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Sanità

Pronto Soccorso, nulla di fatto. Bottaro: «Non possiamo fare più niente per riaprirlo»

Il Consiglio approva il provvedimento ed avanza alla Regione numerose richieste

Bloccare l'iter amministrativo che porterebbe alla trasformazione del Pronto soccorso in Punto di primo intervento e lasciare intatto l'attuale assetto. E' quanto è stato chiesto con il documento portato in Consiglio comunale dai consiglieri De Toma, Barresi, Avantario, Capone, Cirillo, Cornacchia, Ventura, Corrado, Tomasicchio, Loconte, Lovecchio, Lima, Di Lernia e Zitoli.

IL DOCUMENTO Il 10 agosto 2016 fu siglato un protocollo d'intesa fra la Regione Puglia, il Comune di Trani e la Asl. La Regione e l'Asl s'impegnavano ad effettuare «i necessari investimenti economici, sia di tipo strutturale che funzionale, in favore del sistema di servizi sanitari della città di Trani che avrebbero comportato un significativo aumento dell'offerta complessiva di salute a favore dei cittadini, ma anche grande innovazione e sperimentazione». «Il progetto – si legge ancora - prevedeva la trasformazione dell'ex Ospedale di Trani in Pta e alle specificazione delle principali attività pilota e di eccellenza che rappresentano il valore aggiunto del progetto in termini d'innovatività; la realizzazione, presso l'ex Ospedale Pediatrico, di una cittadella sociosanitaria a forte integrazione sociale; integrazione delle infrastruttura a disposizione dell'Asl sul territorio cittadino con particolare riferimento all'ex Ospedale degli Agostiniani e all'ex Casa di Riposo Vittorio Emanuele. A due anni le indicazioni del protocollo non hanno visto la loro applicazione».

«Considerato – recita ancora il documento - che il piano di riordino ospedaliero assunto dalla stessa Giunta del 2016 era opinabile sia perché riduceva drasticamente il numero dei posti letto sul territorio regionale sia perché la scelta delle "struttura sopravviventi" era stata fatta più sulla base di criteri di opportunità politica che di reale valenza assistenziale come la scelta di premiare il presidio ospedaliero di Bisceglie, tuttora inadeguato nonostante l'enorme quantità di denaro spesa nel tentativo di ammodernarlo, a scapito dell'ospedale di Trani, dotato di un comfort alberghiero e di grandi possibilità di adeguamento agli standard comunitari». Si rende altresì noto che «non è pensabile che un capoluogo di provincia che conta oltre 56mila abitanti, che d'estate diventano il doppio, possa accontentarsi in un Punto di Primo Intervento o, ancor peggio, in postazione medicalizzata fissa del 118 + automedica + INDIA (= ambulanza senza medico), evenienza questa che susciterebbe la comprensibile e legittima collera della parti sociali e della popolazione, non potendo più garantire il sacrosanto diritto alla salute che invece deve essere costituzionalmente garantito». Per tutti tali ragioni le richieste sopra citate al presidente Emiliano.

DISCUSSIONE E' il consigliere firmatario Pasquale De Toma ad aprire il dibattito illustrando i motivi del provvedimento: «Noi riteniamo la firma di quel protocollo tra Regione, Asl e Comune un grosso errore per non aver interpellato i cittadini. Questa forza politica è chiaramente contraria alla chiusura del Pronto Soccorso: stiamo cercando di salvare il salvabile. Quel protocollo non andava sottoscritto a quelle condizioni: chi l'ha fatto se ne assuma la responsabilità politica».

«Non voglio che su un tema così importante si faccia demagogia. Dovremmo parlare del piano di riordino» – ha replicato il consigliere Avantario. «Il pronto soccorso nonostante sia trasformato in punto di primo intervento ha mantenuto tutta la strumentazione adatta».

«Io vorrei porre la questione su diversi livelli - ha detto la consigliera Papagni -. Dobbiamo parlare di 15-20 anni fa quando l'ospedale iniziò ad essere svuotato. Oggi siamo all'ultimo atto: il pronto soccorso è stato rifatto ma di fatto siamo stati trasformati in un punto territoriale di assistenza. Tutto bene: ma non si può svuotare l'ospedale prima che avvenga la trasformazione impedendo la continuità delle cure al paziente».

