Vita di città
Marina di Trani / 2
Legambiente: "Ci siamo svenduti anche il porto"
Trani - giovedì 26 gennaio 2006
«La recente firma della convenzione tra il Comune di Trani e la società Italia Navigando facente capo al gruppo Sviluppo Italia, ci induce a pronunciarci e ad indignarci su una questione che, ancora una volta, evidenzia l'anteposizione degli interessi economici di alcuni, rispetto ai reali bisogni della collettività.
Vale la pena ricordare brevemente che la firma posta sotto tale convenzione avvierebbe l'iter per la costituzione di una società, ‘Marina di Trani', che vede il Comune di Trani come socio al 5% del capitale sociale con un eventuale successivo incremento di quota sino al massimo del 49%. Con tale convenzione, pertanto, si è avviato un iter che vedrà la riprogettazione dell'area portuale e dell'avamporto con la gestione, sul tutto, e per un tempo quasi illimitato, da parte di una società privata che, avendo una visione manageriale e privatistica dell'economia, sottrarrà di fatto scelte e gestione dalla comunità tranese.
Come si vede, siamo alle solite. La finanza creativa, i principi economici, il marketing si antepongono ad una visione ‘sociale' della gestione dei beni collettivi. Si è già deciso che i pescherecci saranno spostati nell'avamporto e quindi saranno sottratti alla vista dei passanti e dei turisti nell'area storica. Evidentemente qualcuno ritiene che sia indecoroso vedere i pescherecci, brutti, sporchi e malconci, e sia molto meglio osservare, magari con la bava alla bocca, i panfili dei nababbi e degli astri nascenti della finanza (i soliti furbetti del quartierino) che verranno a trastullarsi a Trani durante i caldi mesi estivi.
Appare molto probabile, quasi come un tragico presagio, che anche la gloriosa Lega Navale sezione di Trani, sarà costretta ad adeguarsi alle regole dei nuovi proprietari portuali, pena il pagamento di altissimi canoni bel oltre ogni ragionevole esosità. Verrebbe da dire che l'eccesso di finanza e di sviluppo (Italia) dà alla testa ed annebbia la vista. Evidentemente questa visione produttivistica della gestione dei beni collettivi, già tragicamente concretizzatasi a Trani attraverso l'esaltato, quanto fallimentare, collegamento con aliscafo con la Croazia, continua a trovare negli amministratori sempre nuove strade, con fresche possibilità di sconosciuti quanto rovinosi tracolli finanziari.
E' molto probabile che un giorno ci troveremo a dover raccontare ai nostri nipoti dei passati gloriosi e nobili del porto di Trani, magari facendogli vedere qualche foto o cartolina postale che mette in bella evidenza gli scandalosi pescherecci affiancati alle scintillanti imbarcazioni turistiche. Un giorno, forse, con nostalgia ci ricorderemo, al pari della violentata Piazza XX Settembre, di quando anche il porto era pubblico e da tutti fruibile. Sarebbe interessante poter elencare tutti gli errori e le nefaste scelte economiche compiute in nome del risanamento, dell'ottimizzazione della gestione, dell'incremento dei posti di lavoro, della riqualificazione, ecc.
Inutile dire che se tutte queste scelte fossero state realmente utili per la collettività, adesso, vivremmo in un mondo perfetto e la città di Trani sarebbe il paese delle meraviglie. Peccato, invece, che queste meraviglie siano sempre più delle lontane chimere.»
I soci del Circolo di Trani della Legambiente
Vale la pena ricordare brevemente che la firma posta sotto tale convenzione avvierebbe l'iter per la costituzione di una società, ‘Marina di Trani', che vede il Comune di Trani come socio al 5% del capitale sociale con un eventuale successivo incremento di quota sino al massimo del 49%. Con tale convenzione, pertanto, si è avviato un iter che vedrà la riprogettazione dell'area portuale e dell'avamporto con la gestione, sul tutto, e per un tempo quasi illimitato, da parte di una società privata che, avendo una visione manageriale e privatistica dell'economia, sottrarrà di fatto scelte e gestione dalla comunità tranese.
Come si vede, siamo alle solite. La finanza creativa, i principi economici, il marketing si antepongono ad una visione ‘sociale' della gestione dei beni collettivi. Si è già deciso che i pescherecci saranno spostati nell'avamporto e quindi saranno sottratti alla vista dei passanti e dei turisti nell'area storica. Evidentemente qualcuno ritiene che sia indecoroso vedere i pescherecci, brutti, sporchi e malconci, e sia molto meglio osservare, magari con la bava alla bocca, i panfili dei nababbi e degli astri nascenti della finanza (i soliti furbetti del quartierino) che verranno a trastullarsi a Trani durante i caldi mesi estivi.
Appare molto probabile, quasi come un tragico presagio, che anche la gloriosa Lega Navale sezione di Trani, sarà costretta ad adeguarsi alle regole dei nuovi proprietari portuali, pena il pagamento di altissimi canoni bel oltre ogni ragionevole esosità. Verrebbe da dire che l'eccesso di finanza e di sviluppo (Italia) dà alla testa ed annebbia la vista. Evidentemente questa visione produttivistica della gestione dei beni collettivi, già tragicamente concretizzatasi a Trani attraverso l'esaltato, quanto fallimentare, collegamento con aliscafo con la Croazia, continua a trovare negli amministratori sempre nuove strade, con fresche possibilità di sconosciuti quanto rovinosi tracolli finanziari.
E' molto probabile che un giorno ci troveremo a dover raccontare ai nostri nipoti dei passati gloriosi e nobili del porto di Trani, magari facendogli vedere qualche foto o cartolina postale che mette in bella evidenza gli scandalosi pescherecci affiancati alle scintillanti imbarcazioni turistiche. Un giorno, forse, con nostalgia ci ricorderemo, al pari della violentata Piazza XX Settembre, di quando anche il porto era pubblico e da tutti fruibile. Sarebbe interessante poter elencare tutti gli errori e le nefaste scelte economiche compiute in nome del risanamento, dell'ottimizzazione della gestione, dell'incremento dei posti di lavoro, della riqualificazione, ecc.
Inutile dire che se tutte queste scelte fossero state realmente utili per la collettività, adesso, vivremmo in un mondo perfetto e la città di Trani sarebbe il paese delle meraviglie. Peccato, invece, che queste meraviglie siano sempre più delle lontane chimere.»
I soci del Circolo di Trani della Legambiente