Cronaca
Operazione Pandora, scacco ai clan Capriati e Mercante-Diomede: ci sono due tranesi
Centoquattro persone in manette nella vasta operazione dei carabinieri in tutto il barese e nella Bat
Trani - lunedì 18 giugno 2018
13.50
Il 18 giugno 2018 in Bari e in varie località del territorio nazionale è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 104 soggetti indagati per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, rapina, sequestro di persona, detenzione di armi, lesioni personali con aggravante mafiosa, violazione della misura della sorveglianza speciale di p.s.. Al centro delle indagini della DDA di Bari e dei Carabinieri del Ros, i vertici dei clan "Mercante-Diomede" e "Capriati" attivi in Bari e nelle province di Bari e Barletta-Andria-Trani. Centoquattro sono le persone attinte da misure di custodia cautelare, accusati essere affiliati ai clan "Mercante-Diomede" e "Capriati". Tra loro ci sono anche due tranesi: Luigi Colangelo, classe 1984, detto Gigi delle uova, sorvegliato speciale, e Alessandro Corda, classe 1989.
L'odierna operazione antimafia è stata denominata "Pandora", e costituisce l'importante conclusione di un articolato e laborioso percorso investigativo finalizzato a contrastare l'attività mafiosa nel barese e nord barese.
L'inchiesta ha evidenziato il crescente e significativo ruolo assunto dai clan "Mercante-Diomede" e "Capriati", federati tra loro, nel panorama criminale pugliese, entrambi caratterizzati:
Inoltre, sono stati documentati i rapporti tra i clan mafiosi "Mercante-Diomede" e "Capriati" con esponenti della criminalità organizzata di altre aree della Puglia, con particolare riferimento alla: società foggiana (il boss Mercante Giuseppe è stato affiliato dal noto capomafia foggiano Rizzi Giosuè, detto "il papa", ucciso nel 2011 a Foggia, con il quale il Mercante ha mantenuto rapporti fino alla sua morte); sacra corona unita di Lecce (con riferimento alla documentata partecipazione di esponenti della SCU nei riti camorristici celebrati in carcere a favore degli odierni indagati).
Il clan "Capriati", sfruttando periodi di convivenza carceraria, è riuscito a fidelizzare esponenti della criminalità di San Severo (FG), destinatari del provvedimento restrittivo, amplificando le sue potenzialità attraverso il reclutamento di soggetti capaci, all'occorrenza, di operare sul territorio barese con effetto sorpresa, in cambio di droga ed armi.
L'odierna operazione antimafia è stata denominata "Pandora", e costituisce l'importante conclusione di un articolato e laborioso percorso investigativo finalizzato a contrastare l'attività mafiosa nel barese e nord barese.
L'inchiesta ha evidenziato il crescente e significativo ruolo assunto dai clan "Mercante-Diomede" e "Capriati", federati tra loro, nel panorama criminale pugliese, entrambi caratterizzati:
- da una struttura gerarchizzata in cui sono delineati i ruoli e compiti degli affiliati;
- dall'imposizione di rigide regole interne e del connesso rispetto delle gerarchie;
- dal controllo militare del territorio – coincidente totalmente o parzialmente con quello dei quartieri del centro abitato di Bari in cui sono esercitate le attività illecite;
- dall'operatività delle articolazioni presenti in vari comuni della provincia di Bari e Barletta-Andria-Trani;
- dal ricorso ai rituali di affiliazione promossi, diretti ed organizzati dai componenti che all'interno del sodalizio rivestono la qualità di "padrini", a favore dei "figliocci", questi ultimi tenuti in linea di principio ad eseguire gli ordini e le disposizioni dei primi, rituali distinti in:
- "battesimo", con cui veniva conferita la "personalità mafiosa" necessaria per agire nell'ambito del consorzio con pienezza di diritti e doveri;
- "movimento" con il quale all'affiliato viene conferita la "dote" ovvero promosso ai vari gradi superiori, eseguito spesso anche con la presenza di soggetti "attivati" di sodalizi alleati, funzionali a stabilire un posizionamento nell'organigramma del clan, entrambe celebrate da un organismo, denominato "capriata", costituito da soggetti già camorristicamente "attivati";
- dall'uso interno e dalla rappresentazione esterna della metodologia mafiosa;
- dall'oggettiva forza intimidatrice sprigionata dal sodalizio sul territorio.
Inoltre, sono stati documentati i rapporti tra i clan mafiosi "Mercante-Diomede" e "Capriati" con esponenti della criminalità organizzata di altre aree della Puglia, con particolare riferimento alla: società foggiana (il boss Mercante Giuseppe è stato affiliato dal noto capomafia foggiano Rizzi Giosuè, detto "il papa", ucciso nel 2011 a Foggia, con il quale il Mercante ha mantenuto rapporti fino alla sua morte); sacra corona unita di Lecce (con riferimento alla documentata partecipazione di esponenti della SCU nei riti camorristici celebrati in carcere a favore degli odierni indagati).
Il clan "Capriati", sfruttando periodi di convivenza carceraria, è riuscito a fidelizzare esponenti della criminalità di San Severo (FG), destinatari del provvedimento restrittivo, amplificando le sue potenzialità attraverso il reclutamento di soggetti capaci, all'occorrenza, di operare sul territorio barese con effetto sorpresa, in cambio di droga ed armi.