«E' inutile venire qui oggi e lamentarsi - ha dichiarato il consigliere Tomasicchio -. Qui tanti oggi non possono parlare. Nessuno ha mai avuto il coraggio di fare ricorso al Tar. Chi allora c'era non può aprire bocca. L'unica cosa da fare oggi è intavolare un rapporto con la direzione Asl che è l'unica che può fare qualcosa. Non bisogna fare troppo affidamento su quello che ci ha detto Emiliano. Quando ho chiesto se il budget assicurato fosse sempre lo stesso, lo stesso non ha risposto. Quel protocollo non serve proprio a niente».

«L'ospedale è chiuso da circa 23 anni - ha detto Procacci - e la verità che non si potrà mai più aprire. Pertanto occorre portare avanti il piano attuale. Il sindaco Bottaro durante la campagna elettorale si è venduto molto: perché oggi non sfrutta queste sue conoscenze. Il presidente Emiliano è venuto qui a prenderci in giro. Cerchiamo di recuperare quello che si può».

«La responsabilità è anche di alcuni medici - ha aggiunto la consigliera Barresi - . La pugnalata è stata data poi col protocollo del 2016. Il sindaco ha firmato incapace di comprendere quello che c'era scritto. Abbiamo la responsabilità di recuperare quello che si può, rimediare agli errori fatti. La casa del parto deve diventare una realtà per la nostra città».

«L'errore che si sta commettendo ancora oggi è quello di continuare a scaricare le colpe su alcuni consiglieri – ha obiettato il consigliere Corrado. L'offerta sanitaria nella Bat è diventata pericolosa per molti utenti. Oggi non è solo l'ospedale di Trani che si sta per riqualificare ma anche quello per esempio di Canosa. La responsabilità è di una classe politica degli ultimi 15 anni che non è riuscita ad impedire il trasferimento dei reparti. Dell'ospedale dobbiamo guardare quello che ci rimane: l'idea della riqualificazione non è un'idea completamente sbagliata».

«Vorrei che i servizi che vengono forniti oggi diventano d'eccellenza», - ha aggiunto il consigliere De Laurentis. «Lo scippo dell'ospedale di Trani ha rappresentato la decadenza di questa città - ha detto il consigliere Franco Laurora. Non è vero che i cittadini di Trani non si siano mai opposti a questo: il movimento dei Verdi è stato l'unico nel 2012 a fare un sit-in davanti l'ospedale. Il Comitato di quartiere via Andria ha presentato una petizione alla Procura, alla Corte dei Conti e ai Nas per denunciare le sale operatorie non a norma nell'ospedale di Bisceglie. Oggi abbiamo un protocollo d'intesa ed è l'unica speranza che ci rimane. Di certo quello che abbiamo non possiamo definirlo pronto soccorso. Per la casa del parto manca una legge ad hoc per istituirla».

Per la replica la parola è passata alla consigliera regionale Di Bari Grazia: «All'epoca del piano di riordino ospedaliero io avevo proposto degli emendamenti, non presi però in considerazione. Questo consiglio comunale suppongo sia stato convocato in occasione della delibera di Giunta sulla soppressione di 39 punti di primo intervento. Ma ad oggi questa delibera non esiste. State chiedendo d'interrompere qualcosa che non c'è. Il piano di riordino per Trani prevedeva il Pta che doveva essere adottato il 31 dicembre 2017. Ad oggi però ancora non ci sta. Piano di riordino che dovrebbe migliorare l'offerta sanitaria ma che di fatto provocherebbe la chiusura dell'ospedale. Inoltre per adottare il punto di primo intervento dovrebbe essere rinforzata la rete di pronta emergenza nonché l'offerta territoriale».

