Territorio
Nella Bat-Foggia il reddito pro capite più basso d’Italia
Inchiesta de Il Sole 24 Ore: ai primi posti per reati e arresti. Agli ultimi posti anche per risparmi, lavoro, tempo libero e verde urbano
BAT - martedì 6 novembre 2012
10.30
Un reddito pro capite annuo di 14.995 € (dati Istituto Tagliacarne) che la pone al 51° posto sulle 51 nuove province che nasceranno dalla riforma del Governo Monti. Depositi bancari per abitante nel periodo 2006-2010 di 1.105€ (dati Bankitalia, Abi, Istat), che la pongono al 46° posto. Un tasso di disoccupazione nel 2011 al 12,2% (dati Istat), che la pone al 42° posto tra le nuove province italiane. 583,1 spettacoli ogni centomila abitanti nel 2010 (dati Siae e Istat), che la pongono al 51° posto. 11,2 m² di verde urbano a disposizione nei capoluoghi per abitante nel 2009 (dati Istat), che la pongono al 45° posto. 1.961 reati denunciati e arresti ogni centomila abitanti nel 2011 (dati Istat), che la pongono al 4° posto tra le nuove province. Questi sono i numeri della nuova, ma al momento ancora virtuale, provincia Bat-Foggia. Ad elaborare i dati in questione è stato "Il Sole 24 Ore", in un articolo pubblicato sabato 3 Novembre, nel quale viene proposta una classifica delle nuove province italiane (come sono previste al momento dal Decreto Legge varato dal Governo), secondo alcuni indicatori come la popolazione, la densità abitativa, la ricchezza (in riferimento al reddito pro capite), i risparmi (in riferimento ai depositi bancari), il lavoro (in riferimento al tasso di disoccupazione), i reati (quelli denunciati ovviamente), il tempo libero (in riferimento al numero degli spettacoli), e il verde urbano. Vi è ancora un altro elemento: la nuova virtuale provincia Bat-Foggia ha contribuito per l'1,15% al Pil nazionale del 2010, secondo quanto riporta sempre Il Sole 24 Ore, su dati dell'Istituto Tagliacarne. Tanti e differenti sono quindi gli spunti di riflessione che questi dati offrono, e che vanno ad arricchire, non certo positivamente per il nostro territorio, la discussione sull'iter di riordino delle province che stiamo affrontando.
"La riforma delle Province, nel suo complesso, dà attuazione al Titolo V, Parte II, della Costituzione, rendendo la loro dimensione territoriale più adeguata alla particolare connotazione quale ente di area vasta". Così si è espresso il Governo nella relazione illustrativa del D.L. sul riordino delle Province, ribadendo, quali parametri di riferimento, la soglia dei 350.000 abitanti e dei 2.500 Km². Il Sole 24 Ore, nell'articolo citato, riporta i numeri della popolazione residente nelle nuove nascenti province, su dati Istat del 2011. Emerge così che 18 delle nuove province hanno una popolazione superiore ad 1 milione di abitanti: tra queste vi è anche la Bat-Foggia (17°) con 1.033.699 residenti. 23 nuove province hanno una popolazione superiore a 500.000 abitanti, e solo 10 scendono al di sotto di questa soglia. Ampi numeri sono riscontrabili, in relazione a questi ultimi citati, certamente anche per le estensioni territoriali delle nuove province. Nulla vieta quindi, tenendo fermi i requisiti fissati dal Governo, che iniziative comunali abbiamo di nuovo inizio sull'intero territorio nazionale, al fine di ricostituire ove possibile nuove province, ispirate a quelle precedentemente in vita. Che questo processo non si attivi già in Parlamento, prima della conversione in Legge del Decreto? Lo scopriremo.
