Politica
Luci, e soprattutto ombre, sulla questione delle antenne
Emanuele Tomasicchio vuole vederci chiaro. Ecco cosa non va
Trani - martedì 15 settembre 2015
7.09
Sulla questione della antenne telefoniche in città, i conti non tornano. Il consigliere comunale, Emanuele Tomasicchio, invita cittadini e Amministrazione a drizzare le antenne, evidenziando luci ed ombre sulla delibera 104 dell'11 giugno 2015. Tramite quest'ultima, infatti, il Comune aveva accolto la richiesta di riduzione del canone annuo pagato, dalla Telecom spa prima, e da Inwit spa oggi, per la concessione in uso di tre antenne per telefonia cellulare. «In una situazione come quella in cui si trova il Comune di Trani, che impone ai cittadini tasse di ogni tipo, - ha dichiarato Tomasicchio - lo sconto da 48.000 a 36.000 euro ad una grande compagnia come la Inwit, appendice della Telecom, mi è sembrato assolutamente fuori luogo e, in ogni caso, nella delibera non c'è alcuna motivazione su questo.
La prima cosa che in contratti come questi si chiede alla società è di prestare una garanzia, una polizza fideiussoria per il caso di inadempimento. Nel momento in cui dovesse scadere la concessione o dovesse andar via una di queste società, deve avere l'obbligo di smantellare e smaltire secondo legge tutto l'impianto» Questa procedura, come sottolineato dall'ex candidato sindaco, ha un costo elevatissimo e non può essere ribaltato a carico del Comune. Nel contratto non c'è traccia di tutto questo ma solo un generico richiamo all'obbligo, da parte del concessionario, di provvedere all'eliminazione. «E che succede se la società fallisce? - chiede il consigliere - Chi paga? Paghiamo noi? Questa mi sembra una maniera assolutamente insensata di gestire l'interesse pubblico».
Per queste ragioni ed altre ancora, Emanuele Tomasicchio ha richiesto una delibera di revoca immediata della decisione del commissario prefettizio ed ha chiesto, inoltre, al sindaco di bloccare il dirigente e non fargli firmare il contratto, «perché ci sono diversi aspetti che mi hanno allarmato, ad esempio, mi sembra che non ci sia il parere favorevole del dirigente di ragioneria. Ma c'è ancora di più, il primo contratto è stato stipulato il 26 settembre del 2006, in teoria, dunque, dovrebbe scadere il 26 settembre 2015. Nella delibera, invece, si stabilisce che gli effetti di questo nuovo contratto retroagiscano al 25 marzo 2015 e perché? Per far pagare di meno questi signori da prima? Su tutte queste cose il Comune deve far luce, perché se non lo fa, lo faccio io».
Dulcis in fundo: «In alcuni articoli di stampa, si parla di società che non hanno pagato una parte del canone del 2008 e tutto il 2014».
La prima cosa che in contratti come questi si chiede alla società è di prestare una garanzia, una polizza fideiussoria per il caso di inadempimento. Nel momento in cui dovesse scadere la concessione o dovesse andar via una di queste società, deve avere l'obbligo di smantellare e smaltire secondo legge tutto l'impianto» Questa procedura, come sottolineato dall'ex candidato sindaco, ha un costo elevatissimo e non può essere ribaltato a carico del Comune. Nel contratto non c'è traccia di tutto questo ma solo un generico richiamo all'obbligo, da parte del concessionario, di provvedere all'eliminazione. «E che succede se la società fallisce? - chiede il consigliere - Chi paga? Paghiamo noi? Questa mi sembra una maniera assolutamente insensata di gestire l'interesse pubblico».
Per queste ragioni ed altre ancora, Emanuele Tomasicchio ha richiesto una delibera di revoca immediata della decisione del commissario prefettizio ed ha chiesto, inoltre, al sindaco di bloccare il dirigente e non fargli firmare il contratto, «perché ci sono diversi aspetti che mi hanno allarmato, ad esempio, mi sembra che non ci sia il parere favorevole del dirigente di ragioneria. Ma c'è ancora di più, il primo contratto è stato stipulato il 26 settembre del 2006, in teoria, dunque, dovrebbe scadere il 26 settembre 2015. Nella delibera, invece, si stabilisce che gli effetti di questo nuovo contratto retroagiscano al 25 marzo 2015 e perché? Per far pagare di meno questi signori da prima? Su tutte queste cose il Comune deve far luce, perché se non lo fa, lo faccio io».
Dulcis in fundo: «In alcuni articoli di stampa, si parla di società che non hanno pagato una parte del canone del 2008 e tutto il 2014».