Vita di città
"Se questo è un bambino": mentre infuria la guerra momenti di amore e speranza nella Sinagoga di Trani
La testimonianza del dottor David Korn, in Puglia per un congresso pediatrico
Trani - lunedì 30 ottobre 2023
19.00
Momenti di intensa commozione e autentico senso di fratellanza sono stati vissuti ieri durante la visita guidata di una numerosa comitiva di turisti provenienti da Sondrio a Trani, nella Sinagoga Scolanova. Una casualità, una coincidenza, il destino forse, ha voluto che in prossimità della chiusura la gentilezza di Antonietta Cafarelli (referente della comunità ebraica di Napoli per le visite guidate), abbia consentito al numeroso gruppo di accedervi nonostante l'ora tarda, per far conoscere quel luogo così prezioso per la storia e la fede.
Tutto ciò alla conclusione di una visita di una coppia di medici provenienti da Roma, lei di origine venezuelana , lui ebreo nato in Israele. L'innesco per l'indimenticabile incontro è stato il candelabro della Hannukah, che per il numero dei bracci ha suscitato la curiosità di molti e che per raccontare il quale il giovane medico è intervenuto personalmente, rivelando la sua appartenenza al popolo ebraico e narrando di quell'olio puro che, sopravvissuto alla distruzione del tempio di Gerusalemme, fu capace di resistere acceso per otto giorni restando il simbolo di una speranza che non si spegne mai, "quella che gli ebrei da 6000 anni non perdono".
Un racconto accompagnato da una luce negli occhi dal sapore di fiducia nell'Amore, come se in quei momenti si sentisse ripetere da Anna Frank "nonostante tutto credo ancora nell'intima bontà dell'uomo"; ma che non ho potuto esimere chi era lì dal chiedere che senso potesse avere la parola "speranza" in un momento atroce come questo, in queste settimane di assedio che stanno ridando corpo agli spettri più orripilanti del secolo scorso e delle carneficine più spietate, quelle nei confronti dei bambini, in un orrore disumano che non sta conoscendo limiti.
Di fronte a quelle parole e a quello sguardo il tempo per tutti si è fermato e ci si è seduti attorno al giovane dottore - nei giorni scorsi a Bari per un congresso pedriatico su nuove frontiere altamente tecnologiche destinate alle cure per i bambini - che non aveva voluto perdere l'occasione di visitare e attraversare La Giudecca di Trani, " Città che veramente è stata simbolo di accoglienza al mio popolo", con le impronte e la memoria della comunità ebraica che qui ha abitato per due secoli e mezzo.
Il dottor David Korn ha spiegato che da tutto il mondo gli ebrei stanno tornando in Israele per dare sostegno e aiuto in una situazione in cui sembrava davvero impossibile che le vittime prescelte, quasi premeditate in un diabolico attacco, fossero proprio i bambini, una carneficina di orrore visibile in filmati "che noi medici abbiamo visto ma voi non vedrete, che non si potrebbero neanche immaginare per la crudeltà di cui sono intrisi "; e che lui stesso, vista anche l'esperienza di esercizio della sua professione in altri paesi poveri del mondo afflitti da miseria e guerra , ha inviato il curriculum per mettersi a disposizione visto che tanto c'è e ci sarà da fare.
Da un istante all'altro nella piccola Sinagoga una comunione di desiderio di pace, di amore, un senso di fratellanza anche tra appartenenti a fedi diverse, è sembrato come non mai palpabile, tangibile , una unione fatta di brividi a fior di pelle, lacrime, commozione, abbracci, sorrisi, speranza.
Sì, la speranza, quella fiammella che non si spegne in un momento in cui siamo circondati da facili demagogie degradanti in tifoserie da derby che non fanno altro, magari anche fraintese, che amplificare l'odio, serpeggiante forse da sempre in maniera soffusa, sottile, sottotraccia, come il fuoco che arde sotto la cenere.
Pensare anche solo di sfuggita, nella nostra quotidianità, che in questo momento migliaia di bambini stanno subendo torture, feròcie, barbarie, dovrebbe far fermare il mondo: "le stelle non servono più, spegnetele una una , smontate il sole imballate la luna, strappate le selve e prosciugate il mare". Dovrebbe funzionare così per tutti, come nei versi di questa poesia inglese, ma il mondo gira come niente fosse.
"Le parole, i sorrisi dei tuoi numerosi ospiti, un balsamo sulle ferite profonde, l'unica vera medicina contro l'odio e l'indifferenza": queste le parole dedicate da David e Marianna a questo incontro speciale, proseguito poi con le stesse persone, in un legame consolidato in poche ore, a Castel del Monte, intorno alla memoria di quel grande Imperatore che aveva improntato il suo governo al rispetto e alla armoniosa convivenza di popoli, etnie, religioni diverse.
E conclusasi, sempre per caso o ancora forse per destino, con un abbraccio di amicizia con Mustapha, un musulmano che da anni vive ad Andria.
Nella speranza varrebbe comunque la pena riformulare le parole di Primo Levi: "Ditemi voi se questo è un bambino ", che deve subire orrore sulla propria innocenza, strappato dalla sua casa, dalla scuola, dai suoi giochi, dalle braccia dei suoi genitori, gettato in pochi attimi verso il terrore, la paura, il dolore.