Ieri, intanto, il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, in un'intervista al "Corriere della Sera", ha espresso tre motivazioni secondo cui il Governo è intervenuto nella materia province, optando per un riordino, e non per una soppressione totale di questi enti. La riduzione del numero delle province porterà, secondo il ministro, «alcune centinaia di milioni di risparmi», mentre con la loro completa abolizione «probabilmente avremmo risparmiato meno», in quanto per «trasferire parte del personale alle Regioni ed equiparare i contratti avremmo avuto un costo del 23% in più». La prima motivazione espressa dal ministro è in riferimento alla mancata abolizione totale delle province: «per farlo occorreva una modifica costituzionale che questo governo non avrebbe fatto a tempo a vedere ultimata». La seconda si basa sul fatto che «in tutti i Paesi europei l'amministrazione locale è composta da tre livelli». La terza: «ci sono funzioni che interessano più Comuni, come quelle che riguardano i licei e le strade». «Giarda - il ministro per i Rapporti con il Parlamento - fornirà conti precisi a fine settimana - ha aggiunto il ministro - Di sicuro si spenderà meno per immobili e oneri collegati. E si ridurranno le sedi dello Stato. Esempio: la Prefettura di una città piccola come Isernia costa 12 volte quella di Milano e 7 volte quella di Napoli - e inoltre - Avremo entro marzo il quadro preciso sugli organici. Molti dovranno spostarsi - ha detto Patroni Griffi - Ho l'impressione che le resistenze vengano più dagli amministratori locali che dal popolo. Noi non colpiamo identità secolari. Cerchiamo solo di far funzionare in modo più razionale degli enti amministrativi».
"La riforma delle Province, nel suo complesso, dà attuazione al Titolo V, Parte II, della Costituzione, rendendo la loro dimensione territoriale più adeguata alla particolare connotazione quale ente di area vasta". Così si è espresso il Governo nella relazione illustrativa del D.L. sul riordino delle Province, ribadendo, quali parametri di riferimento, la soglia dei 350.000 abitanti e dei 2.500 Km². Il Sole 24 Ore, nell'articolo citato, riporta i numeri della popolazione residente nelle nuove nascenti province, su dati Istat del 2011. Emerge così che 18 delle nuove province hanno una popolazione superiore ad 1 milione di abitanti: tra queste vi è anche la Bat-Foggia (17°) con 1.033.699 residenti. 23 nuove province hanno una popolazione superiore a 500.000 abitanti, e solo 10 scendono al di sotto di questa soglia. Ampi numeri sono riscontrabili, in relazione a questi ultimi citati, certamente anche per le estensioni territoriali delle nuove province. Nulla vieta quindi, tenendo fermi i requisiti fissati dal Governo, che iniziative comunali abbiamo di nuovo inizio sull'intero territorio nazionale, al fine di ricostituire ove possibile nuove province, ispirate a quelle precedentemente in vita. Che questo processo non si attivi già in Parlamento, prima della conversione in Legge del Decreto? Lo scopriremo.
Ieri, intanto, il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, in un'intervista al "Corriere della Sera", ha espresso tre motivazioni secondo cui il Governo è intervenuto nella materia province, optando per un riordino, e non per una soppressione totale di questi enti. La riduzione del numero delle province porterà, secondo il ministro, «alcune centinaia di milioni di risparmi», mentre con la loro completa abolizione «probabilmente avremmo risparmiato meno», in quanto per «trasferire parte del personale alle Regioni ed equiparare i contratti avremmo avuto un costo del 23% in più». La prima motivazione espressa dal ministro è in riferimento alla mancata abolizione totale delle province: «per farlo occorreva una modifica costituzionale che questo governo non avrebbe fatto a tempo a vedere ultimata». La seconda si basa sul fatto che «in tutti i Paesi europei l'amministrazione locale è composta da tre livelli». La terza: «ci sono funzioni che interessano più Comuni, come quelle che riguardano i licei e le strade». «Giarda - il ministro per i Rapporti con il Parlamento - fornirà conti precisi a fine settimana - ha aggiunto il ministro - Di sicuro si spenderà meno per immobili e oneri collegati. E si ridurranno le sedi dello Stato. Esempio: la Prefettura di una città piccola come Isernia costa 12 volte quella di Milano e 7 volte quella di Napoli - e inoltre - Avremo entro marzo il quadro preciso sugli organici. Molti dovranno spostarsi - ha detto Patroni Griffi - Ho l'impressione che le resistenze vengano più dagli amministratori locali che dal popolo. Noi non colpiamo identità secolari. Cerchiamo solo di far funzionare in modo più razionale degli enti amministrativi».