Cronaca
Processo American Express, ammessi i testimoni chiesti dal Pm Ruggiero
Avv. Bellacosa: «Consideriamo le accuse completamente infondate»
Trani - venerdì 20 marzo 2015
6.55
Dopo eccezioni, interpretazioni, istanze procedurali e due camere di consiglio il pubblico ministero Michele Ruggiero ha visto ammesse le richieste di prove testimoniali invocate per il processo sulle revolving cards di American Express.
Questioni procedurali protrattesi per ore prima che il Tribunale di Trani desse il via libera, ritenendo rispettati da parte del pm i termini per il deposito delle liste testimoniali per i due tronconi del processo che vede unificato il filone del giudizio immediato per Giglio Del Borgo (direttore generale e rappresentante legale di American Express Service Europe Limited per l'Italia e responsabile area carte e viaggi dal 2005 al 12 marzo 2008), Massimo Quarra (con lo stesso ruolo di Del Borgo dal 12 marzo 2008 in poi) e Francesco Fontana (rappresentante legale dell'American Express Service Europe Limited, dirigente dell'area ufficio legale) ed il filone proveniente dal rinvio a giudizio del gup Francesco Messina per le posizioni di Melissa Perinetti (dirigente dell'area prodotti carte di American Express) e Daniele Di Febo (dirigente dell'Area Compliance, settore che cura la conformità alla normativa italiana dei prodotti della banca americana).
Esaurite le schermaglie procedurali, nel dibattimento hanno deposto i primi testimoni della Pubblica Accusa. Tra essi uno degli ispettori della Banca d'Italia che ha parlato dell'ispezione a carico di American Express.
E proprio su questo profilo la difesa degli imputati ha sollevato un'ulteriore eccezione, ritenendo inutilizzabili le risultanze di Bankitalia che avviò l'indagine interna sulla base delle notizie provenienti dalla Procura di Trani e non quale autonoma iniziativa. Perciò, per la difesa, quell'istruttoria amministrativa andava compiuta nel contraddittorio delle parti ma così non fu. Su questa eccezione il Tribunale presieduto da Giulia Pavese non si è ancora pronunciato. Al termine della lunga udienza l'avvocato Maurizio Bellacosa, legale di uno degli imputati, ha dichiarato: «Consideriamo le accuse completamente infondate. Così come sta emergendo dai primi testi indicati dal pm, il procedimento si basa su un equivoco circa la natura e le peculiarità delle carte revolving e circa le normative applicabili in caso di inadempimento». Si torna in aula l'8 Aprile ma solo per il conferimento dell'incarico ai periti che dovranno trascrivere le intercettazioni telefoniche compiute nel corso delle indagini. Per escutere gli altri testi, appuntamento è per l'11 giugno.
Secondo il pm Ruggiero, American Express avrebbe conseguito "un ingiusto vantaggio patrimoniale" grazie ad artifizi e raggiri agevolati da clausole insidiose e poco chiare che avrebbero connotato i contratti per il rilascio e l'utilizzo delle revolving card, in pratica carte di debito. Ciò avrebbe causato danni economici per i clienti-titolari delle carte "gold" e "bleu": la prima ha una linea di credito maggiore rispetto alla seconda. Nel processo sono costituiti parte civile l'Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari, Finanziari, Postali e Assicurativi) e 4 delle 10 persone dalle cui denunce nacque l'inchiesta.
Questioni procedurali protrattesi per ore prima che il Tribunale di Trani desse il via libera, ritenendo rispettati da parte del pm i termini per il deposito delle liste testimoniali per i due tronconi del processo che vede unificato il filone del giudizio immediato per Giglio Del Borgo (direttore generale e rappresentante legale di American Express Service Europe Limited per l'Italia e responsabile area carte e viaggi dal 2005 al 12 marzo 2008), Massimo Quarra (con lo stesso ruolo di Del Borgo dal 12 marzo 2008 in poi) e Francesco Fontana (rappresentante legale dell'American Express Service Europe Limited, dirigente dell'area ufficio legale) ed il filone proveniente dal rinvio a giudizio del gup Francesco Messina per le posizioni di Melissa Perinetti (dirigente dell'area prodotti carte di American Express) e Daniele Di Febo (dirigente dell'Area Compliance, settore che cura la conformità alla normativa italiana dei prodotti della banca americana).
Esaurite le schermaglie procedurali, nel dibattimento hanno deposto i primi testimoni della Pubblica Accusa. Tra essi uno degli ispettori della Banca d'Italia che ha parlato dell'ispezione a carico di American Express.
E proprio su questo profilo la difesa degli imputati ha sollevato un'ulteriore eccezione, ritenendo inutilizzabili le risultanze di Bankitalia che avviò l'indagine interna sulla base delle notizie provenienti dalla Procura di Trani e non quale autonoma iniziativa. Perciò, per la difesa, quell'istruttoria amministrativa andava compiuta nel contraddittorio delle parti ma così non fu. Su questa eccezione il Tribunale presieduto da Giulia Pavese non si è ancora pronunciato. Al termine della lunga udienza l'avvocato Maurizio Bellacosa, legale di uno degli imputati, ha dichiarato: «Consideriamo le accuse completamente infondate. Così come sta emergendo dai primi testi indicati dal pm, il procedimento si basa su un equivoco circa la natura e le peculiarità delle carte revolving e circa le normative applicabili in caso di inadempimento». Si torna in aula l'8 Aprile ma solo per il conferimento dell'incarico ai periti che dovranno trascrivere le intercettazioni telefoniche compiute nel corso delle indagini. Per escutere gli altri testi, appuntamento è per l'11 giugno.
Secondo il pm Ruggiero, American Express avrebbe conseguito "un ingiusto vantaggio patrimoniale" grazie ad artifizi e raggiri agevolati da clausole insidiose e poco chiare che avrebbero connotato i contratti per il rilascio e l'utilizzo delle revolving card, in pratica carte di debito. Ciò avrebbe causato danni economici per i clienti-titolari delle carte "gold" e "bleu": la prima ha una linea di credito maggiore rispetto alla seconda. Nel processo sono costituiti parte civile l'Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari, Finanziari, Postali e Assicurativi) e 4 delle 10 persone dalle cui denunce nacque l'inchiesta.