Vita di città
Le elezioni costano al Comune di Trani quasi un miliardo di vecchie lire
Tetto di 442.500 euro per le Regionali. Mercato del voto: prime denunce
Trani - giovedì 4 marzo 2010
Le prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale di Puglia costeranno al Comune di Trani quasi un miliardo di vecchie lire. Per l'esattezza, è stato stanziato un tetto di 442.500 euro per far fronte a tutte le spese elettorali. Una parte di queste verranno poi rimborsate dalla Prefettura.
Leggendo le voci, sono stati stanziati 25mila euro per l'acquisto di beni di consumo, 12mila euro per le attrezzature elettorali (tabelloni, piantane, cabine elettorali ed altro), 45mila euro per palchi, trasmissione elettronica dei dati in Prefettura ed altre voci, 55mila euro per i componenti dei seggi, 50mila euro per costi di facchinaggio, 210mila euro per il lavoro dei dipendenti comunali, 15mila euro di buoni pasto, 30mila euro di premialità per la trasmissione telematica dei risultati dai seggi.
La Prefettura ha chiarito che è possibile ottenere il rimborso per il trattamento economico dei componenti dei seggi, per le spese del personale, i buoni pasto, il trasporto di materiale, i collegamenti telefonici, l'acquisto di materiale, le spese postali, le spese per la consegna delle tessere elettorali.
Il giro di denaro intorno agli appuntamenti elettorali è sempre motivo di scontro a tutti i livelli. Oltre alle spese pubbliche per allestire la macchina organizzativa, vanno considerati i soldi che partiti e candidati utilizzano per la propaganda. Dai costi dei manifesti ai cosiddetti santini, dall'apertura dei comitati elettorali alle cene di sostegno, passando per benzina e schede telefoniche: una campagna elettorale come quella delle regionali non costa meno di 150mila euro. A ciò si aggiunga il mercato nero del voto, una triste costante sempre denunciata dai cittadini ma mai nelle sedi opportune. Qualche giorno fa, la Gazzetta ha aperto il valzer delle denunce anonime: «25 euro per un voto», la promessa che sarebbe stata fatta a cittadini di vari Comuni da un candidato in corsa per le regionali. Avanti allora, a chi offre di più: ne sentiremo delle belle. Come sempre.
Leggendo le voci, sono stati stanziati 25mila euro per l'acquisto di beni di consumo, 12mila euro per le attrezzature elettorali (tabelloni, piantane, cabine elettorali ed altro), 45mila euro per palchi, trasmissione elettronica dei dati in Prefettura ed altre voci, 55mila euro per i componenti dei seggi, 50mila euro per costi di facchinaggio, 210mila euro per il lavoro dei dipendenti comunali, 15mila euro di buoni pasto, 30mila euro di premialità per la trasmissione telematica dei risultati dai seggi.
La Prefettura ha chiarito che è possibile ottenere il rimborso per il trattamento economico dei componenti dei seggi, per le spese del personale, i buoni pasto, il trasporto di materiale, i collegamenti telefonici, l'acquisto di materiale, le spese postali, le spese per la consegna delle tessere elettorali.
Il giro di denaro intorno agli appuntamenti elettorali è sempre motivo di scontro a tutti i livelli. Oltre alle spese pubbliche per allestire la macchina organizzativa, vanno considerati i soldi che partiti e candidati utilizzano per la propaganda. Dai costi dei manifesti ai cosiddetti santini, dall'apertura dei comitati elettorali alle cene di sostegno, passando per benzina e schede telefoniche: una campagna elettorale come quella delle regionali non costa meno di 150mila euro. A ciò si aggiunga il mercato nero del voto, una triste costante sempre denunciata dai cittadini ma mai nelle sedi opportune. Qualche giorno fa, la Gazzetta ha aperto il valzer delle denunce anonime: «25 euro per un voto», la promessa che sarebbe stata fatta a cittadini di vari Comuni da un candidato in corsa per le regionali. Avanti allora, a chi offre di più: ne sentiremo delle belle. Come sempre.