Cronaca
Omicidio Mastrodonato, rimane in carcere Giulio Vitolano
Il gip di Bari però non convalida il fermo ed esclude l'aggravante mafiosa
Trani - sabato 18 febbraio 2017
Giulio Vitolano, fermato qualche giorno fa per l'omicidio di Antonio Mastrodonato, rimane in carcere. Ma il giudice delle indagini preliminari di Bari, Marco Galesi, non ne ha convalidato il fermo così come, invece, era stato chiesto dalla Dda. In buona sostanza, per il gip non esiste alcun pericolo fondato di fuga di Vitolano, 32enne vecchia conoscenza delle forze dell'ordine. "Il timore di possibili ritorsioni, che potrebbero indurre Vitolano a rendersi irreperibile, è stato solo ipotizzato, ma non è ancorato - ha spiegato il gip nell'ordinanza - ad alcun elemento concreto, emergente dagli atti di indagine".
Vitolano, sottoposto alla prova dello stub alcune ore dopo l'omicidio del 21enne avvenuto domenica pomeriggio in via Superga, aveva chiesto lui stesso di essere sentito in questura a Bari il 14 febbraio scorso. Aveva spiegato cosa era successo, parlando delle minacce rivolte da Mastrodonato a lui e alla sua famiglia, sembra per il timore di vedersi contendere la zona di spaccio dallo stesso Vitolano. In buona sostanza, dopo essere stato minacciato con una pistola, il 32enne avrebbe reagito sparando almeno 5 colpi di pistola, per timore di essere ucciso. Sulla scena del delitto, comunque, è stato trovato almeno un altro bossolo diverso da quelli provenienti dalla pistola usata per uccidere Mastrodonato.
Il gip ha escluso inoltre l'aggravante mafiosa per il delitto, per la sostanziale constatazione che al momento non emergerebbe alcun rapporto tra Vitolano e organizzazioni di stampo mafioso. Vitolano - che è rappresentato dagli avvocati Enzo Papeo e Mimmo Loprieno - oggi comunque si è avvalso della facoltà di non rispondere.
In mattinata, intanto, nel cimitero cittadino, si sono svolte le esequie di Mastrodonato, che aveva avuto problemi con la giustizia ed era figlio di quel Vincenzo Salvatore arrestato nel settembre 2014 per il sequestro di un 37enne di Palo del Colle, salvato in extremis dai carabinieri prima di finire in pasto ai maiali in un casolare tranese. Una storia sulla quale aveva fatto luce proprio la Dda di Bari.
Vitolano, sottoposto alla prova dello stub alcune ore dopo l'omicidio del 21enne avvenuto domenica pomeriggio in via Superga, aveva chiesto lui stesso di essere sentito in questura a Bari il 14 febbraio scorso. Aveva spiegato cosa era successo, parlando delle minacce rivolte da Mastrodonato a lui e alla sua famiglia, sembra per il timore di vedersi contendere la zona di spaccio dallo stesso Vitolano. In buona sostanza, dopo essere stato minacciato con una pistola, il 32enne avrebbe reagito sparando almeno 5 colpi di pistola, per timore di essere ucciso. Sulla scena del delitto, comunque, è stato trovato almeno un altro bossolo diverso da quelli provenienti dalla pistola usata per uccidere Mastrodonato.
Il gip ha escluso inoltre l'aggravante mafiosa per il delitto, per la sostanziale constatazione che al momento non emergerebbe alcun rapporto tra Vitolano e organizzazioni di stampo mafioso. Vitolano - che è rappresentato dagli avvocati Enzo Papeo e Mimmo Loprieno - oggi comunque si è avvalso della facoltà di non rispondere.
In mattinata, intanto, nel cimitero cittadino, si sono svolte le esequie di Mastrodonato, che aveva avuto problemi con la giustizia ed era figlio di quel Vincenzo Salvatore arrestato nel settembre 2014 per il sequestro di un 37enne di Palo del Colle, salvato in extremis dai carabinieri prima di finire in pasto ai maiali in un casolare tranese. Una storia sulla quale aveva fatto luce proprio la Dda di Bari.