Vita di città
Lido Mongelli, intervento del PD di Trani
Barriere frangiflutti: Franco Cuna a vent'anni dalla progettazione
Trani - lunedì 5 gennaio 2009
«Negli anni '80 si consumarono a Trani lunghissime ed estenuanti discussioni sul modo migliore di procedere ad un recupero della mitica spiaggia di colonna, tanto cara ai nostalgici dell'epoca... Che la ricordavano ai bei tempi andati della Lampara degli anni 60... Quando era uso attendervi l'alba dopo le folli nottate passate colà...
La gente comune, nostalgica anch'essa, ma del tutto disinformata, reclamava a gran voce… il "rifacimento della spiaggia" quale mezzo e strumento unico ed indispensabile per far rinascere il turismo a Trani. In consiglio comunale venne portato un progetto, scellerato, come dice ora il Galantuomo Tempo, nel quale si ipotizzava la posa in opera di una serie di "pennelli a mare" da realizzare a circa 50-70 mt dalla costa, in materiale lapideo, da procurarsi in loco, di basso costo ( per il costruttore, s'intende…) che avrebbero dovuto frenare l'erosione del piede della falesia, che già mostrava vistosi attacchi. Pochi consiglieri comunali, tra cui il sottoscritto, volenterosi ma isolati, tentarono di far riflettere, alla luce di importanti studi, realizzati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, su commissione del Ministero dei LLPP, come fosse oltremodo sconsigliato operare un simile intervento in presenza di condizioni simili a quelle che si riscontravano nella baia di Colonna.
Lunghissime e dettagliate argomentazioni, supportate dagli studi citati, non sortirono alcun effetto, e rileggendo oggi i resoconti consiliari dell'epoca si possono vedere, a vent'anni di distanza, quanto fossero veritiere quelle previsioni, sulla inutilità, sull'alto costo e sul risultato effimero di quelle barriere. Gia in quei dibattiti consiliari si diceva che gli studi realizzati in ambienti simili dimostravano con assoluta certezza che dopo pochi anni di ripascimenti artificiali la sabbia veniva trasportata via dalle mareggiate peggiorando la situazione, ed anzi ricreando, tra la barriera artificiale e la costa ad uso ovviamente turistico, un aquitrinio maleodorante e melmoso. All'epoca furono anche prospettate soluzioni alternative, più efficaci, tecnologicamente avanzate, ma che solo alcune ditte super specializzate avrebbero potuto realizzare, diversamente dalle cosidette ditte locali, che invece erano in grado solo di scaricare ammassi di pietre informi, residuati delle lavorazioni di cave che in zona trovavano difficile addirittura smaltire i loro scarti di lavorazione. In questo caso addirittura ci sarebbe stato un guadagno per fornire a peso d'oro quegli scarti...!
Ma purtroppo non v'è peggior sordo di chi non vuol sentire soprattutto se alle porte preme l'opinione pubblica, disinformata ad arte, da chi aveva fortissimi interessi in gioco, e soprattutto dalle ditte locali che fiutavano il buon affare del giorno dopo ma non il disastro ambientale che si prospettava. Dalla serie meglio un uovo oggi…a me…. Piuttosto che la gallina domani a tutti... Oggi ci si pone la domanda se sia opportuno o meno continuare a ripascere artificialmente la spiaggia: Certamente no. La lotta contro la natura, e contro il mare, lo sapevano bene i ns. antenati, l'uomo l'ha persa prima di cominciarla.
Dimostreremmo molta più intelligenza nell'allearci alla natura ed anziché sfidarla, studiarla per assecondarne le peculiarità cercando di adeguarci ad essa. Costruendo le strutture in concerto e non in contrasto con essa forse riusciremmo a rendere più gradevoli e accettabili i nostri interventi sulla natura. In soldoni, (nostri tra l'altro) perché accanirsi con malvagia e spendereccia tenacia a ricreare la spiaggia lì dove non ci sono più le condizioni perché essa stia e non creare invece dei lidi attrezzati, e magari pubblici, per fruire di una spiaggia la dove la natura ha deciso di costruirla? Pare una semplice e scontata scelta. Ma sapranno ascoltarla gli "scienziati" che ci amministrano? Ai posteri l'ardua sentenza… e speriamo di non dover riscrivere tra vent'anni le stesse cose.»
