Vita di città
Omaggio a De Sanctis, sostenitore di Trani e dell'Italia unita
Nel 1882 la sua ultima campagna elettorale per la Camera. Il ricordo del giornalista Franco Di Pinto
Trani - sabato 29 gennaio 2011
Correva l'anno 1882, quando Francesco De Sanctis, «l'uomo che – come disse Giovanni Bovio- poteva sedere a destra, a sinistra, al centro, ma nella cui politica poteva entrare tutto il mondo, come nella sfera di Archimede», affrontò la sua ultima campagna elettorale presentandosi come candidato alla Camera nel collegio elettorale di Trani. Per inciso, De Sanctis era stato eletto per la prima volta nel 1860, e rieletto nel 1867. Aveva già assolto l'incarico di Ministro della pubblica istruzione dal marzo 1861 al 1862 ed altre 2 volte nel 1878 e dal 1879 al 1881.
A Trani il più grande critico e storico della letteratura italiana del XIX secolo ottenne un plebiscito quasi unitario con 4279 voti contro i 797 riportati da Pietro Antonio Cafiero, i 774 di Felice Cavallotti ed i 403 di Carlo Cafiero. Qualche mese dopo la sua elezione, Francesco de Sanctis volle personalmente ringraziare i tranesi, e lo fece nella serata del 29 gennaio 1883 pronunciando nell'allora teatro comunale di Trani (oggi inesistente perchè abbattuto nel 1953) quel famoso discorso che nel 1990 l'allora assessore alla pubblica istruzione, Elio Loiodice, fece ristampare perchè «è in pratica il suo testamento spirituale, integro ed attuale anche a distanza di oltre un secolo», persino ai nostri giorni.
Il patriota De Sanctis, che aveva conosciuto l'esilio a Torino prima ed in Svizzera dopo, si fermò a Trani per due giorni, ospite di Cesare Paolillo (1839-1888), più volte sindaco di Trani, che era stato tra i promotori della sua candidatura alla Camera nel 1882 per il Collegio di Trani. Quella sera – come narrano le cronache dell'epoca - fu presentato da Gaetano Quercia.
Ecco alcuni significativi brani di quel celebre discorso: «Signori, io sono ancora sotto l'impressione dell'accoglienza magnifica per cordialità d'espansione, per quella pulitezza di costume e ordine nel brio, per quel fare di grande città, che mi faceva leggere sulle vostre fronti», «Noi non siamo secondi a nessuno», «La vostra accoglienza era degna della vostra votazione: splendida espressione l'una e l'altra della vostra benevolenza verso l'esule, al quale avete restituito la patria, onorando voi stessi». E più avanti questo pensiero di enorme attualità: «Segregare l'Italia è un delitto contro l'unità nazionale. L'organismo sociale è simile all'organismo umano, nel quale la malattia di un membro, se tu la trascuri, diviene malattia e morte di tutto l'organismo. Se una regione langue, quel languore si ripercuote in tutte le Regioni d'Italia e una classe che soffre diviene una piaga infissa nel corpo sociale che si fa cancrena e lo uccide. Il male di uno diviene il male di tutti». E ancora: «L'Italia non è un'astrazione: è la casa, la famiglia, il Comune, la Provincia, la Regione: e chi si sente fortemente legato a questi interessi, quello più sente l'Italia». E così concludeva il De Sanctis quel suo memorabile discorso: «Io mi sento orgoglioso di rappresentare un Collegio, dove è un corpo elettorale così disciplinato e così patriottico. Mi piace anche che la città capo del collegio sia stata chiamata l'Atene delle Puglie, perchè fra Atene ed i miei studi e la mia vita c'è pure qualche simpatia. Io cercherò che Atene non resti un titulus sine re, un conte senza contea. Mi sento ancora buono a fare qualche bene all'Italia ed al mio collegio ed anche alla provincia alla quale il collegio appartiene».
Quest'ultima frase lascia presagire l'aggravarsi della sua malattia agli occhi che purtroppo peggioreranno sempre di più nei mesi successivi sino a renderlo cieco. Infatti, Francesco De Sanctis, da molti definito anche «un costruttore dello spirito nazionale», morirà undici mese dopo, a Napoli il 29 dicembre 1883 all'età di 66 anni. Il suo paese natìo Morra Irpino oggi si chiama Morra De Sanctis. A Francesco De Sanctis, la cui opera (Storia della letteratura italiana) si trova in tutte le biblioteche nazionali ed internazionali, fu intitolato il liceo classico statale di Trani, fucina di generazioni di professionisti tranesi e dell'intero territorio circostante.
Un'ultima precisazione: quel titolo (L'Atene delle Puglie) fu ripreso anni orsono in un depliant di una mostra d'arte svoltasi al Castello Svevo di Trani, generando le proteste di chi ritenne che quel titolo debba storicamente attribuirsi soltanto alla città di Altamura che così fu definita dal primo ministro del re Carlo III di Napoli che aveva concesso agli altamurani di istituire in Puglia la prima e l'unica Università degli studi nel Settecento, dopo quella di Napoli. E' chiaro a tutti gli storici che il De Sanctis intendeva fare soprattutto non solo una gratificazione culturale a questa città che gli aveva dato un così ampio consenso plebiscitario, ma che era stata anche capoluogo della Terra di Bari dal 1586 al 1808 e sede dei più importanti organi giudiziari della Regione, nonché faro culturale con l'Accademia dei Pellegrini e nell'800 con le opere dell'editore Valdemaro Vecchi che stampò molte opere di Benedetto Croce. Lungi dal De Sanctis ieri e dai tranesi oggi voler inficiare altri titoli storicamente solidi: semmai il ricordo storico di quel memorabile discorso del 29 gennaio 1883 deve a maggior ragione impegnare sempre di più i tranesi sul versante della cultura, così come del resto sta dimostrando oggi questa amministrazione comunale col sindaco Tarantini e l'assessore Lovato perchè Trani continui ad essere sempre all'altezza di quella nobile citazione storica.
