Cronaca
Serviva datteri ai propri clienti: denunciato un ristoratore di Trani
Nuovo sequestro della Guardia Costiera
Trani - sabato 17 ottobre 2009
Nuovo sequestro di datteri a Trani: nell'ambito di controlli dell'ufficio Marittimo Locale predisposti dalla Guardia Costiera, un ristoratore di Trani è finito nei guai perchè si preparava a servire ai suoi clienti quasi un chilo e mezzo di datteri.
Il prodotto ittico è stato sottoposto a sequestro penale ed il Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani dr. Ettore Cardinali ne ha autorizzato la distruzione mediante schiacciamento e rigetto in mare. Il ristoratore è stato denunciato.
Il sequestro odierno segue quello di settembre scorso, quando furono recuperati 20kg di datteri sul molo San Nicola.
«Forse non tutti sanno - spiega l'associazione ambientalista Marevivo - che per un piatto di spaghetti conditi con il prelibato "frutto" viene distrutto più di un metro quadrato di fondale. Il dattero si annida, infatti, all'interno di piccoli cunicoli che scava nelle rocce calcaree, per prelevarlo è necessario, dunque, distruggere tali rocce. A vietarne la pesca una legge del 1988, voluta fermamente da Marevivo, che, nonostante un Decreto Ministeriale del 1998 e la stesura del Regolamento UE del Mediterraneo (8/02/07), è purtroppo ancora largamente ignorata. Prosegue fortemente, dunque, da parte dell'Associazione la richiesta alle autorità preposte di contrastare con durezza questo vero e proprio scempio delle coste».
Il prodotto ittico è stato sottoposto a sequestro penale ed il Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani dr. Ettore Cardinali ne ha autorizzato la distruzione mediante schiacciamento e rigetto in mare. Il ristoratore è stato denunciato.
Il sequestro odierno segue quello di settembre scorso, quando furono recuperati 20kg di datteri sul molo San Nicola.
«Forse non tutti sanno - spiega l'associazione ambientalista Marevivo - che per un piatto di spaghetti conditi con il prelibato "frutto" viene distrutto più di un metro quadrato di fondale. Il dattero si annida, infatti, all'interno di piccoli cunicoli che scava nelle rocce calcaree, per prelevarlo è necessario, dunque, distruggere tali rocce. A vietarne la pesca una legge del 1988, voluta fermamente da Marevivo, che, nonostante un Decreto Ministeriale del 1998 e la stesura del Regolamento UE del Mediterraneo (8/02/07), è purtroppo ancora largamente ignorata. Prosegue fortemente, dunque, da parte dell'Associazione la richiesta alle autorità preposte di contrastare con durezza questo vero e proprio scempio delle coste».