. Siamo stufi delle sterili, inconcludenti, assurde beghe tra le organizzazioni sindacali, dell'assenza assoluta dell'Amministrazione Comunale, che mai ha messo in atto azioni serie e concrete nei nostri confronti e della politica in generale; veniamo menzionati solo quando interessiamo come serbatoio elettorale. Augurandoci che la riunione che si terrà a Roma giovedì al Ministero dello Sviluppo Economico possa portare a dei risultati concreti e non alle solite noiose ed interminabili riunioni che a tutt'oggi sono state del tutto vane; dove l'unico esito è sempre stato il nulla. Noi ex dipendenti e le nostre famiglie non viviamo di sofismi ed inutili solidarietà.
Fino ad oggi, sopravviviamo a stento con una indennità di cassa integrazione straordinaria in deroga, le cui cifre, già ridicole, sono state decurtate ulteriormente del 10% e che in alcuni periodi hanno tardato a pervenirci anche di tre mesi, quando a noi non è consentito ritardare nei pagamenti neppure di un giorno altrimenti scatta la mora e risultiamo essere, nostro malgrado, utenti inadempienti (meno male che chi ci governa dice che la crisi sta passando). Il 2 novembre abbiamo ricevuto dalla Franzoni Filati S.p.A. una lettera raccomandata, l'ennesima, informandoci che dall'1 gennaio 2010 saremo tutti licenziati.
Concludiamo affermando che, peggio di così non poteva essere gestita la vertenza Franzoni. Restiamo però convinti di non volerci arrendere mai e sperando per il bene di tutti, dell'unità di tutti gli ex lavoratori della Franzoni, per poter far sentire forte la nostra voce che chiede lavoro, perché la nostra vita e quella delle nostre famiglie sono inviolabili e degne di ogni rispetto come sancisce la Costituzione della Repubblica Italiana».
Un gruppo di ex lavoratori Franzoni