Eventi e cultura
Pupi Avati e il suo album di ricordi sfogliato con Fabrizio Corallo
Regista, sceneggiatore, musicista, ha rapito il pubblico di Palazzo Beltrani
Trani - mercoledì 13 settembre 2023
10.10
Scandisce, a voce bassa, le tappe più salienti della sua carriera. Il pubblico sempre attento pur a fine stagione sulla terrazza "Davide Santorsola" di Palazzo Beltrani è rapito da Pupi Avanti, che narra vita e carriera dai giorni in cui giovanissimo suonava il clarinetto esibendosi nei locali più blasonati di Riccione, come il Savioli.
Avati a Trani ce lo ha portato il nastro d'argento Fabrizio Corallo, sempre sommesso ed elegante, amico di Martin e di Renzo, di Isabella e di Nanni. E di Pupi, al quale porge accenni di domande, lasciando andare l'ospite ad un crescendo di emozioni: Avati ha cominciato a sciorinare i suoi "amarcord", raccontando quei giorni in cui faceva il "venditore di bastoncini di pesce della Findus in Italia, finché – svela – vidi il più bel film che sia mai stato fatto, Otto ½ di Fellini, corsi al bar Margherita di Bologna per parlarne con quattro dei dodici amici, dodici apostoli. Gli dissi: proviamo a fare un film? ".
Platea gremita per l'incontro con il celebre regista, sceneggiatore e produttore cinematografico che, rispondendo al buon Corallo svela dettagli che strappano anche delle risate al pubblico: le ragazze degli anni '50, il corteggiamento, le colline bolognesi con annesse nebbie, le atmosfere emiliane del dopoguerra. Avati sfoglia l'album dei ricordi, dal primo film, un disastro passato come "una prova", poi il secondo. E la falsa telefonata al Bar Niagara di Bologna di Dino De Laurentis, la fuga a Roma con moglie e figli, la rincorsa a Paolo Villaggio, la provvidenziale telefonata di Ugo Tognazzi, la cena a casa di Tognazzi e le confidenze sulla sfera affettiva come scintilla della grande amicizia tra i due giganti del cinema per tutta la vita, il tentativo di approccio con Flaiano e la risposta di questi "non scrivetemi più". I consigli di clarinetto ad un giovane Lucio, l'incontro e il forte abbraccio con Fellini, e un crescendo di amarcord fino ai nostri giorni.
Pupi Avati scandisce, in un continuo rilancio dialogico con Corallo, le tappe del suo percorso di vita: è uno dei maestri del cinema italiano, che si è sempre distinto per la capacità di raccontare memoria e tradizioni del Paese muovendosi tra realismo e poesia, autore di oltre 50 titoli tra grande e piccolo schermo nel corso di cinque decenni, con numerosi riconoscimenti tra cui 3 David di Donatello e 7 Nastri d'argento.
Avati a Trani ce lo ha portato il nastro d'argento Fabrizio Corallo, sempre sommesso ed elegante, amico di Martin e di Renzo, di Isabella e di Nanni. E di Pupi, al quale porge accenni di domande, lasciando andare l'ospite ad un crescendo di emozioni: Avati ha cominciato a sciorinare i suoi "amarcord", raccontando quei giorni in cui faceva il "venditore di bastoncini di pesce della Findus in Italia, finché – svela – vidi il più bel film che sia mai stato fatto, Otto ½ di Fellini, corsi al bar Margherita di Bologna per parlarne con quattro dei dodici amici, dodici apostoli. Gli dissi: proviamo a fare un film? ".
Platea gremita per l'incontro con il celebre regista, sceneggiatore e produttore cinematografico che, rispondendo al buon Corallo svela dettagli che strappano anche delle risate al pubblico: le ragazze degli anni '50, il corteggiamento, le colline bolognesi con annesse nebbie, le atmosfere emiliane del dopoguerra. Avati sfoglia l'album dei ricordi, dal primo film, un disastro passato come "una prova", poi il secondo. E la falsa telefonata al Bar Niagara di Bologna di Dino De Laurentis, la fuga a Roma con moglie e figli, la rincorsa a Paolo Villaggio, la provvidenziale telefonata di Ugo Tognazzi, la cena a casa di Tognazzi e le confidenze sulla sfera affettiva come scintilla della grande amicizia tra i due giganti del cinema per tutta la vita, il tentativo di approccio con Flaiano e la risposta di questi "non scrivetemi più". I consigli di clarinetto ad un giovane Lucio, l'incontro e il forte abbraccio con Fellini, e un crescendo di amarcord fino ai nostri giorni.
Pupi Avati scandisce, in un continuo rilancio dialogico con Corallo, le tappe del suo percorso di vita: è uno dei maestri del cinema italiano, che si è sempre distinto per la capacità di raccontare memoria e tradizioni del Paese muovendosi tra realismo e poesia, autore di oltre 50 titoli tra grande e piccolo schermo nel corso di cinque decenni, con numerosi riconoscimenti tra cui 3 David di Donatello e 7 Nastri d'argento.