La parola è poi passata al consigliere regionale Francesco Ventola: «Il piano di riordino non è mai stato approvato dal consiglio regionale ma da una commissione sanità. Oggi qualcuno dovrebbe certificare che i livelli assistenziali nel nostro territorio sono assicurati. Quello che noi abbiamo non è pronto soccorso, per tale ragione è stato coniato l'acronimo di "PPI". Sarebbe persino un'offesa chiamarlo con il nome di "pronto soccorso". Trani non deve chiedere una deroga ma deve assicurarsi che quello che abbiamo sia davvero efficiente a cominciare dai medici. Oggi ci sono pochi medici di pronto soccorso. Il modello che avete proposto può essere preso a modello da altre parti. Vediamo l'altra faccia della medaglia: oggi sfiderei chiunque a firmare un documento che inviti a chiudere la rete d'urgenza».

«Condivido in pieno il pensiero del consigliere Ventola, del resto anche lui è stato un sindaco - ha invece dichiarato il sindaco Bottaro -. Anch'io credo che bisogna evitare strumentalizzazioni. Credo che sia Fitto che Emiliano abbiano tranquillamente evitato di chiudere ospedali se avessero avuto i mezzi ma purtroppo sono state fatte delle scelte, delle volte scellerate nella Bat. Il protocollo prevedeva dei lavori che nono sono stati realizzati. L'ospedale ha chiuso, il pronto soccorso non ci può essere. Non possiamo fare più niente per riaprirlo perché sono state fatte scelte così radicali che non si può tornare indietro. Nessuna deroga: si parla di ristrutturare una rete dell'urgenza. Dobbiamo puntare che il nostro diventi un punto d'eccellenza. Sono stato il primo ad avere un atteggiamento critico nei confronti di Emiliano per la tempistica del protocollo».

Ai banchi della presidenza sono poi giunti diversi emendamenti. Il primo è dei consiglieri Avantario e De Toma in cui è stato chiesto:
  • che il i PPI di Trani sia aperto h 24 ;
  • che sia dotato di 4 ambulanze di cui 2 medicate (Mike), una con infermiere (India) e 1 con soccorritori (Victor) ;
  • che sia dotato di 5 medici e di 6 infermieri ;
  • che sia dotato di una obi (osservazione breve ed intensiva al massimo 3 ore ) con 4 posti letto che possono essere compresi nei 10 letti di comunità già previsti nel protocollo d'intesa tra Regione Puglia ASL Bt, a conduzione diretta dei M. M. Generale che costituiranno una eccellenza nella medicina di continuità.
  • che sia supportato da un cardiologo e da un anestesista ;
  • che gli ambulatori ed i servizi del (radiologia ) del P.T.A siano di supporto al PPI ;
  • che il laboratorio analisi cliniche sia anche a supporto del PPI.
Posto in votazione è stato approvato con 25 voti favorevoli.

Un secondo emendamento è stato proposto dalla consigliera Cornacchia. Quest'ultima ha chiesto che nel nuovo punto di primo intervento del San Nicola Pellegrino di Trani venga riservata un'area strutturale con tutta la strumentazione e le figure professionali necessari ed inerenti per istituire un centro territoriale del nord barese finalizzato alla prevenzione e cura per l'obesità infantile e degli adulti. Tale centro territoriale per l'Obesità sarà caratterizzato da tutti quei servizi utili a prevenire le malattie croniche e cardiovascolari, nonchè a formare ed informare tutti i soggetti coinvolti nel problema dal singolo cittadino al professionista; così da ridurre ulteriormente la spesa sanitaria della stessa regione Puglia che purtroppo vanta il primato tra le regioni del sud dove la % di obesità secondo gli ultimi dati è pari al 9,8 % e al 35,3% quella della popolazione in sovrappeso (dati riportati dalla redazione barilive del 18 giugno 2017), mentre la percentuale dei bambini (tra i 6 e 10 anni) in sovrappeso era pari al 30 % , dati di uno studio pubblicato nel 2012-2013, e che oggi sale in maniera molto preoccupante. Il provvedimento è stato approvato dalla maggioranza.

Nel terzo a firma di Lima, Florio e De Toma si è chiesto di aggiungere nel corpo del testo, in riferimento a Trani, "sede di casa circondariale". Questo per rafforzare il concetto espresso. Anche questo provvedimento è stato approvato dalla maggioranza.

L'intero provvedimento così emendato è stato poi approvato con 26 voti favorevoli, nessun contrario.
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