Territorio
«Senza Province meno democrazia»
Il Consiglio della Bat approva un documento all'unanimità. Francesco Ventola: «Aboliamo le Regioni»
BAT - martedì 31 gennaio 2012
10.49
«No ad un’Italia senza Province perché ci sarebbero meno garanzie democratiche, verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole, diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura e le Istituzioni si allontanerebbero dai cittadini». E’ la posizione ferma e decisa assunta dal Consiglio provinciale di Barletta Andria Trani, riunitosi stamani in seduta aperta e straordinaria, aderendo alla giornata di mobilitazione proposta dall’Unione delle Province d’Italia per ribadire il netto dissenso ad un’Italia senza le Province e per far comprendere alla comunità il valore demagogico e propagandistico della campagna contro le stesse.
Nel corso dell’assemblea, inaugurata dall’inno nazionale, dal minuto di raccoglimento in ricordo del presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e dalla proiezione di un video sulla storia delle Province fornito dalla direzione nazionale dell’Upi, l’assise ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno. Attraverso il provvedimento, il Consiglio provinciale chiede ai parlamentari del territorio di farsi promotori di iniziative volte a garantire l’esistenza delle Province intese come strumento di partecipazione democratica dei cittadini nel governo del territorio, alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l’abolizione o lo svuotamento delle Province, per tutelare le persone che ci lavorano, ed alle forze economico-sociale di mobilitarsi per ristabilire un punto di riferimento istituzionale certo nel territorio, per garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo locale. Inoltre si chiede ai cittadini tutti, agli uomini di cultura, alle associazioni ed ai gruppi di volontariato di manifestare il loro amore per il territorio, opponendosi all’abolizione o allo svuotamento delle Province, o alla loro trasformazione in enti nominati dai partiti e non eletti direttamente dal popolo.
Francesco Ventola ha spiegato in aula il senso della manifestazione: «Oggi è una giornata storica che vede uniti ben 107 Consigli provinciali per affrontare un tema piombatoci addosso nelle ultime settimane. Questa iniziativa non deve passare per un’autodifesa delle nostre posizioni ma per la difesa delle nostre istituzioni e della nostra storia. Le Province sono enti amministrati da soggetti democraticamente eletti dal popolo, a dispetto di tutta una serie di organismi intermedi gestiti da nominati, e non eletti, cui sono riconosciute indennità molto superiori alle nostre. Un consigliere provinciale, eletto dai cittadini, percepisce un gettone di presenza di circa 35 euro mentre sarebbe curioso conoscere a quanto ammontino le indennità dei consiglieri di amministrazione di tutti gli organismi intermedi, le società partecipate, molto spesso inutili e costosi, le cui competenze potrebbero tranquillamente essere trasferite a Comuni o Province. In questo contesto economico delicatissimo, in cui è fortemente alimentato nei cittadini un sentimento di antipolitica, parlare di abolizione delle Province è quanto di più semplice si possa fare. Ma è altrettanto vero che, proprio in virtù di questo accentuato senso di antipolitica, gli stessi cittadini sarebbero altrettanto favorevoli alla riduzione dei Parlamentari, dei Consiglieri regionali o comunali. Forse in pochi sanno a quanto ammonti realmente il costo delle Province: uno studio effettuato dalla prestigiosa università Bocconi di Milano, che ha avuto come suo rettore proprio l’attuale presidente del Consiglio Mario Monti, dimostra come il costo delle Province sia praticamente irrisorio, mentre esorbitante sarebbe quello di smantellamento delle stesse o di trasferimento delle competenze a Comuni o Regioni. Siamo l’unico Paese che vanta due istituzioni con poteri legiferatori, il Parlamento e le Regioni, molto spesso in contrasto tra loro. Perché ad esempio non abolire le Regioni anziché pensare di eliminare le Province che, come la memoria storica ci racconta, rappresentano le fondamenta della nostra nazione?».