Francesco Cuna
Partito Democratico Trani
La gente comune, nostalgica anch'essa, ma del tutto disinformata, reclamava a gran voce… il "rifacimento della spiaggia" quale mezzo e strumento unico ed indispensabile per far rinascere il turismo a Trani. In consiglio comunale venne portato un progetto, scellerato, come dice ora il Galantuomo Tempo, nel quale si ipotizzava la posa in opera di una serie di "pennelli a mare" da realizzare a circa 50-70 mt dalla costa, in materiale lapideo, da procurarsi in loco, di basso costo ( per il costruttore, s'intende…) che avrebbero dovuto frenare l'erosione del piede della falesia, che già mostrava vistosi attacchi. Pochi consiglieri comunali, tra cui il sottoscritto, volenterosi ma isolati, tentarono di far riflettere, alla luce di importanti studi, realizzati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, su commissione del Ministero dei LLPP, come fosse oltremodo sconsigliato operare un simile intervento in presenza di condizioni simili a quelle che si riscontravano nella baia di Colonna.
Lunghissime e dettagliate argomentazioni, supportate dagli studi citati, non sortirono alcun effetto, e rileggendo oggi i resoconti consiliari dell'epoca si possono vedere, a vent'anni di distanza, quanto fossero veritiere quelle previsioni, sulla inutilità, sull'alto costo e sul risultato effimero di quelle barriere. Gia in quei dibattiti consiliari si diceva che gli studi realizzati in ambienti simili dimostravano con assoluta certezza che dopo pochi anni di ripascimenti artificiali la sabbia veniva trasportata via dalle mareggiate peggiorando la situazione, ed anzi ricreando, tra la barriera artificiale e la costa ad uso ovviamente turistico, un aquitrinio maleodorante e melmoso. All'epoca furono anche prospettate soluzioni alternative, più efficaci, tecnologicamente avanzate, ma che solo alcune ditte super specializzate avrebbero potuto realizzare, diversamente dalle cosidette ditte locali, che invece erano in grado solo di scaricare ammassi di pietre informi, residuati delle lavorazioni di cave che in zona trovavano difficile addirittura smaltire i loro scarti di lavorazione. In questo caso addirittura ci sarebbe stato un guadagno per fornire a peso d'oro quegli scarti...!
Ma purtroppo non v'è peggior sordo di chi non vuol sentire soprattutto se alle porte preme l'opinione pubblica, disinformata ad arte, da chi aveva fortissimi interessi in gioco, e soprattutto dalle ditte locali che fiutavano il buon affare del giorno dopo ma non il disastro ambientale che si prospettava. Dalla serie meglio un uovo oggi…a me…. Piuttosto che la gallina domani a tutti... Oggi ci si pone la domanda se sia opportuno o meno continuare a ripascere artificialmente la spiaggia: Certamente no. La lotta contro la natura, e contro il mare, lo sapevano bene i ns. antenati, l'uomo l'ha persa prima di cominciarla.
Dimostreremmo molta più intelligenza nell'allearci alla natura ed anziché sfidarla, studiarla per assecondarne le peculiarità cercando di adeguarci ad essa. Costruendo le strutture in concerto e non in contrasto con essa forse riusciremmo a rendere più gradevoli e accettabili i nostri interventi sulla natura. In soldoni, (nostri tra l'altro) perché accanirsi con malvagia e spendereccia tenacia a ricreare la spiaggia lì dove non ci sono più le condizioni perché essa stia e non creare invece dei lidi attrezzati, e magari pubblici, per fruire di una spiaggia la dove la natura ha deciso di costruirla? Pare una semplice e scontata scelta. Ma sapranno ascoltarla gli "scienziati" che ci amministrano? Ai posteri l'ardua sentenza… e speriamo di non dover riscrivere tra vent'anni le stesse cose.»
Francesco Cuna
Partito Democratico Trani