Politica

Legambiente risponde ad AMET sul termovalorizzatore

L'associazione ambientalista presenta dati e fonti ufficiali

«Apprendiamo dagli organi d'informazione che la nostra consueta e doverosa attività di informazione e sensibilizzazione, peraltro consona a molte associazioni ambientaliste, sarebbe incappata nelle morse censorie dell'amministrazione AMET. Nel ribadire che il reato di "Lesa Maestà" ormai non è più in vigore sul territorio nazionale, rivendichiamo energicamente il diritto della popolazione tranese ad essere oggetto di notizie sui reali rischi conseguenti la realizzazione dell'inceneritore.

Le fonti d'informazione e gli sudi medici da noi citati, unitamente a quelli che citeremo in futuro, sono "ufficiali", riconosciuti dalla comunità scientifica e perciò consultabili nelle più note riviste di settore. Poiché la LEGAMBIENTE è fiera di effettuare ‘ambientalismo-scientifico', facciamo notare che è nostro motivo d'orgoglio evidenziare le fonti e gli studi originari. Se ad esempio affermiamo che vi sono studi che riconoscono l'aumento del 37% del cancro al fegato e fino al 5% del cancro al colonretto, nel raggio di oltre 1Km dall'inceneritore, siamo, evidentemente, tenuti a citare gli autori che nella fattispecie sono: studio Elliot P. London School of Higiene and Tropical Medicine , 2000 U.K .

Qualora i sostenitori dell'inceneritore trovino scomoda o scandalosa tale triste affermazione, non potranno perseguire noi, bensì gli autori dello studio britannico sopra citato. Se ad esempio, affermiamo che l'inceneritore di Trani emetterà un quantitativo di Piombo dal camino pari 0.0041 grammi al secondo, è perché ci siamo documentati consultando lo studio di impatto ambientale effettuato dagli stessi progettisti (Vol. 3, pag. 247). Ebbene, seppur si tratta di una concentrazione sotto i limiti di emissione previste dalle normative, si è comunque, davanti ad una nuova ‘sorgente' di piombo nell'atmosfera.

Se, guidati dal doveroso desiderio di informare l'opinione pubblica effettuiamo il calcolo di piombo immesso nell'atmosfera per un intero anno, scopriamo che si tratta di un quantitativo sicuramente non trascurabile, trattandosi, di ben 129 Kg di piombo microparticellare che, in quanto elemento pesante e stabile, si accumula anche sul suolo, piante, ecc. in seguito alle cosiddette "RICADUTE".

Si aggiunga che le stesse considerazioni effettuate per il piombo, debbano essere fatte per gli altri elementi e composti emessi dall'impianto tranese, così come enunciato dagli stessi progettisti nello studio di impatto ambientale (pag. 248): biossido di zolfo; biossidi di azoto; materiale particolato; monossido di carbonio; IPA; diossine; ecc. Noi comprendiamo benissimo che i tecnici di Dalmine si siano affannati nell'affermare che i quantitativi emessi sono ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge, ma ciò non vuol dire che le emissioni siano "NULLE" o che non vi siano contaminazioni da metalli pesanti nell'atmosfera.

Su questo aspetto conviene sottolineare ancora una volta che le presunte "basse emissioni" non significano affatto "inquinamento nullo". E' intorno a questa triste realtà che, riteniamo, sia nato l'intero equivoco sulla presunta innocuità dell'inceneritore. Perché ostinarsi, ottusamente, a sostenere che non vi è alcun rischio affermando, implicitamente quindi, che sia anche inutile applicare il principio di precauzione? Purtroppo siamo indotti a pensare che in molti, compreso evidentemente gli amministratori dell'AMET, non considerano che le emissioni costituiscono comunque una fonte di inquinamento. Infatti il paragrafo che gli stessi progettisti inseriscono nello Studio di Impatto Ambientale è così definito: "6.5.1 Inquinanti emessi in corrispondenza delle emissioni garantite".

A questo punto siamo portati a credere che per non ferire la dignità degli inceneritoristi dovremmo, come purtroppo fanno in molti, ignorare l'esistenza dei numerosissimi studi che accertano la consequenzialità tra emissioni inquinanti da incenerimento di R.S.U. ed evidenze epidemiologiche. Le minacciate azioni giudiziarie nei nostri confronti non ci stupiscono più di tanto. Qualora si concretizzassero, l'AMET, non avrà ancora una volta perso l'occasione per sperperare denaro pubblico contro gli stessi cittadini che formano, ‘moralmente', e non solo ‘finanziariamente', l'azionariato dell'azienda municipalizzata. Piuttosto, da parte nostra, ci preme sottolineare che non è assolutamente escluso che, a inceneritore funzionante, vi potranno essere cittadini, affetti da patologie tumorali, che possano intraprendere azioni risarcitorie nei confronti dei gestori dell'impianto di incenerimento.

Insomma, questa brutta faccenda dell'incenerimento, da qualunque parte la si osserva, appare sempre più tetra e rischiosa sia sotto il profilo economico, che ecologico-sanitario. Ci sorprende che le considerazioni che abbiamo fatto noi dal primo momento, non le abbiano anche fatte coloro che continuano, instancabilmente, a non ammettere che, purtroppo, ci si è avventurati in una travagliata epopea che sicuramente, avremmo potuto evitare e che, forse, neanche meritavamo.

Per quel che attiene l'accusa relativa al nostro non allineamento ideologico con altri circoli della Legambiente che, invece, hanno tollerato la realizzazione di impianti di incenerimento in altre parti d'Italia, rispondiamo affermando che è anche probabile che ciò sia accaduto dal momento che sul territorio nazionale esistono centinaia di circoli ‘AUTONOMI' ed artefici del proprio operato. Non escludiamo affatto che vi possano essere realtà associative ecologiste che tollerano la chiusura del ciclo dei rifiuti anche con l'incenerimento. Ma siamo altrettanto sereni nell'affermare che ciò si sarà verificato a valle di una raccolta differenziata che, ottemperando al traguardo del 35% per cento previsto dal Decreto Ronchi, ha ridotto notevolmente il quantitativo da destinare all'incenerimento.»

Circolo Legambiente Trani
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