Cronaca
Omicidio Di Leo, condannato all'ergastolo il tranese Antonio Rizzi
Ravvisata la matrice mafiosa dalla Corte d'Assise
Trani - sabato 14 dicembre 2019
8.23
La Corte d'Assise di Trani ha condannato all'ergastolo il 42enne Antonio Rizzi, originario di Barletta ma tranese di adozione, accusato dell'omicidio di Francesco Di Leo, ucciso a Barletta il 3 luglio 2016.
Il delitto avvenne in una pescheria di Piazza Marina, gestita dal 57enne Ruggiero Lattanzio, personaggio noto alle forze dell'ordine e a sua volta ucciso lo scorso gennaio a Barletta. La vittima sarebbe stata uccisa per errore in quanto il vero obbiettivo sarebbe stato proprio Lattanzio.
Quest'ultimo infatti il giorno prima del delitto avrebbe malmenato due persone vicine in affari a Rizzi per la gestione del mercato di frutti di mare della zona. Di Leo era un venditore di cozze a San Ferdinando e al momento dell'omicidio si trovava nella pescheria Di Lattanzio che invece era assente. Rizzi è stato condannato per le accuse di omicidio pluriaggravato, ricettazione, detenzione porto illegale di armi da fuoco. Le indagini della Dda di Bari (Pubblico Ministero Giuseppe Maralfa) non sono, tuttora, riuscite a risalire all'uomo che avrebbe accompagnato Lattanzio alla pescheria di Barletta con una Fiat Uno.
Il collegio tranese ha ravvisato la matrice mafiosa del delitto, così come ipotizzato dai Carabinieri di Barletta nei primi atti d'indagine.
Il delitto avvenne in una pescheria di Piazza Marina, gestita dal 57enne Ruggiero Lattanzio, personaggio noto alle forze dell'ordine e a sua volta ucciso lo scorso gennaio a Barletta. La vittima sarebbe stata uccisa per errore in quanto il vero obbiettivo sarebbe stato proprio Lattanzio.
Quest'ultimo infatti il giorno prima del delitto avrebbe malmenato due persone vicine in affari a Rizzi per la gestione del mercato di frutti di mare della zona. Di Leo era un venditore di cozze a San Ferdinando e al momento dell'omicidio si trovava nella pescheria Di Lattanzio che invece era assente. Rizzi è stato condannato per le accuse di omicidio pluriaggravato, ricettazione, detenzione porto illegale di armi da fuoco. Le indagini della Dda di Bari (Pubblico Ministero Giuseppe Maralfa) non sono, tuttora, riuscite a risalire all'uomo che avrebbe accompagnato Lattanzio alla pescheria di Barletta con una Fiat Uno.
Il collegio tranese ha ravvisato la matrice mafiosa del delitto, così come ipotizzato dai Carabinieri di Barletta nei primi atti d'indagine.