Politica
Secondo consiglio comunale, dove c'è PD (non) c'è speranza
Seduta fiacca, ci pensano i Democratici a rendere torbide le acque
Trani - venerdì 28 agosto 2015
10.01
Se fosse un libro, si chiamerebbe "Quer pasticciaccio brutto del Partito Democratico": il gruppo consiliare di maggioranza relativa fa di tutto affinché dalla seconda seduta del consiglio comunale tranese, sotto amministrazione Bottaro, si esca con un giallo e un giudizio sospeso, proprio come nel romanzo di Gadda. Il grosso interrogativo intorno a cui ruota l'analisi dell'assise di ieri riguarda il comportamento anomalo del PD, che non ha saputo fare sintesi intorno al nome del capogruppo. C'è voluto l'intervento di Bottaro, a pochi minuti dall'appello, così come nella nomina last minute della Ciliento. Ecco spiegato l'arrivo alla spicciolata di molti consiglieri, che ancora non hanno chiaro il concetto di puntualità: per la seconda volta, alle 9.30, i presenti si contano sulle dita di due mani o poco più.
In un Palazzo Palmieri rinfrescato dall'aria condizionata ma ancora non "benedetto" dal funzionamento del wi-fi, va in scena il teatrino di una maggioranza che, nonostante i buoni numeri a disposizione, fa di tutto per sfigurare, rispondendo in malo modo alle provocazioni dell'opposizione e, soprattutto, facendo mancare il numero legale e dimostrando poco interesse al momento della votazione del popolare parere sulle trivellazioni. Nessun pensiero alle pari opportunità in sede di conferenza dei capigruppo, l'unica donna è Antonella Papagni (M5S), e rinnovamento, questa volta, non tirato in ballo: il valido De Laurentis era pur sempre il capogruppo nell'ultima consiliatura e un ricambio non è stato auspicato, prima ancora che praticato.
Linee programmatiche di governo a parte, su cui, grazie alle abilità oratorie di ognuno, si parla della qualsiasi, si attende al varco, così come specificato dalla minoranza, la trasformazione dei buoni propositi in azioni concrete. In tutto questo parlare, Trani continua a perdere e non sfruttare preziosi finanziamenti, milioni di euro utili a rinnovare la città, operazione altrimenti impossibile vista la siccità di moneta delle casse comunali. Riprendendo la colta citazione dantesca di Tomasicchio, ci si augura, insomma, che l'attitudine di questo governo non sia una "lunga promessa con l'attender corto", anche perché la pazienza dei tranesi è già stata ampiamente fiaccata.
In un Palazzo Palmieri rinfrescato dall'aria condizionata ma ancora non "benedetto" dal funzionamento del wi-fi, va in scena il teatrino di una maggioranza che, nonostante i buoni numeri a disposizione, fa di tutto per sfigurare, rispondendo in malo modo alle provocazioni dell'opposizione e, soprattutto, facendo mancare il numero legale e dimostrando poco interesse al momento della votazione del popolare parere sulle trivellazioni. Nessun pensiero alle pari opportunità in sede di conferenza dei capigruppo, l'unica donna è Antonella Papagni (M5S), e rinnovamento, questa volta, non tirato in ballo: il valido De Laurentis era pur sempre il capogruppo nell'ultima consiliatura e un ricambio non è stato auspicato, prima ancora che praticato.
Linee programmatiche di governo a parte, su cui, grazie alle abilità oratorie di ognuno, si parla della qualsiasi, si attende al varco, così come specificato dalla minoranza, la trasformazione dei buoni propositi in azioni concrete. In tutto questo parlare, Trani continua a perdere e non sfruttare preziosi finanziamenti, milioni di euro utili a rinnovare la città, operazione altrimenti impossibile vista la siccità di moneta delle casse comunali. Riprendendo la colta citazione dantesca di Tomasicchio, ci si augura, insomma, che l'attitudine di questo governo non sia una "lunga promessa con l'attender corto", anche perché la pazienza dei tranesi è già stata ampiamente fiaccata.