Eventi e cultura
Oggi la Giornata Nazionale dell'Infermiere: una riflessione di Rino Negrogno per celebrarla
L'infermiere nel servizio emergenza territoriale 118 di Trani ha anche pubblicato libri dedicati alla sua attività
Trani - venerdì 12 maggio 2023
19.12
Il 12 maggio di ogni anno ricorre la Giornata lnternazionale dell'Infermiere, celebrata in tutto il mondo per ricordare il prezioso contributo degli infermieri nella cura degli ammalati.
Una ricorrenza che si celebra dal 1974 e la data del 12 maggio fu scelta in occasione dell'anniversario della nascita di Florence Nightingale, considerata la fondatrice della moderna assistenza infermieristica.
In occasione di questa ricorrenza riportiamo una riflessione di Rino Negrogno, infermiere nel servizio emergenza territoriale 118 di Trani e scrittore.
C'è un signore anziano, che purtroppo non ha potuto studiare poiché ai suoi tempi non era alla portata di tutti, che ogni volta si rivolge a me chiamandomi "dotto'". Spesso, prima di iniziare un discorso, dice: "Dotto' io tengo la quinta elementare!". Giacché si rivolge a me soprattutto per i suoi problemi di salute, ogni volta che mi incontra per strada, un giorno gli chiesi se mi chiamasse dottore perché ritenesse che fossi medico. Rispose di essere perfettamente a conoscenza del mio essere infermiere, ma, aggiunse, oggi per fare l'infermiere ci vuole la laurea e quindi l'infermiere è un dottore, come l'avvocato, io l'avvocato lo chiamo dottore ma mica è medico.
Mi lasciò perplesso ma allo stesso tempo estasiato quell'osservazione da parte di un uomo che "tiene la quinta elementare". Mentre i giornali e i telegiornali, quando parlano o scrivono degli infermieri continuano a utilizzare il termine "paramedici"; quando un'ambulanza soccorre, scrivono: i medici hanno soccorso lo sventurato, come se in un'ambulanza vi fossero tre o quattro medici e basta (io lo immagino il medico alla guida del mezzo); mentre ancora oggi quando si pensa all'infermiere viene in mente Candy Candy che sottomessa prepara il letto del medico, se non addirittura a una seducente Gloria Guida vestita da infermiera con tanto di giarrettiera che fuoriesce sotto la divisa; quel signore con la quinta elementare invece aveva le idee molto chiare.
In ambulanza, come anche in reparto, il paziente viene rianimato o curato con il contributo di tutta la squadra, anzi guai se ne mancasse uno solo.
È anche vero che tutti quelli che ci vedono lavorare, si rendono immediatamente conto di chi hanno di fronte, si rendono conto delle competenze, della cultura e del percorso formativo universitario che oggi, ma ormai da trent'anni, bisogna conseguire per diventare infermieri.
L'infermiere è un professionista sanitario che assiste e si prende cura dell'assistito in maniera globale, instaurando con lui una relazione di fiducia; è un professionista laureato che, iscritto all'ordine professionale, svolge funzioni di prevenzione, assistenza, educazione alla salute, educazione terapeutica, gestione, formazione e ricerca.
Un giorno un parente di un paziente, stupito per il fatto che avessi interpretato un elettrocardiogramma, prima che arrivasse il referto del cardiologo, e soprattutto stupito per il fatto che le mie parole fossero state perfettamente uguali al referto dello specialista, esclamò: "Lei è dottore o infermiere?", non rendendosi conto che equivaleva a chiedere a un avvocato: "Lei è dottore o avvocato?". È solo una questione di cultura, miei cari, la nostra e la vostra. Si può chiedere tutt'al più: "Lei è medico o infermiere?".
Comunque credo che la nostra sia l'unica laurea dove se qualcuno si ricorda di appellare con il titolo di dottore, in Italia, ancora oggi, fa quasi sentire in imbarazzo, bisogna per forza rispondere: "No! Sono infermiere".