Oggi nella splendida sala Maffuccini della rinnovata biblioteca comunale è visibile un ritratto di Francesco De Sanctis, deputato di Trani.
A Trani il più grande critico e storico della letteratura italiana del XIX secolo ottenne un plebiscito quasi unitario con 4279 voti contro i 797 riportati da Pietro Antonio Cafiero, i 774 di Felice Cavallotti ed i 403 di Carlo Cafiero. Qualche mese dopo la sua elezione, Francesco de Sanctis volle personalmente ringraziare i tranesi, e lo fece nella serata del 29 gennaio 1883 pronunciando nell'allora teatro comunale di Trani (oggi inesistente perchè abbattuto nel 1953) quel famoso discorso che nel 1990 l'allora assessore alla pubblica istruzione, Elio Loiodice, fece ristampare perchè «è in pratica il suo testamento spirituale, integro ed attuale anche a distanza di oltre un secolo», persino ai nostri giorni.
Il patriota De Sanctis, che aveva conosciuto l'esilio a Torino prima ed in Svizzera dopo, si fermò a Trani per due giorni, ospite di Cesare Paolillo (1839-1888), più volte sindaco di Trani, che era stato tra i promotori della sua candidatura alla Camera nel 1882 per il Collegio di Trani. Quella sera – come narrano le cronache dell'epoca - fu presentato da Gaetano Quercia.
Ecco alcuni significativi brani di quel celebre discorso: «Signori, io sono ancora sotto l'impressione dell'accoglienza magnifica per cordialità d'espansione, per quella pulitezza di costume e ordine nel brio, per quel fare di grande città, che mi faceva leggere sulle vostre fronti», «Noi non siamo secondi a nessuno», «La vostra accoglienza era degna della vostra votazione: splendida espressione l'una e l'altra della vostra benevolenza verso l'esule, al quale avete restituito la patria, onorando voi stessi». E più avanti questo pensiero di enorme attualità: «Segregare l'Italia è un delitto contro l'unità nazionale. L'organismo sociale è simile all'organismo umano, nel quale la malattia di un membro, se tu la trascuri, diviene malattia e morte di tutto l'organismo. Se una regione langue, quel languore si ripercuote in tutte le Regioni d'Italia e una classe che soffre diviene una piaga infissa nel corpo sociale che si fa cancrena e lo uccide. Il male di uno diviene il male di tutti». E ancora: «L'Italia non è un'astrazione: è la casa, la famiglia, il Comune, la Provincia, la Regione: e chi si sente fortemente legato a questi interessi, quello più sente l'Italia». E così concludeva il De Sanctis quel suo memorabile discorso: «Io mi sento orgoglioso di rappresentare un Collegio, dove è un corpo elettorale così disciplinato e così patriottico. Mi piace anche che la città capo del collegio sia stata chiamata l'Atene delle Puglie, perchè fra Atene ed i miei studi e la mia vita c'è pure qualche simpatia. Io cercherò che Atene non resti un titulus sine re, un conte senza contea. Mi sento ancora buono a fare qualche bene all'Italia ed al mio collegio ed anche alla provincia alla quale il collegio appartiene».
Quest'ultima frase lascia presagire l'aggravarsi della sua malattia agli occhi che purtroppo peggioreranno sempre di più nei mesi successivi sino a renderlo cieco. Infatti, Francesco De Sanctis, da molti definito anche «un costruttore dello spirito nazionale», morirà undici mese dopo, a Napoli il 29 dicembre 1883 all'età di 66 anni. Il suo paese natìo Morra Irpino oggi si chiama Morra De Sanctis. A Francesco De Sanctis, la cui opera (Storia della letteratura italiana) si trova in tutte le biblioteche nazionali ed internazionali, fu intitolato il liceo classico statale di Trani, fucina di generazioni di professionisti tranesi e dell'intero territorio circostante.
Un'ultima precisazione: quel titolo (L'Atene delle Puglie) fu ripreso anni orsono in un depliant di una mostra d'arte svoltasi al Castello Svevo di Trani, generando le proteste di chi ritenne che quel titolo debba storicamente attribuirsi soltanto alla città di Altamura che così fu definita dal primo ministro del re Carlo III di Napoli che aveva concesso agli altamurani di istituire in Puglia la prima e l'unica Università degli studi nel Settecento, dopo quella di Napoli. E' chiaro a tutti gli storici che il De Sanctis intendeva fare soprattutto non solo una gratificazione culturale a questa città che gli aveva dato un così ampio consenso plebiscitario, ma che era stata anche capoluogo della Terra di Bari dal 1586 al 1808 e sede dei più importanti organi giudiziari della Regione, nonché faro culturale con l'Accademia dei Pellegrini e nell'800 con le opere dell'editore Valdemaro Vecchi che stampò molte opere di Benedetto Croce. Lungi dal De Sanctis ieri e dai tranesi oggi voler inficiare altri titoli storicamente solidi: semmai il ricordo storico di quel memorabile discorso del 29 gennaio 1883 deve a maggior ragione impegnare sempre di più i tranesi sul versante della cultura, così come del resto sta dimostrando oggi questa amministrazione comunale col sindaco Tarantini e l'assessore Lovato perchè Trani continui ad essere sempre all'altezza di quella nobile citazione storica.
Oggi nella splendida sala Maffuccini della rinnovata biblioteca comunale è visibile un ritratto di Francesco De Sanctis, deputato di Trani.