In difesa dell'Ente, anche il presidente del Consiglio, Luigi Risserbato: «Nei confronti della nostra comunità locale, il dibattito sull’abolizione delle Province assume un po’ i caratteri della beffa, in quanto l’istituzione della Provincia di Barletta Andria Trani ha visto decenni di lotta politica che stanno per essere cancellati da un legislatore distratto. Ciò posto, il dibattito in essere sul mantenimento o meno delle Province riguarda due modi profondamente diversi di concepire la politica, il rapporto con i cittadini e, quindi, l’ordinamento istituzionale. L’abolizione delle Province comporterebbe una chiarissima ed irrevocabile negazione del valore delle comunità locali, ridisegnando l’articolazione dell’amministrazione pubblica sulla base di mere valutazioni di ingegneria burocratica. In altre parole, la gestione dei servizi verrebbe stabilita senza alcuna correlazione diretta con le comunità locali, cancellandone la storia e l’identità. Invero, se da un lato, ogni Comune rappresenta una comunità di persona unita da un’esperienza tra generazioni e dalla condivisione di valori e di specificità culturali, sociali ed economiche che costituiscono una risorsa unica, imperdibile ed irrinunciabile, dall’altro, le vicende storiche di queste comunità portano le stesse ad intrecciarsi tra loro dando vita ad una comunità più ampia, quella provinciale. Le storie delle Comunità provinciali concorrono a definire le identità delle comunità regionali e, queste ultime, a loro volta contribuiscono a definire, riempiendola di contenuti, l’identità della nostra nazione, fondata sul valore delle diversità. Le economie di scala e l’ottimizzazione delle funzioni si possono davvero ottenere in modo più razionale e credibile non sopprimendo le Province, bensì riconoscendo il ruolo che a loro spetta in base alla Costituzione, portando finalmente a compimento il processo già in atto di trasferimento di competenze e funzioni. Un processo che nella nostra comunità locale è iniziato nel 2004, e che ha consentito negli ultimi anni di fornire risposte concrete ed importanti nella formazione e nel lavoro, in materia di viabilità, di edilizia scolastica, di sistema di offerta culturale e turistica, nella programmazione che attraverso un piano territoriale di coordinamento provinciale di nuova generazione è in grado di inglobare e legare organicamente le varie pianificazioni di settore, comprendenti il governo del territorio, dell’ambiente, delle risorse idriche ed energetiche, della gestione dei rifiuti, la pianificazione e la gestione del sistema dei trasporti e della mobilità, a completamento e consolidamento delle storiche competenze provinciali sulle reti territoriali della viabilità. Dunque, non esiste aprioristicamente una necessità di sopprimere le Province ma piuttosto un problema istituzionale di governo delle materie di area vasta, che non può non essere identificato, sul piano strategico, nella dimensione provinciale».
Nel corso dell’assemblea, inaugurata dall’inno nazionale, dal minuto di raccoglimento in ricordo del presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e dalla proiezione di un video sulla storia delle Province fornito dalla direzione nazionale dell’Upi, l’assise ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno. Attraverso il provvedimento, il Consiglio provinciale chiede ai parlamentari del territorio di farsi promotori di iniziative volte a garantire l’esistenza delle Province intese come strumento di partecipazione democratica dei cittadini nel governo del territorio, alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l’abolizione o lo svuotamento delle Province, per tutelare le persone che ci lavorano, ed alle forze economico-sociale di mobilitarsi per ristabilire un punto di riferimento istituzionale certo nel territorio, per garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo locale. Inoltre si chiede ai cittadini tutti, agli uomini di cultura, alle associazioni ed ai gruppi di volontariato di manifestare il loro amore per il territorio, opponendosi all’abolizione o allo svuotamento delle Province, o alla loro trasformazione in enti nominati dai partiti e non eletti direttamente dal popolo.
