Vita di città
Lotta al terrorismo «liquido», Trani ricorda la figura di Alfredo Albanese
In città il capo della polizia Gabrielli: «Vinceremo noi questa battaglia»
Trani - venerdì 26 gennaio 2018
Le lancette dell'orologio segnavano le 8.30 di mattina quando, 38 anni fa, Alfredo Albanese fu assassinato a Mestre dalle Brigate rosse, trasformando una giornata di sole in uno dei tanti, troppi, giorni di piombo. Aveva solo 33 anni e la moglie era al settimo mese di gravidanza. Il commissario, di origini tranesi, era il responsabile della sezione veneziana antiterrorismo della polizia di Stato. Prima di essere brutalmente ucciso con una quindicina di colpi di pistola, Albanese era impegnato a scoprire i capi della colonna veneta delle Brigate rosse. Il giovane tranese costituiva un pericolo e per questo doveva essere messo a tacere. Un silenzio che ieri, al Polo museale, ha lasciato il posto alla tenacia di chi non vuole dimenticare.
«Per chi, ogni giorno, è impegnato in questo campo avere l'occasione di rivolgere il pensiero a chi non c'è più e a chi, prima di noi, ha saputo interpretare al meglio questo impegno per la legalità, per la riaffermazione dei valori in cui crediamo penso che sia uno stimolo, un'occasione per superare i nostri piccoli problemi». Così, il capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli, ha ricordato l'eroica figura di Albanese di fronte ad una folla commossa di cittadini. «Il modo migliore per ricordare i morti - ha continuato - è avere cura dei vivi. Immaginare che il servizio da rendere alla collettività sia un servizio che può implicare un sacrificio estremo, come quello della vita, dà il senso dello spessore, della passione e dell'attaccamento dei valori in cui crediamo. Il nostro Paese vive oggi in un eterno presente: il passato è meglio lasciarlo da parte ed il futuro è un'incognita di cui non sempre ci preoccupiamo con quella cura che dovremmo invece avere su tutto ciò che riguarda la nostra vita e quella dei nostri figli. È importante, straordinario, che a quasi 40 anni da quella data si continui a ricordare l'esempio e il sacrificio di Alfredo Albanese».
Testimonianze ed un filmato dell'epoca hanno animato l'evento al Polo museale. Alla cerimonia di commemorazione, ieri, era presente anche il primo cittadino, Amedeo Bottaro. «Quello di oggi - ha dichiarato - è un giorno importante per la nostra città. Ricordiamo un uomo della nostra terra, un grande esempio, una persona che ha sacrificato ciò che aveva di più caro, la vita, per le istituzioni. Sicuramente la presenza del capo della polizia, oggi, onora ancora di più questo momento».
Visibilmente emozionata la moglie di Alfredo Albanese alla quale il prefetto Gabrielli ha donato, poco prima di andar via, un mazzo di fiori. «Alfredo Albanese Junior - ha concluso il capo della polizia - non ha mai conosciuto suo padre e a volte mi chiedo quale sia il delitto più grande: privare una vita o privare un figlio del calore e dell'affetto del proprio padre? Il terrorismo oggi è ancora più insidioso, costituisce una minaccia liquida, indistinta, estremamente problematica. Però, sull'esempio di Alfredo Albanese, noi abbiamo la convinzione e la consapevolezza che la battaglia la vinceremo noi».
«Per chi, ogni giorno, è impegnato in questo campo avere l'occasione di rivolgere il pensiero a chi non c'è più e a chi, prima di noi, ha saputo interpretare al meglio questo impegno per la legalità, per la riaffermazione dei valori in cui crediamo penso che sia uno stimolo, un'occasione per superare i nostri piccoli problemi». Così, il capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli, ha ricordato l'eroica figura di Albanese di fronte ad una folla commossa di cittadini. «Il modo migliore per ricordare i morti - ha continuato - è avere cura dei vivi. Immaginare che il servizio da rendere alla collettività sia un servizio che può implicare un sacrificio estremo, come quello della vita, dà il senso dello spessore, della passione e dell'attaccamento dei valori in cui crediamo. Il nostro Paese vive oggi in un eterno presente: il passato è meglio lasciarlo da parte ed il futuro è un'incognita di cui non sempre ci preoccupiamo con quella cura che dovremmo invece avere su tutto ciò che riguarda la nostra vita e quella dei nostri figli. È importante, straordinario, che a quasi 40 anni da quella data si continui a ricordare l'esempio e il sacrificio di Alfredo Albanese».
Testimonianze ed un filmato dell'epoca hanno animato l'evento al Polo museale. Alla cerimonia di commemorazione, ieri, era presente anche il primo cittadino, Amedeo Bottaro. «Quello di oggi - ha dichiarato - è un giorno importante per la nostra città. Ricordiamo un uomo della nostra terra, un grande esempio, una persona che ha sacrificato ciò che aveva di più caro, la vita, per le istituzioni. Sicuramente la presenza del capo della polizia, oggi, onora ancora di più questo momento».
Visibilmente emozionata la moglie di Alfredo Albanese alla quale il prefetto Gabrielli ha donato, poco prima di andar via, un mazzo di fiori. «Alfredo Albanese Junior - ha concluso il capo della polizia - non ha mai conosciuto suo padre e a volte mi chiedo quale sia il delitto più grande: privare una vita o privare un figlio del calore e dell'affetto del proprio padre? Il terrorismo oggi è ancora più insidioso, costituisce una minaccia liquida, indistinta, estremamente problematica. Però, sull'esempio di Alfredo Albanese, noi abbiamo la convinzione e la consapevolezza che la battaglia la vinceremo noi».