Cronaca
Omicidio De Girolamo, assolti i due fratelli Lops
Savino era imputato del delitto dell'imprenditore tranese
Trani - venerdì 10 aprile 2015
13.54
Assolto "per non aver commesso il fatto", con l'equivalente della vecchia formula dell'insufficienza di prove, il 34enne tranese Savino Lops accusato di esser l'assassino di Nunzio De Girolamo, l'imprenditore edile ucciso il 13 maggio 2011. Quello stesso giorno il suo cadavere, crivellato di colpi di pistola, fu trovato occultato nel pozzo di un podere di Bisceglie prospiciente la Strada Provinciale per Andria.
La sentenza di primo grado è stata pronunciata alle 13.40 dalla Corte d'Assise di Trani. Il collegio tranese ha assolto anche suo fratello Lorenzo per le accuse di ricettazione riciclaggio perché "il fatto non costituisce reato". Come si ricorderà, era stata invece archiviata la posizione del padre Nicola Lops perché deceduto: fu trovato impiccato in un terreno fra Bisceglie e Trani due giorni dopo l'omicidio De Girolamo. Nicola Lops conosceva da tempo De Girolamo. Tra i due c'erano rapporti di conoscenza legati anche all'attività lavorativa. Lops era, infatti, una delle maestranze di cui si avvaleva De Giorlamo. Da ultimo era stato incaricato dei lavori di pitturazione nel complesso residenziale che sorge a Trani in Contrada San Luca.
Secondo quanto ricostruirono dalle indagine condotte dai Carabinieri e coordinate dal pubblico ministero Michele Ruggiero (sostituito nell'odierna udienza dal collega Marcello Catalano) proprio in ciò si sarebbe annidato il movente dell'efferato omicidio. Il delitto sarebbe maturato al culmine di una discussione per il pagamento di ulteriori acconti suquei lavori. De Girolamo, perciò, sarebbe stato invitato ad un incontro a Bisceglie, rivelatosi una trappola assassina. Nicola Lops e suo figlio Savino l'avrebbero minacciato per farsi consegnare diecimila euro in contanti che l'imprenditore edile aveva con sé. De Girolamo si sarebbe rifiutato e perciò picchiato e sparato.
I Lops avrebbero così preso i diecimila euro e avrebbero occultato, verso mezzogiorno, il cadavere di De Girolamo nel pozzo del casolare abbandonato. Il rinvenimento del corpo martoriato avvenne nel pomeriggio per il fumo che fu notato uscire dal casolare dove l'auto della vittima era stata incendiata. Il pm Ruggiero contestò a Savino Lops, in concorso col papà poi deceduto, le accuse di omicidio aggravato e premeditato, sottrazione di cadavere, rapina e danneggiamento.
Lorenzo Lops avrebbe ricevuto dal padre e/o dal fratello ottomila euro, sapendo, secondo l'accusa, che quella somma era frutto della drammatica rapina. I familiari di De Girolamo si sono costituiti parte civile a mezzo degli avvocati Luigi Mastromauro ed Antonio Florio. Tra 90 giorni il deposito delle motivazioni della sentenza assolutoria.
La sentenza di primo grado è stata pronunciata alle 13.40 dalla Corte d'Assise di Trani. Il collegio tranese ha assolto anche suo fratello Lorenzo per le accuse di ricettazione riciclaggio perché "il fatto non costituisce reato". Come si ricorderà, era stata invece archiviata la posizione del padre Nicola Lops perché deceduto: fu trovato impiccato in un terreno fra Bisceglie e Trani due giorni dopo l'omicidio De Girolamo. Nicola Lops conosceva da tempo De Girolamo. Tra i due c'erano rapporti di conoscenza legati anche all'attività lavorativa. Lops era, infatti, una delle maestranze di cui si avvaleva De Giorlamo. Da ultimo era stato incaricato dei lavori di pitturazione nel complesso residenziale che sorge a Trani in Contrada San Luca.
Secondo quanto ricostruirono dalle indagine condotte dai Carabinieri e coordinate dal pubblico ministero Michele Ruggiero (sostituito nell'odierna udienza dal collega Marcello Catalano) proprio in ciò si sarebbe annidato il movente dell'efferato omicidio. Il delitto sarebbe maturato al culmine di una discussione per il pagamento di ulteriori acconti suquei lavori. De Girolamo, perciò, sarebbe stato invitato ad un incontro a Bisceglie, rivelatosi una trappola assassina. Nicola Lops e suo figlio Savino l'avrebbero minacciato per farsi consegnare diecimila euro in contanti che l'imprenditore edile aveva con sé. De Girolamo si sarebbe rifiutato e perciò picchiato e sparato.
I Lops avrebbero così preso i diecimila euro e avrebbero occultato, verso mezzogiorno, il cadavere di De Girolamo nel pozzo del casolare abbandonato. Il rinvenimento del corpo martoriato avvenne nel pomeriggio per il fumo che fu notato uscire dal casolare dove l'auto della vittima era stata incendiata. Il pm Ruggiero contestò a Savino Lops, in concorso col papà poi deceduto, le accuse di omicidio aggravato e premeditato, sottrazione di cadavere, rapina e danneggiamento.
Lorenzo Lops avrebbe ricevuto dal padre e/o dal fratello ottomila euro, sapendo, secondo l'accusa, che quella somma era frutto della drammatica rapina. I familiari di De Girolamo si sono costituiti parte civile a mezzo degli avvocati Luigi Mastromauro ed Antonio Florio. Tra 90 giorni il deposito delle motivazioni della sentenza assolutoria.