Vita di città
Sogno di una sera di Ferragosto, a Trani: quando si ritagliavano le bandierine
Ricordi, nostalgia, semplicità. E una bellissima poesia di Antonella Lagioia
Trani - giovedì 15 agosto 2024
19.12
Sono cariche di poetica nostalgia queste bandierine intagliate, una dolce "saudade" sembra avvolgere in sottofondo con gli occhi della mente questa fotografia.
A Trani, in prossimità del Ferragosto, si tagliavano, si intagliavano e si incollavano con la colla di farina e si appendevano i fili legandole su, ai balconi per la Festa dell'Assunta, perché il loro rumore nel vento ricordava le ali degli angeli che portavano la Vergine Assunta in cielo.
Un tempo a Trani si facevano nelle strade, inerpicandosi sulle sedie e sulle scalette sospendendo interi filari di bandierine che disegnavano il cielo; si appendevano ai balconi, da uno all'altro, e in ogni strada c'era un'altarino con la Madonna Assunta, cui per la settimana precedente si dedicava ogni sera il santo rosario.
I bambini erano felici di questa grande famiglia che diventava il centro storico e alla sera della vigilia si stava tutti insieme, spesso con le orchestrine, mangiando la focaccia, le lumachine, condite alla pizzaiola oppure con la mentuccia e l'aglio; e poi l'anguria, fresca, rossa dolcissima.
Dapprima, come raccontava Benedetto Ronchi, le bandierine si facevano con la carta a basso contenuto di cellulosa, la carta paglia, oppure con la carta per avvolgere i prodotti alimentari, quella rosa per le macellerie, grigia per il pesce.
Questo uso col tempo è andato scomparendo, ed è stato sostituito dapprima dalla carta da pacco, che un tempo era di tanti colori e serviva proprio per spedire i pacchi per posta; aveva un peso simile a quello della carta per fare le fotocopie, così, intagliandola, appesa ai fili, al primo refolo di vento faceva un rumore gradevole, come un piccolo scalpitare del vento.
Di poi, quando quel genere di carte è scomparso, oltretutto è diventato di un unico e solo Marrone, è arrivata la carta velina, quella che non dura tantissimo, che si strappa subito e perde colore con la prima pioggia, ma aveva la bellezza di essere di infiniti colori e anche un po' di suspance nella speranza che la pioggia non arrivasse a rovinare quell' addobbo meraviglioso.
Queste collane di bandierine avevano una tecnica consolidata: si metteva una sedia a un capo della strada e un'altra sedia a un altro capo sul marciapiede. C'erano degli adulti che tagliavano le veline e le intagliavano per permettere loro di non strapparsi con il vento e poi, per non sprecare niente, si prendeva la colla fatta di farina, efficace e sostenibile, quando questo termine non esisteva neanche. Con un mestolo, quando si cucinava la pasta, si teneva da parte l'acqua di cottura e si mescolava con mezzo cucchiaio di farina: si lavorava, si lavorava, si lavorava e quando diventava appiccicosa la colla era pronta, una colla dal profumo straordinario, profumo delle cose arrangiate, delle cose geniali, fatte per tenere impegnati i bambini cui si spiegava che il rumore delle bandierine portava direttamente al rumore degli angeli che portavano in cielo la Madonna.
Chi prepara oggi le bandierine, chi le intaglia, chi attende per una settimana con la preghiera, con l'allestimento della strada come fosse casa propria quasi come al tempo del Natale? Più nessuno, forse , o solo qualcuno, il Ferragosto oggi somiglia sempre di più a un'occasione senza identità, nè religiosa tanto meno sociale, una scusa per mangiare in un ristorante o per andare a ballare.
Pubblichiamo una bellissima poesia di Antonella Lagioia che vinse un premio per la capacità evocativa e l'amara riflessione di un Ferragosto sempre più di plastica.
Che ferragosto di plastica
adesso questo fondale nuovo privo di emozioni
nei palloni fatti a cuore sui
balconi,
pochi lampioni,spento.
E mi ricordo
le mattine di zio
Franco in canottiera, [carta da pacco
filo di spago e colla di
farina
raccomandando
"Amalgamare appena!" ]
elenco per riguardo la manfrina:
taglia intaglia sbaglia - scaglia - ritaglia
b a n d i e r i n e
fino a sera,
ridendo.
E la canzone di herbert pagani
quella
"facciamo cin cin con gli occhiali",
i nodi alle tovaglie sugli altari
dell'Assunta,
la " bizzoca" cantare la novena,
al balcone si apriva la trapunta,
scoppiava l'acquazzone, poi la cena,
lumini accesi sotto ai gelsomini
"memento" alla cagnetta che,
defunta...
Adesso il ferragosto imbandierato
e stinto su,ai poggioli,
trasmesso
implastichito,privo dei miei odori,
estinto in
poche lampadine. I bimbi
gualciti
nei naufragi alla "pleistescion"
gli adulti che, puntando sei fagioli
giocano a carte prima della cena
sfumandosi in un vago ferragosto.