Dovremmo ripeterci ogni giorno, prima di pronunciare giudizi, prima di decidere di rimanere inermi invece di chiedere in maniera compatta la pace, in una guerra terroristica innescata in un momento in cui erano in corso trattative e importanti per risolvere questo conflitto senza fine; e per il quale, va sempre ricordato, ci sono le tragedie di due popoli, che durano da millenni, e che sicuramente, neanche con queste stragi dal sapore delle mattanze potranno mai trovare risoluzione.
Tutto ciò alla conclusione di una visita di una coppia di medici provenienti da Roma, lei di origine venezuelana , lui ebreo nato in Israele. L'innesco per l'indimenticabile incontro è stato il candelabro della Hannukah, che per il numero dei bracci ha suscitato la curiosità di molti e che per raccontare il quale il giovane medico è intervenuto personalmente, rivelando la sua appartenenza al popolo ebraico e narrando di quell'olio puro che, sopravvissuto alla distruzione del tempio di Gerusalemme, fu capace di resistere acceso per otto giorni restando il simbolo di una speranza che non si spegne mai, "quella che gli ebrei da 6000 anni non perdono".
Un racconto accompagnato da una luce negli occhi dal sapore di fiducia nell'Amore, come se in quei momenti si sentisse ripetere da Anna Frank "nonostante tutto credo ancora nell'intima bontà dell'uomo"; ma che non ho potuto esimere chi era lì dal chiedere che senso potesse avere la parola "speranza" in un momento atroce come questo, in queste settimane di assedio che stanno ridando corpo agli spettri più orripilanti del secolo scorso e delle carneficine più spietate, quelle nei confronti dei bambini, in un orrore disumano che non sta conoscendo limiti.
Di fronte a quelle parole e a quello sguardo il tempo per tutti si è fermato e ci si è seduti attorno al giovane dottore - nei giorni scorsi a Bari per un congresso pedriatico su nuove frontiere altamente tecnologiche destinate alle cure per i bambini - che non aveva voluto perdere l'occasione di visitare e attraversare La Giudecca di Trani, " Città che veramente è stata simbolo di accoglienza al mio popolo", con le impronte e la memoria della comunità ebraica che qui ha abitato per due secoli e mezzo.
Il dottor David Korn ha spiegato che da tutto il mondo gli ebrei stanno tornando in Israele per dare sostegno e aiuto in una situazione in cui sembrava davvero impossibile che le vittime prescelte, quasi premeditate in un diabolico attacco, fossero proprio i bambini, una carneficina di orrore visibile in filmati "che noi medici abbiamo visto ma voi non vedrete, che non si potrebbero neanche immaginare per la crudeltà di cui sono intrisi "; e che lui stesso, vista anche l'esperienza di esercizio della sua professione in altri paesi poveri del mondo afflitti da miseria e guerra , ha inviato il curriculum per mettersi a disposizione visto che tanto c'è e ci sarà da fare.
Da un istante all'altro nella piccola Sinagoga una comunione di desiderio di pace, di amore, un senso di fratellanza anche tra appartenenti a fedi diverse, è sembrato come non mai palpabile, tangibile , una unione fatta di brividi a fior di pelle, lacrime, commozione, abbracci, sorrisi, speranza.
Sì, la speranza, quella fiammella che non si spegne in un momento in cui siamo circondati da facili demagogie degradanti in tifoserie da derby che non fanno altro, magari anche fraintese, che amplificare l'odio, serpeggiante forse da sempre in maniera soffusa, sottile, sottotraccia, come il fuoco che arde sotto la cenere.
Pensare anche solo di sfuggita, nella nostra quotidianità, che in questo momento migliaia di bambini stanno subendo torture, feròcie, barbarie, dovrebbe far fermare il mondo: "le stelle non servono più, spegnetele una una , smontate il sole imballate la luna, strappate le selve e prosciugate il mare". Dovrebbe funzionare così per tutti, come nei versi di questa poesia inglese, ma il mondo gira come niente fosse.
"Le parole, i sorrisi dei tuoi numerosi ospiti, un balsamo sulle ferite profonde, l'unica vera medicina contro l'odio e l'indifferenza": queste le parole dedicate da David e Marianna a questo incontro speciale, proseguito poi con le stesse persone, in un legame consolidato in poche ore, a Castel del Monte, intorno alla memoria di quel grande Imperatore che aveva improntato il suo governo al rispetto e alla armoniosa convivenza di popoli, etnie, religioni diverse.
E conclusasi, sempre per caso o ancora forse per destino, con un abbraccio di amicizia con Mustapha, un musulmano che da anni vive ad Andria.
Nella speranza varrebbe comunque la pena riformulare le parole di Primo Levi: "Ditemi voi se questo è un bambino ", che deve subire orrore sulla propria innocenza, strappato dalla sua casa, dalla scuola, dai suoi giochi, dalle braccia dei suoi genitori, gettato in pochi attimi verso il terrore, la paura, il dolore.
Dovremmo ripeterci ogni giorno, prima di pronunciare giudizi, prima di decidere di rimanere inermi invece di chiedere in maniera compatta la pace, in una guerra terroristica innescata in un momento in cui erano in corso trattative e importanti per risolvere questo conflitto senza fine; e per il quale, va sempre ricordato, ci sono le tragedie di due popoli, che durano da millenni, e che sicuramente, neanche con queste stragi dal sapore delle mattanze potranno mai trovare risoluzione.