Eventi e cultura
“Oltre la memoria: le vittime invisibili” al Mimesis di Trani il dolore e il coraggio di un discendente di una guardiana nazista
Il teatro tranese ha ospitato uno spettacolo travolgente e commovente, protagonisti Renzo Samaritani e Stefania De Toma
Trani - giovedì 30 gennaio 2025
7.43
Martedì 28 gennaio 2025: è stata questa la data scelta per rappresentare una memoria che vede coinvolte le vittime dell'Olocausto anche in discendenti dei carnefici dei lager. Stefania De Toma, regista e cosceneggiatrice insieme a Marco Pilone dello spettacolo "Oltre la memoria: le vittime invisibili", ha conosciuto Renzo Samaritani, figlio della scrittrice Helga Schneider e nipote di un'aguzzina nazista dopo che questi si è trasferito a Trani. Da questa conoscenza, Stefania ha ideato una narrazione drammatica e toccante che ieri sera ha emozionato e commosso il pubblico del teatro Mimesis.
La forza espressiva dello spettacolo, accompagnato dalle musiche eseguite da Alessandro Giusto al pianoforte, Monica Franceschina alla voce e Giampiero Grilli al flauto è di una potenza rara e primordiale. Renzo, che ha scoperto dai libri di sua madre – la scrittrice Helga Schneider – di essere nipote di una donna che non si è mai pentita, nemmeno sul letto di morte, di aver abbracciato l'ideologia nazista, trova le forze per farsi testimone della memoria, lui che è vittima invisibile di questa guerra. "Lo spunto permette anche - come ha sottolineato Stefania De Toma- di gridare con forza che tutte le guerre sono sbagliate e che non si possono giustificare le guerre presenti con i conflitti passati".
Renzo Samaritani scopre l'amara verità in una maniera atroce: è un suo caro amico che, voltandogli le spalle, gli dice che sua madre ha pubblicato un libro dove racconta la sua storia, che è anche quella della nonna di Renzo. In scena Renzo racconta le sue emozioni, contrastanti, travolgenti di una tale scoperta. Insieme a Stefania conduce il pubblico in un viaggio che parte dal lontano 1941, quando sua nonna abbandona sua madre e suo zio, ancora bambini, per giurare fedeltà al regime nazista e prosegue in un gioco a due, dove Stefania interpretando e rielaborando dei brani scelti dai due libri di Helga Schneider, "Il rogo di Berlino" e "Lasciami andare, madre!", porta sul palco le emozioni fortissime, gravi, commoventi, di una donna che non ha mai avuto davvero una madre, che ha dovuto portare il peso di una storia crudele e avara.
Helga non ha il coraggio di condividere questo peso con suo figlio: non ha la forza, non trova le parole giuste per farlo, ma scrive. Affida il suo cruccio alla carta stampata. Renzo, da parte sua, una volta scoperta questa verità terribile e funesta, sente dentro di sé la mortificazione di conoscere così improvvisamente una storia, quella della sua famiglia e di sua nonna, in particolare, che ha scelto di stare dalla parte sbagliata della Storia, quella scritta sui libri e che tutti noi conosciamo.
Renzo recita dei brani che riportano fedelmente la sua esperienza di vita: dal primo incontro così gelido e ambiguo con la nonna, fino alla scoperta di chi fosse quella donna che aveva incontrato all'età di cinque anni e che lo aveva inquietato così tanto. In un crescendo di emozione, pathos e rassegnazione, i due protagonisti ci restituiscono uno spaccato di vita che accomuna Renzo a tantissimi altri discendenti che con questa storia così macabra hanno dovuto fare i conti. Le vittime invisibili di un conflitto che ha lasciato ferite profonde dentro intere generazioni.
Helga Schneider, ha espresso grande apprezzamento per lo spettacolo, che ha permesso anche di fungere da cura per entrambi. Come ha sottolineato Renzo Samaritani, il teatro gli ha permesso, in un certo modo, di curare il suo dolore e le sue ferite ed è stata l'occasione per ricucire il rapporto con sua madre, relazione che si era incrinata dopo la pubblicazione dei libri da parte di Helga Schneider. La scrittrice, infatti, ha lodato non solo le interpretazioni rese da Stefania e da suo figlio, ma anche le scelte musicali, perfettamente in sintonia con la narrazione e che hanno conferito ulteriore intensità allo spettacolo.
La forza espressiva dello spettacolo, accompagnato dalle musiche eseguite da Alessandro Giusto al pianoforte, Monica Franceschina alla voce e Giampiero Grilli al flauto è di una potenza rara e primordiale. Renzo, che ha scoperto dai libri di sua madre – la scrittrice Helga Schneider – di essere nipote di una donna che non si è mai pentita, nemmeno sul letto di morte, di aver abbracciato l'ideologia nazista, trova le forze per farsi testimone della memoria, lui che è vittima invisibile di questa guerra. "Lo spunto permette anche - come ha sottolineato Stefania De Toma- di gridare con forza che tutte le guerre sono sbagliate e che non si possono giustificare le guerre presenti con i conflitti passati".
Renzo Samaritani scopre l'amara verità in una maniera atroce: è un suo caro amico che, voltandogli le spalle, gli dice che sua madre ha pubblicato un libro dove racconta la sua storia, che è anche quella della nonna di Renzo. In scena Renzo racconta le sue emozioni, contrastanti, travolgenti di una tale scoperta. Insieme a Stefania conduce il pubblico in un viaggio che parte dal lontano 1941, quando sua nonna abbandona sua madre e suo zio, ancora bambini, per giurare fedeltà al regime nazista e prosegue in un gioco a due, dove Stefania interpretando e rielaborando dei brani scelti dai due libri di Helga Schneider, "Il rogo di Berlino" e "Lasciami andare, madre!", porta sul palco le emozioni fortissime, gravi, commoventi, di una donna che non ha mai avuto davvero una madre, che ha dovuto portare il peso di una storia crudele e avara.
Helga non ha il coraggio di condividere questo peso con suo figlio: non ha la forza, non trova le parole giuste per farlo, ma scrive. Affida il suo cruccio alla carta stampata. Renzo, da parte sua, una volta scoperta questa verità terribile e funesta, sente dentro di sé la mortificazione di conoscere così improvvisamente una storia, quella della sua famiglia e di sua nonna, in particolare, che ha scelto di stare dalla parte sbagliata della Storia, quella scritta sui libri e che tutti noi conosciamo.
Renzo recita dei brani che riportano fedelmente la sua esperienza di vita: dal primo incontro così gelido e ambiguo con la nonna, fino alla scoperta di chi fosse quella donna che aveva incontrato all'età di cinque anni e che lo aveva inquietato così tanto. In un crescendo di emozione, pathos e rassegnazione, i due protagonisti ci restituiscono uno spaccato di vita che accomuna Renzo a tantissimi altri discendenti che con questa storia così macabra hanno dovuto fare i conti. Le vittime invisibili di un conflitto che ha lasciato ferite profonde dentro intere generazioni.
Helga Schneider, ha espresso grande apprezzamento per lo spettacolo, che ha permesso anche di fungere da cura per entrambi. Come ha sottolineato Renzo Samaritani, il teatro gli ha permesso, in un certo modo, di curare il suo dolore e le sue ferite ed è stata l'occasione per ricucire il rapporto con sua madre, relazione che si era incrinata dopo la pubblicazione dei libri da parte di Helga Schneider. La scrittrice, infatti, ha lodato non solo le interpretazioni rese da Stefania e da suo figlio, ma anche le scelte musicali, perfettamente in sintonia con la narrazione e che hanno conferito ulteriore intensità allo spettacolo.