Religioni
Lech lechà, riapre la Sinagoga Scolanova
Bahbout: «Dobbiamo essere fieri della nostra identità, senza minare quella degli altri».
Trani - mercoledì 4 marzo 2015
16.38
Dal 2 marzo è tornata in Puglia Lech Lechà, la settimana di Arte, Cultura e Letteratura Ebraica, quest'anno alla sua terza edizione in coincidenza con la festa ebraica di Purìm. In programma fino al 7 marzo nelle città di Trani e Barletta, Lech Lechà è un appuntamento atteso con grande entusiasmo non solo da quanti vivono l'identità e la cultura ebraica in prima persona ma anche da parte di tutti coloro, e sono ogni anno di più, che desiderano conoscere maggiormente e profondamente l'ebraismo. Un'aspettativa più che legittima in un territorio come quello del Sud nel quale i rapporti con la cultura ebraica vantano un passato plurimillenario. Purim è una festa gioiosa istituita in ricordo della salvezza del popolo ebraico ad opera della regina Ester.
«È un giorno simbolicamente importante per tutta la comunità ebraica meridionale». Ha commentato così l'evento il Rabbino Capo di Venezia, Scialom Bahbout. «In un momento come questo in cui si cerca di negare e cancellare l'identità ebraica, questa manifestazione si pone in controtendenza. È l'unico modo per dire: "Noi siamo presenti". L'identità del popolo ebraico passa attraverso l'osservanza della legge e dei suoi comandamenti. Il popolo ebraico non ha mai dimenticato le proprie radici e che è un popolo sempre in cammino. Ricerchiamo la nostra identità. Se c'è una cosa che il popolo ebraico ha dato e continua a dare all'umanità è l'idea che chiunque deve mantenere ed essere fiero della propria identità, senza minare quella degli altri».
La ricorrenza di Purim si osserva in ricordo del digiuno di tre giorni della regina Ester per la salvezza del suo popolo. Alla vigilia di Purìm, il 13 di Adàr (4 marzo) è infatti uso digiunare come altrettanto fece Ester per 3 giorni. Il digiuno era praticato dagli Ebrei prima di una battaglia e anche Moshè, prima di combattere contro Amalèk, fece digiuno. Il digiunare dispone infatti l'animo al raccoglimento e alla preghiera e predispone la misericordia di Dio verso la sofferenza umana. La lettura della Meghillà (sia la vigilia che la mattina dopo) è accompagnata dal calpestìo rumoroso dei piedi ogni volta che viene nominato Hamàn. In occasione di Purìm, oltre al precetto di assistere alla lettura del Rotolo di Ester occorre adempiere alla mishlòach manòt (scambio di porzioni di cibo tra parenti o amici), alla mattanòt laEvionìm (offerte ai poveri, minimo due di essi) e alla seudàth Purìm (pasto di Purìm che si consuma dopo la preghiera pomeridiana).
Il referente della comunità ebraica di Trani, Francesco Lotoro, ha descritto così questa settimana: «Questa sinagoga, per noi significa tutto, è il segno di una maturità ebraica che dieci anni fa non avremmo neanche potuto sognare. È un momento in cui ricordo tutti gli amici ebrei che hanno camminato con me e che ci hanno permesso giorni come questi e hanno permesso questa settimana della cultura ebraica. Per l'ebraismo è un momento in cui è necessario dimostrare quanto l'ebreo sia forte della propria identità, forte perché aperto al dialogo con tutte le culture».
«È un giorno simbolicamente importante per tutta la comunità ebraica meridionale». Ha commentato così l'evento il Rabbino Capo di Venezia, Scialom Bahbout. «In un momento come questo in cui si cerca di negare e cancellare l'identità ebraica, questa manifestazione si pone in controtendenza. È l'unico modo per dire: "Noi siamo presenti". L'identità del popolo ebraico passa attraverso l'osservanza della legge e dei suoi comandamenti. Il popolo ebraico non ha mai dimenticato le proprie radici e che è un popolo sempre in cammino. Ricerchiamo la nostra identità. Se c'è una cosa che il popolo ebraico ha dato e continua a dare all'umanità è l'idea che chiunque deve mantenere ed essere fiero della propria identità, senza minare quella degli altri».
La ricorrenza di Purim si osserva in ricordo del digiuno di tre giorni della regina Ester per la salvezza del suo popolo. Alla vigilia di Purìm, il 13 di Adàr (4 marzo) è infatti uso digiunare come altrettanto fece Ester per 3 giorni. Il digiuno era praticato dagli Ebrei prima di una battaglia e anche Moshè, prima di combattere contro Amalèk, fece digiuno. Il digiunare dispone infatti l'animo al raccoglimento e alla preghiera e predispone la misericordia di Dio verso la sofferenza umana. La lettura della Meghillà (sia la vigilia che la mattina dopo) è accompagnata dal calpestìo rumoroso dei piedi ogni volta che viene nominato Hamàn. In occasione di Purìm, oltre al precetto di assistere alla lettura del Rotolo di Ester occorre adempiere alla mishlòach manòt (scambio di porzioni di cibo tra parenti o amici), alla mattanòt laEvionìm (offerte ai poveri, minimo due di essi) e alla seudàth Purìm (pasto di Purìm che si consuma dopo la preghiera pomeridiana).
Il referente della comunità ebraica di Trani, Francesco Lotoro, ha descritto così questa settimana: «Questa sinagoga, per noi significa tutto, è il segno di una maturità ebraica che dieci anni fa non avremmo neanche potuto sognare. È un momento in cui ricordo tutti gli amici ebrei che hanno camminato con me e che ci hanno permesso giorni come questi e hanno permesso questa settimana della cultura ebraica. Per l'ebraismo è un momento in cui è necessario dimostrare quanto l'ebreo sia forte della propria identità, forte perché aperto al dialogo con tutte le culture».