Oggi è la giornata internazionale dell'infermiere, auguri di cuore a tutti i mei colleghi.
Un'ultima cosa: anche se solitamente ci innamoriamo del paziente che stiamo curando, non siamo missionari, se ci aumentassero lo stipendio, ne saremmo felici.
Una ricorrenza che si celebra dal 1974 e la data del 12 maggio fu scelta in occasione dell'anniversario della nascita di Florence Nightingale, considerata la fondatrice della moderna assistenza infermieristica.
In occasione di questa ricorrenza riportiamo una riflessione di Rino Negrogno, infermiere nel servizio emergenza territoriale 118 di Trani e scrittore.
C'è un signore anziano, che purtroppo non ha potuto studiare poiché ai suoi tempi non era alla portata di tutti, che ogni volta si rivolge a me chiamandomi "dotto'". Spesso, prima di iniziare un discorso, dice: "Dotto' io tengo la quinta elementare!". Giacché si rivolge a me soprattutto per i suoi problemi di salute, ogni volta che mi incontra per strada, un giorno gli chiesi se mi chiamasse dottore perché ritenesse che fossi medico. Rispose di essere perfettamente a conoscenza del mio essere infermiere, ma, aggiunse, oggi per fare l'infermiere ci vuole la laurea e quindi l'infermiere è un dottore, come l'avvocato, io l'avvocato lo chiamo dottore ma mica è medico.
Mi lasciò perplesso ma allo stesso tempo estasiato quell'osservazione da parte di un uomo che "tiene la quinta elementare". Mentre i giornali e i telegiornali, quando parlano o scrivono degli infermieri continuano a utilizzare il termine "paramedici"; quando un'ambulanza soccorre, scrivono: i medici hanno soccorso lo sventurato, come se in un'ambulanza vi fossero tre o quattro medici e basta (io lo immagino il medico alla guida del mezzo); mentre ancora oggi quando si pensa all'infermiere viene in mente Candy Candy che sottomessa prepara il letto del medico, se non addirittura a una seducente Gloria Guida vestita da infermiera con tanto di giarrettiera che fuoriesce sotto la divisa; quel signore con la quinta elementare invece aveva le idee molto chiare.
In ambulanza, come anche in reparto, il paziente viene rianimato o curato con il contributo di tutta la squadra, anzi guai se ne mancasse uno solo.
È anche vero che tutti quelli che ci vedono lavorare, si rendono immediatamente conto di chi hanno di fronte, si rendono conto delle competenze, della cultura e del percorso formativo universitario che oggi, ma ormai da trent'anni, bisogna conseguire per diventare infermieri.
L'infermiere è un professionista sanitario che assiste e si prende cura dell'assistito in maniera globale, instaurando con lui una relazione di fiducia; è un professionista laureato che, iscritto all'ordine professionale, svolge funzioni di prevenzione, assistenza, educazione alla salute, educazione terapeutica, gestione, formazione e ricerca.
Un giorno un parente di un paziente, stupito per il fatto che avessi interpretato un elettrocardiogramma, prima che arrivasse il referto del cardiologo, e soprattutto stupito per il fatto che le mie parole fossero state perfettamente uguali al referto dello specialista, esclamò: "Lei è dottore o infermiere?", non rendendosi conto che equivaleva a chiedere a un avvocato: "Lei è dottore o avvocato?". È solo una questione di cultura, miei cari, la nostra e la vostra. Si può chiedere tutt'al più: "Lei è medico o infermiere?".
Comunque credo che la nostra sia l'unica laurea dove se qualcuno si ricorda di appellare con il titolo di dottore, in Italia, ancora oggi, fa quasi sentire in imbarazzo, bisogna per forza rispondere: "No! Sono infermiere".
Oggi è la giornata internazionale dell'infermiere, auguri di cuore a tutti i mei colleghi.
Un'ultima cosa: anche se solitamente ci innamoriamo del paziente che stiamo curando, non siamo missionari, se ci aumentassero lo stipendio, ne saremmo felici.