Francesco Ventola ha spiegato in aula il senso della manifestazione: «Oggi è una giornata storica che vede uniti ben 107 Consigli provinciali per affrontare un tema piombatoci addosso nelle ultime settimane. Questa iniziativa non deve passare per un’autodifesa delle nostre posizioni ma per la difesa delle nostre istituzioni e della nostra storia. Le Province sono enti amministrati da soggetti democraticamente eletti dal popolo, a dispetto di tutta una serie di organismi intermedi gestiti da nominati, e non eletti, cui sono riconosciute indennità molto superiori alle nostre. Un consigliere provinciale, eletto dai cittadini, percepisce un gettone di presenza di circa 35 euro mentre sarebbe curioso conoscere a quanto ammontino le indennità dei consiglieri di amministrazione di tutti gli organismi intermedi, le società partecipate, molto spesso inutili e costosi, le cui competenze potrebbero tranquillamente essere trasferite a Comuni o Province. In questo contesto economico delicatissimo, in cui è fortemente alimentato nei cittadini un sentimento di antipolitica, parlare di abolizione delle Province è quanto di più semplice si possa fare. Ma è altrettanto vero che, proprio in virtù di questo accentuato senso di antipolitica, gli stessi cittadini sarebbero altrettanto favorevoli alla riduzione dei Parlamentari, dei Consiglieri regionali o comunali. Forse in pochi sanno a quanto ammonti realmente il costo delle Province: uno studio effettuato dalla prestigiosa università Bocconi di Milano, che ha avuto come suo rettore proprio l’attuale presidente del Consiglio Mario Monti, dimostra come il costo delle Province sia praticamente irrisorio, mentre esorbitante sarebbe quello di smantellamento delle stesse o di trasferimento delle competenze a Comuni o Regioni. Siamo l’unico Paese che vanta due istituzioni con poteri legiferatori, il Parlamento e le Regioni, molto spesso in contrasto tra loro. Perché ad esempio non abolire le Regioni anziché pensare di eliminare le Province che, come la memoria storica ci racconta, rappresentano le fondamenta della nostra nazione?».
In difesa dell'Ente, anche il presidente del Consiglio, Luigi Risserbato: «Nei confronti della nostra comunità locale, il dibattito sull’abolizione delle Province assume un po’ i caratteri della beffa, in quanto l’istituzione della Provincia di Barletta Andria Trani ha visto decenni di lotta politica che stanno per essere cancellati da un legislatore distratto. Ciò posto, il dibattito in essere sul mantenimento o meno delle Province riguarda due modi profondamente diversi di concepire la politica, il rapporto con i cittadini e, quindi, l’ordinamento istituzionale. L’abolizione delle Province comporterebbe una chiarissima ed irrevocabile negazione del valore delle comunità locali, ridisegnando l’articolazione dell’amministrazione pubblica sulla base di mere valutazioni di ingegneria burocratica. In altre parole, la gestione dei servizi verrebbe stabilita senza alcuna correlazione diretta con le comunità locali, cancellandone la storia e l’identità. Invero, se da un lato, ogni Comune rappresenta una comunità di persona unita da un’esperienza tra generazioni e dalla condivisione di valori e di specificità culturali, sociali ed economiche che costituiscono una risorsa unica, imperdibile ed irrinunciabile, dall’altro, le vicende storiche di queste comunità portano le stesse ad intrecciarsi tra loro dando vita ad una comunità più ampia, quella provinciale. Le storie delle Comunità provinciali concorrono a definire le identità delle comunità regionali e, queste ultime, a loro volta contribuiscono a definire, riempiendola di contenuti, l’identità della nostra nazione, fondata sul valore delle diversità. Le economie di scala e l’ottimizzazione delle funzioni si possono davvero ottenere in modo più razionale e credibile non sopprimendo le Province, bensì riconoscendo il ruolo che a loro spetta in base alla Costituzione, portando finalmente a compimento il processo già in atto di trasferimento di competenze e funzioni. Un processo che nella nostra comunità locale è iniziato nel 2004, e che ha consentito negli ultimi anni di fornire risposte concrete ed importanti nella formazione e nel lavoro, in materia di viabilità, di edilizia scolastica, di sistema di offerta culturale e turistica, nella programmazione che attraverso un piano territoriale di coordinamento provinciale di nuova generazione è in grado di inglobare e legare organicamente le varie pianificazioni di settore, comprendenti il governo del territorio, dell’ambiente, delle risorse idriche ed energetiche, della gestione dei rifiuti, la pianificazione e la gestione del sistema dei trasporti e della mobilità, a completamento e consolidamento delle storiche competenze provinciali sulle reti territoriali della viabilità. Dunque, non esiste aprioristicamente una necessità di sopprimere le Province ma piuttosto un problema istituzionale di governo delle materie di area vasta, che non può non essere identificato, sul piano strategico, nella dimensione provinciale».