(è "appena-appena-appena-appena" nera
negli
effetti perturbatori
l'aprirsi di uno spazio e d'un tempo lontani
periglioso sbarco marina all'amarena).
A Trani, in prossimità del Ferragosto, si tagliavano, si intagliavano e si incollavano con la colla di farina e si appendevano i fili legandole su, ai balconi per la Festa dell'Assunta, perché il loro rumore nel vento ricordava le ali degli angeli che portavano la Vergine Assunta in cielo.
Un tempo a Trani si facevano nelle strade, inerpicandosi sulle sedie e sulle scalette sospendendo interi filari di bandierine che disegnavano il cielo; si appendevano ai balconi, da uno all'altro, e in ogni strada c'era un'altarino con la Madonna Assunta, cui per la settimana precedente si dedicava ogni sera il santo rosario.
I bambini erano felici di questa grande famiglia che diventava il centro storico e alla sera della vigilia si stava tutti insieme, spesso con le orchestrine, mangiando la focaccia, le lumachine, condite alla pizzaiola oppure con la mentuccia e l'aglio; e poi l'anguria, fresca, rossa dolcissima.
Dapprima, come raccontava Benedetto Ronchi, le bandierine si facevano con la carta a basso contenuto di cellulosa, la carta paglia, oppure con la carta per avvolgere i prodotti alimentari, quella rosa per le macellerie, grigia per il pesce.
Questo uso col tempo è andato scomparendo, ed è stato sostituito dapprima dalla carta da pacco, che un tempo era di tanti colori e serviva proprio per spedire i pacchi per posta; aveva un peso simile a quello della carta per fare le fotocopie, così, intagliandola, appesa ai fili, al primo refolo di vento faceva un rumore gradevole, come un piccolo scalpitare del vento.
Di poi, quando quel genere di carte è scomparso, oltretutto è diventato di un unico e solo Marrone, è arrivata la carta velina, quella che non dura tantissimo, che si strappa subito e perde colore con la prima pioggia, ma aveva la bellezza di essere di infiniti colori e anche un po' di suspance nella speranza che la pioggia non arrivasse a rovinare quell' addobbo meraviglioso.
Queste collane di bandierine avevano una tecnica consolidata: si metteva una sedia a un capo della strada e un'altra sedia a un altro capo sul marciapiede. C'erano degli adulti che tagliavano le veline e le intagliavano per permettere loro di non strapparsi con il vento e poi, per non sprecare niente, si prendeva la colla fatta di farina, efficace e sostenibile, quando questo termine non esisteva neanche. Con un mestolo, quando si cucinava la pasta, si teneva da parte l'acqua di cottura e si mescolava con mezzo cucchiaio di farina: si lavorava, si lavorava, si lavorava e quando diventava appiccicosa la colla era pronta, una colla dal profumo straordinario, profumo delle cose arrangiate, delle cose geniali, fatte per tenere impegnati i bambini cui si spiegava che il rumore delle bandierine portava direttamente al rumore degli angeli che portavano in cielo la Madonna.
Chi prepara oggi le bandierine, chi le intaglia, chi attende per una settimana con la preghiera, con l'allestimento della strada come fosse casa propria quasi come al tempo del Natale? Più nessuno, forse , o solo qualcuno, il Ferragosto oggi somiglia sempre di più a un'occasione senza identità, nè religiosa tanto meno sociale, una scusa per mangiare in un ristorante o per andare a ballare.
Pubblichiamo una bellissima poesia di Antonella Lagioia che vinse un premio per la capacità evocativa e l'amara riflessione di un Ferragosto sempre più di plastica.
Che ferragosto di plastica
adesso questo fondale nuovo privo di emozioni
nei palloni fatti a cuore sui
balconi,
pochi lampioni,spento.
E mi ricordo
le mattine di zio
Franco in canottiera, [carta da pacco
filo di spago e colla di
farina
raccomandando
"Amalgamare appena!" ]
elenco per riguardo la manfrina:
taglia intaglia sbaglia - scaglia - ritaglia
b a n d i e r i n e
fino a sera,
ridendo.
E la canzone di herbert pagani
quella
"facciamo cin cin con gli occhiali",
i nodi alle tovaglie sugli altari
dell'Assunta,
la " bizzoca" cantare la novena,
al balcone si apriva la trapunta,
scoppiava l'acquazzone, poi la cena,
lumini accesi sotto ai gelsomini
"memento" alla cagnetta che,
defunta...
Adesso il ferragosto imbandierato
e stinto su,ai poggioli,
trasmesso
implastichito,privo dei miei odori,
estinto in
poche lampadine. I bimbi
gualciti
nei naufragi alla "pleistescion"
gli adulti che, puntando sei fagioli
giocano a carte prima della cena
sfumandosi in un vago ferragosto.
(è "appena-appena-appena-appena" nera
negli
effetti perturbatori
l'aprirsi di uno spazio e d'un tempo lontani
periglioso sbarco marina all'amarena).