Territorio
Ospedali nella Bat, anche Ventola sente puzza di marcio
«A Trani e Canosa restano solo gli stabili». Il presidente della Provincia sul piano di rientro
BAT - giovedì 7 giugno 2012
17.20
«L'ennesimo piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia vede ancora una volta gravemente penalizzato il territorio della Provincia di Barletta Andria Trani. E' uno scempio davanti al quale ci cadono davvero le braccia». Non usa mezzi termini il presidente della Bat, Francesco Ventola, nel definire quanto la Regione Puglia ha approvato, con la delibera numero 110 del 5 giugno scorso, relativamente alla riorganizzazione ospedaliera nel territorio della Bat.
«Il rapporto tra popolazione e posti letto nella nostra Provincia è pari a 2,2, mentre, a titolo puramente esemplificativo, nella Provincia di Brindisi (che vanta solo 7mila abitanti in più di noi) è di 3,1, che tradotto significa circa 400 posti letto in più. Di questa diversità di trattamento il Presidente della Regione Vendola deve darci conto: siamo o non siamo tutti cittadini pugliesi? Gli abitanti della nostra Provincia devono ancora continuare ad essere considerati cittadini di serie B? E' inconcepibile - prosegue Ventola - che ogni qual volta vi siano interventi di riordino ospedaliero la Bat viene puntualmente penalizzata e presa in giro».
Entrando nello specifico, nei giorni scorsi si sono rincorse voci differenti sulle sorti degli ospedali di Trani e Canosa. «Sento clamorosamente parlare di un ospedale di Trani salvo: non prendiamoci in giro e non prendiamo in giro i nostri cittadini - tuona Ventola. Degli ospedali di Trani e Canosa probabilmente rimarranno gli stabili, ma nel momento in cui vengono eliminati quasi tutti i posti letto per gli acuti e rimangono semplicemente i reparti di lungodegenza e riabilitazione, gli ospedali di fatto chiudono. Mi sorgono spontanee alcune domande: oggi i cittadini che necessitano di servizi fondamentali quali ostetricia, chirurgia ed ematologia, dove devono recarsi? Forse nelle strutture di Barletta, Andria e Bisceglie, già tremendamente sovraffollate e che di fatto non riuscirebbero ad ospitare ulteriori utenti? Vogliamo che il nostro territorio diventi l'emblema perfetto della malasanità, con strutture super affollate e letti ammassati uno sull'altro? Degli ospedali di Trani e Canosa potremmo parlare per giorni interi. A Canosa sarebbe sufficiente riguardare i servizi televisivi dell'inaugurazione del reparto di Ostetricia, risalenti a non più di due anni e mezzo fa, quando Vendola venne a Canosa a parlare di reparto di eccellenza, nella città con il più basso tasso di parti cesarei ed unica in Puglia con uno standard qualitativo in media con quella nazionale. Se oggi la Regione decide di chiudere quel reparto, significa che la qualità davvero non conta nulla. Quanto a Trani, non possiamo dimenticare l'inaugurazione farsa del reparto di ostetricia e ginecologia del 2010, ancora oggi non attivo. La verità è che non si possono chiudere ospedali senza che vi siano nuove strutture: rischieremmo di ripetere le disastrose esperienze di Minervino e Spinazzola, dove sono stati chiusi gli ospedali ed ancora oggi non vi sono quei servizi sostitutivi che la Regione aveva promesso».
Il presidente della Provincia Francesco Ventola ha poi concluso: «la nostra battaglia non deve avere nessun colore politico, ma è una battaglia di rivendicazione di pari dignità dei nostri cittadini rispetto a quelli delle altre Province. Spero che tutti i rappresentanti istituzionali del territorio, i consiglieri regionali, provinciali, i sindaci ed i consiglieri comunali la conducano per tutelare realmente un nostro diritto sacrosanto: quella della salute».
«Il rapporto tra popolazione e posti letto nella nostra Provincia è pari a 2,2, mentre, a titolo puramente esemplificativo, nella Provincia di Brindisi (che vanta solo 7mila abitanti in più di noi) è di 3,1, che tradotto significa circa 400 posti letto in più. Di questa diversità di trattamento il Presidente della Regione Vendola deve darci conto: siamo o non siamo tutti cittadini pugliesi? Gli abitanti della nostra Provincia devono ancora continuare ad essere considerati cittadini di serie B? E' inconcepibile - prosegue Ventola - che ogni qual volta vi siano interventi di riordino ospedaliero la Bat viene puntualmente penalizzata e presa in giro».
Entrando nello specifico, nei giorni scorsi si sono rincorse voci differenti sulle sorti degli ospedali di Trani e Canosa. «Sento clamorosamente parlare di un ospedale di Trani salvo: non prendiamoci in giro e non prendiamo in giro i nostri cittadini - tuona Ventola. Degli ospedali di Trani e Canosa probabilmente rimarranno gli stabili, ma nel momento in cui vengono eliminati quasi tutti i posti letto per gli acuti e rimangono semplicemente i reparti di lungodegenza e riabilitazione, gli ospedali di fatto chiudono. Mi sorgono spontanee alcune domande: oggi i cittadini che necessitano di servizi fondamentali quali ostetricia, chirurgia ed ematologia, dove devono recarsi? Forse nelle strutture di Barletta, Andria e Bisceglie, già tremendamente sovraffollate e che di fatto non riuscirebbero ad ospitare ulteriori utenti? Vogliamo che il nostro territorio diventi l'emblema perfetto della malasanità, con strutture super affollate e letti ammassati uno sull'altro? Degli ospedali di Trani e Canosa potremmo parlare per giorni interi. A Canosa sarebbe sufficiente riguardare i servizi televisivi dell'inaugurazione del reparto di Ostetricia, risalenti a non più di due anni e mezzo fa, quando Vendola venne a Canosa a parlare di reparto di eccellenza, nella città con il più basso tasso di parti cesarei ed unica in Puglia con uno standard qualitativo in media con quella nazionale. Se oggi la Regione decide di chiudere quel reparto, significa che la qualità davvero non conta nulla. Quanto a Trani, non possiamo dimenticare l'inaugurazione farsa del reparto di ostetricia e ginecologia del 2010, ancora oggi non attivo. La verità è che non si possono chiudere ospedali senza che vi siano nuove strutture: rischieremmo di ripetere le disastrose esperienze di Minervino e Spinazzola, dove sono stati chiusi gli ospedali ed ancora oggi non vi sono quei servizi sostitutivi che la Regione aveva promesso».
Il presidente della Provincia Francesco Ventola ha poi concluso: «la nostra battaglia non deve avere nessun colore politico, ma è una battaglia di rivendicazione di pari dignità dei nostri cittadini rispetto a quelli delle altre Province. Spero che tutti i rappresentanti istituzionali del territorio, i consiglieri regionali, provinciali, i sindaci ed i consiglieri comunali la conducano per tutelare realmente un nostro diritto sacrosanto: quella della salute».